Inter-Napoli, insulto razzista di Acerbi a Juan Jesus: ricostruzione e ...

18 Mar 2024
Acerbi

Nel secondo tempo di Inter-Napoli, Juan Jesus si è lamentato con l’arbitro per un insulto razzista che gli sarebbe stato rivolto da Acerbi. A fine gara il brasiliano ha spiegato l’episodio: "Dentro al campo ci sta dire di tutto, lui ha visto che è andato oltre e ha chiesto scusa". L'Assocalciatori: "Episodio da condannare, ma senza strumentalizzazioni".

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Cosa è successo

Al 59’ di Inter-Napoli, posticipo della 29^ giornata a San Siro, le immagini delle telecamere mostrano Juan Jesus richiamare l’attenzione dell’arbitro La Penna dopo un corpo a corpo con Acerbi. Indica al direttore di gara il difensore interista, parla senza coprirsi la bocca e dal labiale si scorge la frase "non mi sta bene, mi ha detto 'sei un negro'. Qui abbiamo una scritta", indicando la frase ‘Keep Racism Out’ sulla maglia (claim della campagna contro il razzismo promossa dalla Lega Serie A proprio in questa giornata). Dopo qualche secondo di conciliabolo, il gioco è ripreso con un calcio d’angolo senza provvedimenti da parte dell’arbitro.

Cosa ha detto Juan Jesus

Nel post partita il giocatore del Napoli ha smorzato i toni: "In campo ci sta dire di tutto, lui ha visto che è andato oltre e ha chiesto scusa – ha detto a Dazn -. E' un bravo ragazzo, ha chiesto scusa e quando l'arbitro fischia va tutto a posto. Spero non accada più, è un ragazzo intelligente". Poi nella notte un post sui social con questa frase: "Ho difeso la mia squadra e i miei diritti nel modo che ho ritenuto più giusto. Felice per il gol e per la reazione della squadra". Il tutto corredato da due piedi, uno nero e uno bianco

Cosa succede ora?

La Procura Federale dovrebbe aprire un'indagine acquisendo il  referto arbitrale e quelli degli ispettori di Lega e della Procura stessa, e ascoltando naturalmente i diretti interessati, a cominciare da Juan Jesus. Difficile l'uso delle immagini televisive dal momento che non c'è evidenza del presunto insulto razzista di Acerbi, e che non è prevista la "lettura del labiale" (di Juan Jesus con l'arbitro): al calciatore però verrebbe senz'altro chiesto delle dichiarazioni rilasciate a fine gara e a cosa si riferisse quando ha detto che Acerbi è "andato oltre".

Qualora giudicato colpevole, Acerbi avrebbe violato l'art.28 del Codice di Giustizia Sportiva, relativo ai comportamenti discriminatori: "Costituisce comportamento discriminatorio ogni condotta che, direttamente o indirettamente, comporta offesa, denigrazione o insulto per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine anche etnica, condizione personale o sociale ovvero configura propaganda ideologica vietata dalla legge o comunque inneggiante a comportamenti discriminator… Il calciatore che commette una violazione di cui al comma 1 è punito con la squalifica per almeno dieci giornate di gara o, nei casi più gravi, con una squalifica a tempo determinato".

E la Nazionale?

Acerbi è in viaggio per Roma dove da oggi inizia il raduno della Nazionale in vista dei prossimi impegni con Venezuela ed Ecuador. Da capire come gestiranno la vicenda il ct Spalletti (che parla oggi in conferenza alle 17.45) e la federazione.  

Assocalciatori: "Gesto da condannare, ma senza strumentalizzazioni"

Umberto Calcagno, presidente dell'Associazione Italiana Calciatori, ha commentato così ai microfoni di Radio Anch'io Sport su Rai Radio 1: "La lotta al razzismo deve essere condotta senza se e senza ma. Sono episodi da condannare. Si tratta di uno dei ragazzi (Acerbi, ndr) più sereni, più buoni e che più si spende per gli altri nel nostro mondo. Non voglio banalizzare l'accaduto, ma dobbiamo stare attenti a non strumentalizzare. Abbiamo maggiori responsabilità, ma dobbiamo ricordarci che i calciatori sono vittime e non certo da compagni di squadra o avversari. I calciatori sono coloro che subiscono di più questi insulti e di certo non dalla nostra categoria. Acerbi si dovrebbe scusare pubblicamente? Non credo, perché le parole di Juan Jesus sono indicative. Acerbi si è scusato subito e le scuse sono state accettate. Le cose che succedono dentro al campo non devono avere giustificazioni, ma il riconoscimento dell'errore è stato fatto da una persona che tutti riconosciamo essere un punto di riferimento nei comportamenti".

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