Niko Cutugno, chi è il figlio di Toto nato da una relazione ...

13 giorni ago

È cominciata con un sentito omaggio al compianto Toto Cutugno la puntata odierna di Domenica in di Mara Venier: ospite in studio il figlio Niko che, commosso, si è raccontato in un faccia a faccia con la conduttrice ripercorrendo la vita e la carriera del padre.

Toto Cutugno - Figure 1
Foto La Repubblica

A cominciare dalla scoperta che il Toto Cutugno che lui chiamava semplicemente papà altri non era che il Toto Cutugno icona della musica: “Per me era semplicemente il mio papà – le parole di Cutugno junior – lo vedevo spesso, però non avevo idea di chi fosse, che avesse una vita pubblica, che tutti lo conoscessero”.

Fino alla scoperta, a otto anni, della verità: “C'è questo episodio che io ricordo sempre con il sorriso, ero in macchina con lui e in radio c’era una sua canzone. Lui guidava, io ero a fianco, e c'era qualcosa che non mi tornava perché il timbro della voce era comunque molto riconoscibile, quindi sembrava un po’ strano perché lui mi aveva detto che faceva l'ingegnere. Era comunque un modo per tutelarmi e per proteggere un po’ anche la mia privacy, e probabilmente anche la sua. Poi in realtà l'ho scoperto perché a un certo punto è uscito questo articolo sui giornali e quindi me l'hanno dovuto dire e in particolare è stato il mio bisnonno a dirmelo. Venne da me e mi disse: ‘Nico, tuo padre è Toto Cutugno’, mi ha spiegato che era un cantante. In modo molto diretto, senza fare tanti giri. Perché mia mamma non mi disse nulla? L’ho sempre vista come una forma di tutela. Che poi questa relazione, il fatto che io sia nato, è comunque una cosa che è nata dall'amore. Quindi non c'è niente di sbagliato”.

L’uomo, oggi trentaquattrenne, ha poi svelato che tipo di papà è stato Toto: “È stato un papà presente, ho sempre sentito molto amore da parte sua – le sue parole – ma anche estremamente giovanile, era molto alla mano anche con i miei amici dovunque andassimo, era sempre molto scherzoso ma ci teneva al tempo stesso che io avessi diciamo quelle due o tre regole di rispetto, educazione. Quindi magari si, ricordo che, laddove a volte possa essere stato insomma inopportuno, si scaldava molto. Nel senso che diventava velocemente nervoso e quindi ti passava questa forma di severità in pillole, che però erano molto chiare”.

Toto Cutugno - Figure 2
Foto La Repubblica

Un rapporto non sempre facile, infatti, quello tra padre e figlio: “È sempre stato una persona primadonna, lo dico con affetto, quindi aveva anche questo misto di gelosia nei miei confronti, che lui stesso non riusciva a spiegarsi in qualche modo. Ricordo quest’episodio in cui ho suonato con lui a Tel Aviv nel 2016 e, a fine serata, mi disse che avevo stonato. Era estremamente perfezionista, un professionista totale nel campo della musica. Quindi non faceva sconti a nessuno, neanche a me. Anzi, probabilmente era un suo modo per evitare che le persone pensassero che io fossi lì per una forma di raccomandazione in qualche modo”.

Laureato alla Bocconi, Niko Cutugno ha intrapreso oggi una strada diversa rispetto a quella del padre. Sebbene la musica faccia parte del suo dna: “A un certo punto mi sono reso conto che avevo quest’esigenza di scrivere, mi sono reso conto che avevo qualcosa da dire e spesso le canzoni che ho scritto sono state un modo per parlare con lui e fargli arrivare magari dei messaggi indirettamente. Siamo arrivati a un punto in cui effettivamente lui è riuscito a dirmi che quello che scrivevo gli piaceva molto, e quindi è stata una bella soddisfazione perché non mi ha regalato mai niente”. “Nella mia crescita c'è stato un periodo in cui la sua personalità comunque l'ho subita – ha proseguito l’uomo – perché era effettivamente molto carismatico, molto presente diciamo. Però io ho sempre avuto un rapporto di dialogo con lui, nel senso che si poteva parlare, si dialogava e tutto ma trovo che il modo in cui lui capiva meglio era attraverso la musica. Avevo trovato la chiave. Si riascoltava da solo le mie canzoni e rielaborava magari dei messaggi. Essendo una persona anche molto timida, non riusciva magari inizialmente a lasciarsi andare”.

Toto Cutugno - Figure 3
Foto La Repubblica

Un rapporto che, però, si è consolidato nel tempo e rafforzato nell’ultimo periodo della vita del cantante: “La malattia? La prima volta che gli hanno trovato un tumore avevo diciott’anni. L’ha comunque vissuta a modo suo, nel senso che era come se lui quasi non avesse accettato questa cosa e quindi, invece di fare un decorso come tutti, non si è mai fermato e non si è preso del tempo per curarsi e per stare tranquillo. Mi ricordo che faceva la chemio durante la settimana e poi il weekend andava a fare i concerti, addirittura anche quando perse i capelli si era inventato questa cosa che era per partecipare a una fiction. È riuscito in qualche modo a combattere con grande coraggio, è stato un'enorme fonte di ispirazione vedere come proprio non si piegava a questa malattia. Ovviamente ci sono stati dei cambiamenti, perché è una cosa che è durata negli ultimi quindici anni della sua vita, quindi fatto di alti e bassi. Però diciamo che questa forza è la cosa che mi ha colpito di più. Cosa mi è rimasto dell’ultimo periodo? Noi abbiamo sempre avuto una differenza d'età importante, aveva ottant'anni papà io ne ho trentaquattro, quindi il pensiero di perderlo c'è l'ho sempre avuto. Era una cosa che mi metteva grande paura il pensiero del dopo, perché è sempre stata comunque una figura per me centrale. E quindi questo passaggio, questo messaggio se vogliamo chiamarlo così, non è stato tanto verbale ma è stato il fatto che comunque abbiamo condiviso letteralmente gli ultimi giorni della sua vita. Con grande tenerezza, con grande affetto. Spesso in silenzio, ed è stata proprio la presenza a curare un momento comunque drammatico come la fine di una vita”.

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