Achille Lauro: «Sono cresciuto fra i cattivi esempi, andavo a rubare ...

14 Dic 2023
Achille Lauro

di Barbara Visentin

Dal 14 dicembre su Prime Video il docufilm «Ragazzi madre - L’Iliade»: «Chiude un percorso di 10 anni, ora se ne apre uno nuovo»

«Sono una persona molto riservata, ma a 13 anni non decidi di andartene di casa». Achille Lauro commenta così lo scorcio di vita privata con cui inizia il suo docufilm «Ragazzi madre - L’Iliade» (disponibile da giovedì 14 su Prime Video). Nella prima parte del filmato, dopo una velocissima apparizione della madre (e, più avanti, un accenno al «rapporto mai avuto» con il padre) il cantautore 33enne ripercorre gli anni passati in «una comune» nella periferia romana insieme al fratello: «Ero circondato dai cattivi esempi, cinquantenni pluripregiudicati che per me erano qualcosa di simile a un padre».

In quel contesto, che definisce «marcio, razzista e omofobo», oltre che pericoloso, racconta di essere stato un teenager «incosciente e compiaciuto»: «Andavo a rubare al supermercato, tornavo con 5-600 euro di roba ed era la nostra festa - dice Lauro, descritto dal fratello come «un ragazzetto attaccabrighe» -. Avevo quattro cellulari senza batteria perché ero un delinquente».

Da lì, mossi i primi passi nella musica con il rap, Lauro si è reso conto di avere davanti a sé un bivio: «Ho capito che non volevo diventare come le persone che mi avevano cresciuto e mi sono costruito il successo. Ho guardato la musica dal punto di vista imprenditoriale».

Attraverso la sua voce e quella delle persone a lui più vicine (da Boss Doms, musicista e producer, sua «spalla» artistica, allo stylist Nick Cerioni), il documentario passa allora a raccontare il percorso artistico che l’ha portato fino all’exploit di Sanremo, entrando minuziosamente nel pensiero che ha accompagnato le sue ormai iconiche performance all’Ariston da «Rolls Royce» a «Me ne frego».

Il film (auto)celebra 10 anni di carriera «chiudendo un cerchio e aprendone un altro», ha spiegato Lauro, annunciando che sta per trascorrere sei mesi negli Stati Uniti, a Los Angeles (e confermando che quindi nel 2024 non sarà a Sanremo in alcuna forma) dove si dedicherà a vivere, fare musica e portare avanti «tante connections».

Ma Lauro si mostra anche insieme ai ragazzi giovani, ospite di scuole e di comunità, impegnato in attività benefiche e consapevole che la sua storia può essere d’ispirazione a chi, come lui, viene da un trascorso complicato. «Nelle scuole ho visto che i ragazzi non conoscono le loro passioni», ha detto.

E in riferimento ai trapper e rapper ultimamente al centro delle cronache, insiste che bisogna guardare al contesto da cui arrivano: «Credo sia l’ambiente che fa i ragazzi e dunque le canzoni sono una conseguenza dell’ambiente. La musica a volte è influenzata dalle mode, ma è soprattutto una fotografia della realtà in cui viviamo - commenta -. Dovremmo ripensare all’ambiente dove crescono i ragazzi, per molti di loro la musica è un passaporto per cambiare vita. Cercano riscatto sociale dopo essere stati esclusi. A Milano vedo grande disparità sociale, la bolla della Fashion Week e poi quartieri desolati. Questo fa sentire i ragazzi soli e dovremmo ripartire da lì».


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13 dicembre 2023 (modifica il 13 dicembre 2023 | 18:14)

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