Rosita Celentano: «Io, lasciata in modo meschino: la vita da single è ...
di Maria Volpe
La primogenita del Molleggiato: «La singletudine è uno stato strepitoso, sia fisico che mentale. Mio padre Adriano e mia madre Claudia? Da loro ho imparato tanto»
Rosita Celentano, classe 1965, attrice, conduttrice, scrittrice e attivista per i diritti degli animali: donna forte, consapevole, libera. Che ha molto da dire sui rapporti di coppia, lei che li ha vissuti, li ha “superati” e ora vive single e felice.
Rosita, sempre più spesso assistiamo a questo nuovo approccio dei giovani: la coppia non è un obiettivo. Le relazioni affettive si possono declinare in tanti modi diversi. Che ne pensa?
«Sì, le relazioni affettive si possono declinare in mille modi ma c’è solo un modo di Amare; e cioè prendersi cura dell’altro, con ogni mezzo e modo. Darsi. Volere il bene dell’altro prima del proprio. Quello che dice la meravigliosa canzone di Battiato La cura . Quello che vedo oggi invece sono mezzucci ipocriti per dar sempre la colpa a qualcun altro del nostro vivere egoistico e il non volersi prendere mezza responsabilità delle nostre scelte, dei nostri errori...Viviamo relazioni “usa e getta” come i fazzolettini, esattamente in linea con il consumismo. Una cosa si rompe (viene già programmata per rompersi!) e non ci sono, o non si vogliono trovare, i pezzi di ricambio».
Questi nuovi modi di vivere i sentimenti cosa le fanno pensare? Trova che nei giovani ci sia una evoluzione positiva o è una nuova dinamica del tutto negativa?
«Decisamente negativa. Per quanto riguarda i giovani vedo una netta separazione fra quelli meravigliosi, lucidi, etici, semplici e resilienti (pochi), e una massa di imbecilli che rincorrono “performance” nel look, negli slogan, senza un progetto, annoiati e presto depressi e inadeguati ad essere adulti. Non esiste spirito di sacrificio in questa parte di giovani; tutto e subito. Non usano la mente per pensare, conoscono invece molto bene il chirurgo plastico. Siamo circondati da influencer straccivendoli. Mentre la parola stessa “influenzare” sarebbe da prendere seriamente e non per pochi spiccioli e promuovere spazzatura. Sarebbe nobile ed etico “influenzare” per un bene profondo e collettivo. Comunque va bene così, ogni epoca ha ciò che si merita».
Nella sua esperienza personale, la vita di coppia che importanza ha avuto? Se lei dovesse fare un bilancio pensa che le relazioni sentimentali l’abbiano arricchita o che l’abbiano limitata?
«Arricchita. L’essere umano è un Animale sociale, è nel confronto e nelle differenze che ci evolviamo. L’omologazione è una tomba».
Perché non si è mai sposata? Non è mai stato un obiettivo o non è capitato?
«È stato un obiettivo talmente serio che sapevo di non doverlo prendere alla leggera. Credo sempre nelle promesse e da buona cristiana, promettere nella casa di Gesù con leggerezza, non mi avrebbe fatto sentire a posto con la mia coscienza. Poi crescendo mi era sempre più chiaro che il mio percorso sarebbe tranquillamente stato quello di una donna indipendente che fa da megafono per i più indifesi e torturati come gli Animali (o i bambini, gli anziani, i poveri...)».
Dal suo osservatorio come descriverebbe le nuove generazioni?
«Smarrite. Non sanno vivere il sesso nel modo nobile del termine. Proprio non hanno idea di cosa sia un rapporto sessuale nel senso più naturale. Sono “prestazioni”. Oppure nella peggiore delle ipotesi merce di scambio. E la prestazione per me è lontana dal “sentire”, è assai lontana dall’Empatia. Difficile essere empatici attraverso uno schermo (cellulari, computer, etc.) poi ci credo che hanno ansia da prestazione una volta che si trovano a tu per tu con un coetaneo».
Sembra che sia difficile per i giovani vivere un rapporto di coppia equilibrato: o vivono rapporti asfittici, con una gelosia morbosa, o rapporti totalmente sfilacciati . Perché secondo lei?
«Innanzitutto perché è mancata loro una guida in famiglia. Queste generazioni sono già figlie di coppie scoppiate, emotivamente parlando, o di coppie distratte. Non son stati insegnati i veri valori: rispetto, ruoli, cura, pazienza, dedizione, etica... E poi la società deplorevole in cui ci troviamo dà il colpo di grazia. Ma questo non dev’essere una scusante. Perché, anzi, è proprio lá, dove c’è più aridità o disagio, che si nasconde l’opportunità per diventare persone migliori. Altrimenti saremmo tutti giustificati a piangerci addosso. E io detesto il vittimismo! Siamo i soli responsabili di ciò che ci succede, sia di brutto che di bello. È solo nostro il merito o nostra la responsabilità. Sono sempre io a decidere come reagire di fronte a un dolore o a un problema, piccolo o grande che sia. “Più grande è la lotta, più glorioso sarà il trionfo.” Consiglio di guardare il cortometraggio Il circo della Farfalla , straordinario!».
La coppia per antonomasia - Adriano Celentano e Claudia Mori - cosa le ha insegnato?
«Tanto. Poi c’ho messo del mio. Comunque l’inizio educativo da parte loro è stato fondamentale. Mio padre era innanzitutto un esempio, oltre ai consigli. Mia madre, la classica mamma protettiva, cucinava cibo sano e mai preconfezionato e ha fatto in modo di farci vivere il più a lungo possibile un’infanzia spensierata; no tv e solo giochi costruttivi tipo il Lego, le bambole, registratori e una chitarra... È un privilegio tutelare l’innocenza dei figli che tutti si possono permettere; invece oggi purtroppo si mettono figli piccoli davanti a un tablet perché non chiedano attenzione. Cosa ci si potrà mai aspettare da quell’adulto non ascoltato quando era un bambino..?»
Che rapporto hai lei con la singletudine? È uno stato anche mentale che la fa stare bene?
«Uno stato strepitoso. Sia fisico che mentale. Mi fa sorridere che le persone che mi vivono sola, mi guardino con stupore e tenerezza... Non sono mai stata meglio. La solitudine è uno stato interiore, non relativo a quanta gente ci sta intorno. Ho provato immensa solitudine negli ultimi mesi di una mia storia, ed è stato straziante. Avere vicino qualcuno che non sa starti vicino per me è stato terribile. Ma è stata anche la cosa che mi ha permesso di capire più profondamente chi sono e quale fosse il sentiero della mia vita... così, l’ho ringraziato, due volte. Una per le belle cose che ci siamo regalati stando assieme, emozioni, cultura, idee, confronti anche accesi ma sempre rispettosi, e amore, ognuno col proprio bagaglio emotivo. E l’altro ringraziamento è stato il più incisivo, l’ho ringraziato per il modo meschino e superficiale in cui mi ha lasciato. Perché è stato proprio quello che ha permesso di conoscermi in profondità, di capire la forza che ho e di cui non ero a conoscenza. Se non avesse agito così, sarei ancora spaventata e insicura, invece adesso sono felice e cosciente di tale felicità».
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4 gennaio 2024 (modifica il 4 gennaio 2024 | 11:05)
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