Al Pacino scrive la sua autobiografia: in “Sonny Boy” l'amore ...
Cinema, amori, grandi incontri: nella sua vita ha sperimentato di tutto, ha avuto molto e ora continua a morderla sena rimpianti e guardando al futuro. A 84 anni Al Pacino pubblica ora la sua autobiografia, intitolata “Sonny Boy”, che uscirà per i tipi di Penguin Random House l’8 ottobre in Usa. Lui in poche parole dice: «La mia intera vita è stata un lancio verso la luna, e finora sono stato abbastanza fortunato».
Soltanto lo scorso anno, a 83 anni battendo molti record di colleghi, è diventato papà per la quarta volta, grazie alla compagna ventinovenne Noor Alfallah (in passato legata a Mick Jagger). L’ultimo nato, Roman, è il quartogenito dopo una coppia di gemelli ora ventitreenni Anton e Olivia, avuti dall'ex Beverly D'Angelo, e la primo genita oggi trentaquattrenne Julie, avuta dall'ex Jan Tarrant.
Ora, un tuffo nella letteratura, per rievocare successi, ma anche rimpianti, e soprattutto per raccontare l’amore e la passione, per le persone, oltre che per un mestiere tutto particolare. Il libro di memorie ripercorre l'infanzia dell'attore ottantatreenne a New York, la sua educazione con una madre «ferocemente affettuosa ma mentalmente malata», il suo gruppo di giovani amici nel South Bronx e il periodo trascorso alla mitica High School of Performing Arts di New York. Si parlerà poi del suo lavoro nell'avanguardia newyorkese negli anni '60 e '70, prima della sua grande fortuna cinematografica nei primi anni '70 con "Panico a Needle Park", "Il Padrino" e "Il Padrino - Parte II", "Serpico" e "Quel pomeriggio di un giorno da cani". «Ho scritto “Sonny Boy” per esprimere ciò che ho visto e vissuto nella mia vita - dichiara Al Pacino - È stata un'esperienza incredibilmente personale e rivelatrice riflettere su questo viaggio e su ciò che la recitazione mi ha permesso di fare e sui mondi che mi ha aperto».
Il testo era in lavorazione da anni. Si tratta di una raccolta di memorie «di un uomo che non ha più nulla da temere e nulla da nascondere - dice l'editore - Tutti i grandi ruoli, le collaborazioni essenziali e le relazioni importanti ricevono il loro pieno riconoscimento, così come il difficile matrimonio tra creatività e affari ai massimi livelli. Il filo conduttore del libro, tuttavia, è lo spirito dell'amore. L'amore può fallire e si può essere sconfitti nelle proprie ambizioni - le stesse luci che brillano possono anche affievolirsi. Ma Al Pacino ha avuto la fortuna di innamorarsi profondamente di un mestiere prima di avere la più pallida idea delle sue ricompense terrene, e non si è mai disamorato. Questo ha fatto la differenza».
E se il libro è terminato, gli impegni dell’attore non lo sono, sia professionali che da papà. E proprio l’altra sera Al Pacino era alla novantaseiesima edizione degli Oscar, dove ha consegnato l'ultimo e più prestigioso premio della cerimonia, quello per il miglior film, a "Oppenheimer".