L'idolo della Schlein, Alan Friedman, definì Melania Trump una ...

9 Ott 2024

9 Ott 2024 16:34 - di Luca Maurelli

Alan Friedman - Figure 1
Foto Il Secolo d'Italia

Escort: “Persona che, esercitando tale attività, è disponibile anche a prestazioni sessuali“. La definizione, da vocabolario, fu affibbiata dal giornalista Alan Friedman in un programma Rai, “Uno Mattina”, nel giorno della rielezione di Joe Biden, alla bellissima Melania Trump, la moglie di Donald, uscito sconfitto da quelle presidenziali. Pensava di essere spiritoso, quel giorno, il giornalista italo (quando è in America) e americano (quando è in Italia): qualcuno in studio rise (c’era anche l’ex direttore di Repubblica Maurizio Molinari), ma poche ore dopo scoppiò la giusta e inevitabile polemica. “Donald Trump se n’è andato in Florida con la sua escort, ah no, moglie, Melania…”, era la frase esatta, detta sogghignando con il volto rubicondo e l’accento alla Ollio.

Una scena triste, una frase maschilista, dalla quale prese le distanze la conduttrice, ma anche tutti i partiti politici, che insorsero – per una volta in modo bipartisan – contro Friedman, accusato di sessismo, maschilismo, volgarità per quel finto lapsus sulla moglie “dai facili costumi” dell’ex presidente americano. Un episodio che fu duramente stigmatizzato dal Pd, ma evidentemente sfuggito alla memoria della segretaria attuale del Dem, Elly Schlein, che da due giorni campeggia sui giornali per la telefonata di complimenti fatta a Friedman per le sue esibioni a “Ballando con le stelle”. C’è davvero da elogiare qualcuno che lo stesso partito aveva accusato di essere stato così trivio nei confronti di una donna, colpevole solo di essere bella e di aver sposato un uomo ricco?

Schlein non sa del  video del finto lapsus di Alan Friedman su Melania Trump definita escort?

Qualche giorno dopo, il giornalista parlò di battuta infelice e si scusò. “Surreale che Friedman non si sia scusato immediatamente per le gravi parole pronunciate, aspettando le polemiche per poi dare la sua versione”,  scrisse su Twitter la leader Fdi Giorgia Meloni, all’epoca all’opposizione, lamentandosi che “nessuna paladina del femminismo sia intervenuta”. Poco dopo era intervenuta Laura Boldrini, durissima “Il linguaggio eccessivo e offensivo, che colpisce soprattutto le donne, è un male di questo tempo che va combattuto”. Per il Movimento 5 stelle, aveva parlato la senatrice Alessandra Maiorino, capogruppo nella commissione d’inchiesta sul Femminicidio: “Come al solito per attaccare l’uomo potente di turno, si attacca con pesanti offese la donna al suo fianco. Ora è il turno di Alan Friedman. Questo è un gioco vigliacco che le donne sono stanche di subire. Purtroppo questo siparietto è andato in onda sulla tv pubblica, senza che nessuno in studio reagisse in maniera appropriata”.

Infine, il Pd, con Valeria Fedeli, allora capogruppo dem in commissione Vigilanza, che aveva messo sotto accusa i conduttori Marco Frittella e Monica Giandotti: “Le risatine di conduttrici e conduttori a battute sessiste non sono compatibili con il servizio pubblico, con il ruolo e la funzione dell’informazione Rai. C’è un dovere alla serietà, al rispetto e alla responsabilità che va esercitato sempre. Se la direzione di Rai Uno pensa che sia sufficiente una nota per dire che la giornalista Monica Giandotti ha stigmatizzato le parole di Friedman, peraltro in ritardo e dopo averle accolte ridendo, evidentemente non ha chiara la gravità dell’episodio. Per restituire dignità e autorevolezza all’informazione targata Rai servono scelte concrete, provvedimenti precisi. Basta chiacchiere!”.

Chissà dov’era in quei giorni la Schlein e cosa pensa di quell’episodio. Intanto Friedman si è vantato della sua telefonata. E forse già spera in una candidatura, sperando nella smemoratezza del Pd…

Le scuse tardive del giornalista

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