Nell'ultimo film di Amodovar la casa è un concetto: lo specchio della ...

12 giorni ago

Il blu e il rosso, poi il verde e ad un certo punto il giallo. Tutto forte e pastello. E poi Virginia Woolf, James Joyce e Hopper. La neve rosa e una bella casa nel bosco per dire addio, per congedarsi dalla vita. Pedro Almodovar è alla Mostra del Cinema di Venezia edizione 81 con il suo primo film in lingua inglese, The Room next Door, la cui ispirazione arriva dalle pagine di un libro, il romanzo What Are You Going Through di Sigrid Nunez. A supportare il regista spagnolo, al servizio di un grande autore del cinema contemporaneo - amante del design e della moda -, ci sono Tilda Swinton (artista di diverse e pregresse collaborazioni), Julianne Moore e John Turturro. Con The Room next Door Pedro Almodovar, fedele a se stesso, al suo cinema, al suo modo di raccontare, fa un film che si schiera. Un film sull’eutanasia, o meglio un film sulla morte che sfida la vita, sulla libertà e sulle prese di posizione. Un film che si muove tra amicizia, maternità, letteratura ed anche crisi climatica e che si dichiara contro ogni tipo di odio possibile. "Il mio film è a favore dell'eutanasia e il personaggio di Tilda è malato e decide di liberarsi del cancro solo con la decisione che prende, pensando che se arriva prima lei, il cancro non l'avrà vinta. E allora cerca un modo per raggiungere quell'obiettivo e si rivolge ad un'amica ma le due si devono comportare come se fossero delinquenti e la stessa Julianne deve sopportare poi un interrogatorio della polizia". Una vuole fuggire dalla malattia, vuole liberarsi prima di sgretolarsi del tutto. L’altra le sta accanto ma non è del tutto convinta, non è pronta, si sente più aggrappata alla vita pur non negandole l’appoggio. “In Spagna abbiamo una legge che riguarda l'eutanasia ma dovrebbe esistere in tutto il mondo - afferma Almodovar -, dovrebbe essere tutto regolamentato da leggi e i medici dovrebbe accompagnare e aiutare i propri pazienti".

Almodovar - Figure 1
Foto elledecor.com

Le protagoniste di The Room next Door sono Ingrid e Martha. Si ritrovano dopo diverso tempo. Una è malata di cancro e l’altra ha da poco pubblicato un nuovo libro con grande successo e consenso. Insieme affittano per un mese una casa nel bosco, ma tornerà indietro solo una delle due. The Room next Door non è assolutamente un melodramma anzi, è un film diretto, chiaro e completo che dal minuto uno dichiara “dobbiamo essere padroni delle nostre esistenze”. La casa nel bosco è grande, su più livelli, affaccia totalmente nel verde. È isolata ma non lontanissima da New York, si trova infatti a Echo Lake Park, Cranford, New Jersey, nel bel mezzo della natura incontaminata e panoramica. Non è per le due amiche un luogo familiare. È un qualcosa di ameno, di nuovo, di bello. Un posto di pace in cui lasciarsi andare fino al momento più estremo. Non è l’unico luogo del film però. In The Room next Door ci sono i due appartamenti, quelli di Ingrid e Martha, che sono specchio del loro carattere, uno incerto e uno determinato. Il primo è un appartamento provvisorio, è in affitto, di passaggio e non ha molta personalità. Il secondo è qualcosa di molto vicino all’universo di Almodovar, lo è per colori, tinte, forme e linee e ha nel salotto un quadro, o meglio una fotografia di Cristina Garcia Rodero prima spagnola a fare parte della prestigiosa agenzia fotografica Magnum. Infine una chicca: The Room next Door prende il via con una scena girata nella storica Libreria Rizzoli in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano.

Almodovar - Figure 2
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Almodovar - Figure 3
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