Amadeus: perché la chiusura di Chissà chi è non è una scommessa ...

5 ore ago
Amadeus

Per tutti coloro che non vedono l'ora di bollare un risultato Auditel come un successo luminoso o un flop inevitabile, la notizia della chiusura anticipata di Chissà chi è di Amadeus sul Nove deve essere sembrata una Caporetto, peccato solo che le cose siano un tantino più complicate di così. È vero, il programma che un tempo si chiamava I soliti ignoti e faceva sfaceli su Rai1 su Discovery non ha funzionato come ci si sarebbe aspettato, e i motivi potrebbero essere molteplici, inclusa una certa abitudine del pubblico a non premere un altro tasto del telecomando e la riproposizione di un programma che, forse, sarebbe stato il caso di mettere a riposo per un altro po'. I problemi di fondo, però, sono due: Nove non è in competizione con Rai1 - solo un pazzo potrebbe pensare di mettere la rete generalista per eccellenza a confronto non con Canale 5 ma con una rete del gruppo Discovery -, e, soprattutto, la televisione ha bisogno di tempo.

Amadeus alla presentazione dei palinsesti Warner Bros. Discovery.Manuele Mangiarotti / ipa-agency.net

Nel suo, bellissimo, libro La signora di Mediaset Fatma Ruffini, autrice di programmi storici come Scherzi a parte, Stranamore e Camerà Cafè, ricordava i tempi in cui un certo programma cui aveva lavorato proprio non riusciva a convincere gli ascolti televisivi nonostante le ottime premesse di partenza. Dopo diversi mesi di assestamento, però, quel programma è riuscito non solo a conquistare il pubblico ma anche a diventare un cult della storia della televisione italiana: quel programma era Karaoke, quel conduttore su cui alcuni avevano delle riserve era Fiorello, ed è logico pensare che, se la televisione degli anni Novanta avesse mollato il tiro spezzando le gambe al format, probabilmente Karaoke e Fiorello non occuperebbero lo stesso posto nella cultura popolare che occupano adesso.

Alberto Terenghi / ipa-agency.net

Amadeus sul Nove ha provato a riproporre qualcosa che aveva già condotto e non ha funzionato come avrebbe dovuto. In compenso, però, è riuscito a confezionare una sua versione de La Corrida che, in una serata competitiva come quella del mercoledì sera, è riuscita a gareggiare con le principali reti nazionali perché, alla fine, il classico non muore mai, specie quando c'è un maestro della televisione a riportarlo in auge. Arrivato a questo punto della carriera è giusto che Amadeus si prenda il suo tempo per testare nuovi format come lui stesso ha detto e dimostrare, qualora ce ne fosse ancora bisogno, il grande professionista che è, ma vi prego: smettiamola di parlare di sconfitte come se fossimo su un campo di battaglia, perché parliamo pur sempre di «nani e ballerine», per dirla alla Rino Formica, e le trincee (quelle vere) sono ben altre.

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