Amanda Knox condannata a tre anni per la calunnia a Lumumba, lei ...

5 Giu 2024

diAntonella Mollica

Amanda Knox - Figure 1
Foto Corriere Fiorentino

L'omicidio di Meredith Kercher a Perugia 17 anni fa: la 36enne americana fu assolta, ma restò in piedi l'accusa di aver calunniato il suo ex datore di lavoro. La giovane ha fatto dichiarazioni spontanee, era insieme al marito

Condannata a tre anni di carcere: così la corte d'Appello di Firenze ha emesso la sua sentenza nei confronti di Amanda Knox sotto processo per la calunnia contro Patrick Lumumba. L’americana ha già scontato gli anni di carcere, avendone trascorso quattro a Perugia dopo la condanna in primo grado per l’omicidio. Disposti anche cinque anni di interdizione dai pubblici uffici e pagamento delle spese processuali.  «Una sentenza ingiusta, un errore giudiziario, perché io sono innocente», ha detto.

Alla lettura della sentenza la donna è scoppiata in lacrime e ha abbracciato a lungo il marito, poi è uscita dal retro per schivare i giornalisti che l’aspettavano fuori dall’aula.

«Amanda è delusa e amareggiata, non si aspettava questa sentenza. Entro 60 giorni verranno depositate le motivazioni e poi sicuramente impugneremo davanti alla Cassazione», hanno commentato gli avvocati Carlo Dalla Vedova e Luca Luparia.

Knox ha assistito alla lettura della sentenza con accanto il marito e i suoi difensori. La condanna per calunnia era diventata definitiva ma poi la Cassazione ha disposto un nuovo esame delle accuse dopo che la Corte europea ha riconosciuto la violazione del diritto di difesa.

A distanza di quasi 17 anni dall’omicidio di Meredith Kercher c'era ancora un capitolo giudiziario aperto sulla vicenda della studentessa inglese di 21 anni uccisa a Perugia nel novembre 2017, all’interno della casa che condivideva con altri studenti. Questa mattina Amanda Knox, 36 anni — arrestata, processata e poi definitivamente assolta per quell’omicidio insieme all’italiano Raffaele Sollecito — è tornata al palazzo di giustizia di Firenze per prendere parte al processo che la vede imputata per la calunnia a Patrick Lumumba. 

Capelli a caschetto, magliettina rosa e gonna azzurra ma soprattutto un volto disteso, la Knox è apparsa diversa da quella che si era vista l'ultima volta in un'aula di giustizia italiana. A Perugia la sera in cui venne assolta dall'accusa di avere ucciso Meredith Kercher e scarcerata dopo quasi quattro anni. Quel giorno scoppiò in lacrime, trasfigurata e poi sorridente nemmeno 24 ore dopo appena raggiunto l'aeroporto di Roma per tornare negli Usa, a Seattle, con la famiglia. 

La giovane americana ha rilasciato dichiarazioni spontanee alla corte: «Il 5 novembre 2017 è stato il giorno peggiore della mia vita. Sono stata interrogata per ore nella notte in una lingua che conoscevo a malapena, ero a milioni di chilometri di distanza dalla mia famiglia, mi hanno detto che sarei andata in carcere per 30 anni se non avessi ricordato tutto e mi hanno dato anche scappellotti in testa per farmi ricordare quello che non ricordavo». 

Continua: «Ero esausta e confusa sono stata costretta a sottomettermi. Non sapevo chi poteva avere ucciso Meredith, mi facevano sempre la stessa domanda, non avevo modo di sapere chi fosse l’assassino. Sono stati violati i miei diritti. Hanno arrestato una persona innocente per dichiarare davanti le telecamere che il caso era chiuso. Mi dispiace molto di non essere stata abbastanza forte per resistere alle pressioni della polizia. Patrick è l’amico che mi ha accolto nel suo locale quando sono arrivata in Italia e che mi ha consolato per la perdita della mia amica. Ho scritto quel documento di cui si parla in questo processo per difendermi e per allontanare le accuse. Ero una ragazza di vent’anni, ingannata e maltrattata dalla polizia, che in un momento di crisi cercava di fare la cosa giusta. Per questo chiedo umilmente alla Corte di dichiararmi innocente». 

Oggi a Firenze si è rivista la folla di giornalisti e teleoperatori che aveva caratterizzato i processi perugini. Soprattutto cronisti e troupe inglesi e americane. Knox è arrivata presto in aula. Con il marito Christopher, mano nella mano. Ha atteso l'inizio dell'udienza sui banchi della difesa parlottando con lui e i suoi difensori, gli avvocati Carlo Dalla Vedova e Luca Luparia Donati.

L'assoluzione dall'omicidio

Amanda Knox è stata già assolta in via definitiva, insieme a Raffaele Sollecito, per l'assassinio della studentessa inglese avvenuto a Perugia la sera del 1º novembre 2007. Pochi giorni dopo il delitto, in un memoriale Knox indicò agli inquirenti Lumumba, all'epoca suo datore di lavoro in un pub perugino, come il presunto autore del delitto. 

L'accusa di calunnia

Questa volta i giudici della Corte d’Assise d’appello — nella stessa aula in cui nel gennaio 2014 venne decretata la sua colpevolezza prima che la Cassazione dichiarasse la sua innocenza — hanno stabilito che è responsabile di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, all’epoca titolare di un pub nel centro di Perugia, da lei accusato come assassino di Meredith.

Lumumba, originario del Congo, oggi vive a Cracovia, in Polonia. Fu arrestato e rimase in carcere ingiustamente per 14 giorni, salvo poi essere prosciolto dalle accuse in quanto totalmente estraneo all’omicidio. Amanda disse che aveva tirato in ballo Lumumba perché messa sotto pressione durante l’interrogatorio in questura. Proprio per quell’interrogatorio la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia ritenendo che sia stato violato il suo diritto di difesa dato che venne ascoltata dagli inquirenti senza l’avvocato. 

Per questo i suoi avvocati hanno impugnato la sentenza di condanna a 3 anni di reclusione e chiesto un nuovo processo. A ottobre 2023 la Cassazione ha annullato quella sentenza rinviando a un nuovo collegio giudicante la valutazione sulla configurabilità del reato.

Lo scorso 10 aprile il procuratore generale Ettore Squillace Greco ha chiesto la conferma della condanna a 3 anni di reclusione ritenendo che Amanda sarebbe stata «consapevole dell’innocenza di Lumumba» e «consapevole di fare agli inquirenti il nome di una persona che non c’entrava nulla con l’omicidio».

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5 giugno 2024 ( modifica il 5 giugno 2024 | 13:59)

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