Angelina Jolie al Torino Film Festival 2024 minimal chic con ...

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Angelina Jolie
Angelina Jolie al Torino Film Festival 2024 per presentare Without blood: la sua quinta regia è tratta dall'omonimo romanzo di Alessandro Baricco

Nell’arco di pochissimi mesi, dal Festival di Venezia 2024 dove presentò Maria, nei panni di Maria Callas, Angelina Jolie al Torino Film Festival 2024 - domenica 24 novembre è arrivata come super ospite a sorpresa - torna nuovamente in Italia, in questo caso come regista del suo quinto film, Without Blood. Un adattamento rincorso, e voluto, dell’omonimo romanzo diviso in due parti scritto da Alessandro Baricco, Senza sangue, uscito nel 2002, per quello che è stato il titolo-sorpresa a catalizzare l’attenzione, grazie alla sua presenza, al Torino Film Festival 2024, e passato nella giornata già ricca di ospiti, tra cui Sarah Jessica Parker.

Una fiaba ambientata all'indomani di un generico conflitto, chiamata però a esplorare temi e verità universali sulla guerra, il trauma, la memoria e la guarigione, girato a Roma, contando nel cast nomi quali Salma Hayek e Demián Bichir.

Angelina Jolie al 42° Torino Film Festival per presentare “Without blood”, film tratto dall'omonimo romanzo di Alessandro Baricco

Daniele Venturelli/Getty ImagesIl look di Angelina Jolie al Torino Film Festival 2024

Per il suo primo look sul red carpet torinese la regista ha scelto la semplicità: vestita di nero e beige, i colori che hanno determinato le sue ultime apparizioni, ha optato per un maglione ultra fine dall'aspetto slouchy, quindi molto fluido, abbinata a una gonna a tubino fasciante dall'orlo midi. Nonostante il freddo di queste ore, Angelina Jolie ha sfidato le temperature presentandosi senza collant e con un paio di ballerine nere molto scollate. Infine il capo sartoriale, a contrasto, un cappotto cammello di tessuto spigato, motivo tipico del guardaroba maschile (che abbiamo visto da Prada).

Daniele Venturelli/Getty Images

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Angelina Jolie torna alla regia e adatta Baricco:  «Gli ho cucinato gli spaghetti all’italiana. La sua è una mente meravigliosa»

Un’opera tutta di Angelina Jolie, sottolinea lo stesso Baricco, raccontando il primo incontro. «Magico, un viaggio dell’anima, nella sua casa a Hollywood, in quella che fu di Cecil B. DeMille. Prima mi scrisse una mail. È un po come se hai di fronte Jessica Rabbit, o Topolino, non credevo mai esistesse. Ma la sua lettera riguardo il mio libro è il testo più bello, come comprensione, dolcezza, intelligenza. Quando ci siamo visti ha reso tutto molto facile, ha fatto un piatto di spaghetti, direi non male, spiegandomi il perché lo aveva letto. Ogni tanto mi scriveva. Poi siamo stati invitati sul set a Roma, io, mia moglie, molto emozionante. Nella calda campagna romana calda, ero come se fossi nella pagina del mio libro, vedo una farm: era la cosa che avevo immaginato. Angelina vedeva le mie stesse cose, ci siamo commossi»

Angelina, fan di Baricco

«Sono una grande ammiratrice della scrittura di Baricco da tantissimo tempo», racconta la Jolie. «L’ho letto otto anni fa. Scrive con una tale chiarezza, e credo che scriva in un linguaggio cinematografico, quasi come fosse un regista, in grado di dipingere, dare immagini chiare. La storia è uno studio sull’umanità di ciascuno di noi, il una discussione importante, più che mai oggi. Ho cercato di adattare al meglio questo racconto e rimanergli fedele e per certe versi avere un atteggiamento di grande umiltà verso il libro, di ascoltare le pagine scritte sulla carta. Tutti i componenti del cast e della troupe hanno studiato il romanzo, entrando nella mente di Alessandro, una mente bellissima, un luogo meraviglioso soggiornare».

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Un film che è stato quasi un dono

«Questo viaggio c’ha messo di fronte dei quesiti, a riflettere e guardare a noi stessi. Se pensiamo che qualcuno sia buono o cattivo, non lo troviamo in questo spaccato di vita, eppure c’è una tale complessità che ognuno porta con sé, che noi cerchiamo di capire come siamo finiti nella vita che stiamo vivendo. Sono interrogativi di vita, il viaggio è stato di stare insieme per riflettere sulla nostra capacità di ascoltare gli altri, portandoci ad un tavolo, ad terreno comune. Il film non risolve o dà risposte, ci aiuta a riflettere sugli esseri umani».

Senza sangue - Romanzo di Alessandro Baricco

Senza sangue - Graphic Novel

Tutte le volte di Angelina Jolie regista

Jolie “scompare” così ancora dietro la macchina da presa, e sembra che il percorso sia sempre più complesso e affascinante. Era già successo con In the Land of Blood and Honey (Nella terra del sangue e del miele), ambientato durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina, seguito da Unbroken (dedicato alla storia del mezzofondista ed eroe di guerra Louis Zamperini) e Per primo hanno ucciso mio padre (altro biopic) sulla vita della scrittrice e attivista cambogiana Loung Ung. Nel mezzo si è “tradita” (e ripresa da protagonista) unicamente in By The Sea, girato con l’ex marito Brad Pitt, senza dimenticare l’opera prima del 2007, il documentario A Place in Time. Una carriera, dunque, che segna l’ulteriore passo artico dell’attrice americana, parallelamente sempre più divisa, da anni, tra recitazione, impegno e voglia di esplorare la propria identità, senza dover mettere per forza la sua immagine al centro di tutto.

La violenza contro le donne e la sofferenza

«Nel film vediamo la violenza subita dalle donne, ma mi rendo conto che ci sono anche gli uomini in famiglia. Penso sia importante proteggere gli esseri vulnerabili, tutti, ma è indubbio che le donne, le ragazzine, subiscano i maggiori abusi, e lo vediamo in tanti casi, e purtroppo peggiora, basta vedere la situazione in Afghanistan. Il fatto che le guerre contro qualunque essere umano è quasi normalizzato, parliamo di cifre disumane, atti di stupri, ed è qualche cosa che deve essere contrastato. Vorrei spostare la conversazione passando oltre, chiedendoci come noi, donne, uomini, possiamo opporci a coloro che sono così ignoranti e violenti, e concentrarci sullo stare insieme, la convivenza».

Daniele Venturelli/Getty Images

Without Blood, arriva allora come un regalo da farsi come autrice consolidata, proiettandola nel 2025, quando compirà 50 anni, e 30 (poco più) di carriera, se pensiamo ad Hackers. Nel frattempo tanti lavori, i due Oscar, il primo nel 2000 come miglior attrice non protagonista in Ragazze Interrotte e poi il Jean Hersholt Humanitarian Award per le attività portate avanti come ambasciatrice delle Nazioni Unite contro le crisi umanitarie e a supporto dei profughi. «Non è che io cerco la sofferenza degli altri, ma trovo che le persone che hanno sofferto molto, sono quelle con la maggior comprensione della vita, e portano in se stessi una saggezza e profondità, per esempio le famiglie dei rifugiati. Quando vogliamo comprendere la disumanità, coloro che sono stati privati hanno tanto da insegnarci».

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