Atalanta, 3 squilli per l'Europa: il Napoli resta a -9 dalla zona ...
A segno Miranchuk, Scamacca e Koopmeiners. Dea a -1 dalla Roma (quinta). I tricolori, pesantemente contestati, vedono volare via i posti Champions
Dal nostro inviato Vincenzo D'Angelo
30 marzo 2024 (modifica alle 19:37) - NAPOLI
C’era una volta il Napoli campione d’Italia: anche l’Atalanta espugna il Maradona (3-0) e mortifica una squadra irriconoscibile e anche irriconoscente dello scudetto che porta sul petto. È mancato in tutto il Napoli, nella qualità e nella cattiveria agonistica: gambe molli, zero idee, occasioni arrivate soltanto sullo 0-2. Merito di un’ottima Atalanta, al quale è sembrato non servire neanche un supplemento di energie per passare sopra le macerie del Napoli. Che saluta a testa bassa e incassa fischi copiosi e l’invito degli ultrà ad andare prima a lavorare e poi “via da Napoli”. L’Atalanta si rilancia per la Champions con i gol Miranchuk, Scamacca e Koopmeiners: Bologna e Roma sono chiamate a rispondere, ma la Dea sembra essere pronta per lo sprint di primavera.
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Il Napoli si inginocchia prima del fischio d’inizio, in stile Black Lives Matter, come segno di vicinanza a Juan Jesus. Ma le due settimane di polemiche e di pausa nazionali sembrano da subito aver inciso nella testa e nelle gambe degli azzurri, mai in partita nei primi 45’. L’Atalanta domina fisicamente e con qualità: dopo appena 2’ Miranchuk in ripartenza centra il palo e per gli azzurri scatta subito il campanello d’allarme. Che resta però inascoltato. La Dea passa al 26’ con Miranchuk, libero e solo a due passi dalla porta, lesto a girare in rete un tocco di tacco di Pasalic dopo azione confusa e in mezzo alle proteste – inutili – napoletane per una spinta di Scamacca su Rrahmani. Il Napoli si vede solo con un colpo di testa debole di Osimhen che non impensierisce Carnesecchi, il resto è monologo bergamasco: Meret salva due volte in uscita, prima su Pasalic e poi su Kolasinac, ma nulla può quando all’ultima azione del primo tempo Scamacca ruba palla a Juan Jesus in uscita, fa sponda con Miranchuk e poi da fuori lo fulmina in diagonale per il raddoppio Atalanta.
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Dalle curve parte una timida contestazione, con fischi e il “meritiamo di più” che è diventato il ritornello di questa stagione maledetta per i campioni d’Italia. Calzona lascia negli spogliatoi Raspadori e Traorè, bocciati anche dal pubblico durante il primo tempo: dentro Ngonge e Zielinski, che avrebbe subito l’occasione di riaprire il match ma tarda nella battuta a rete. Lo stesso Zielinski al 9’ coglie il palo al volo di sinistro e sul prosieguo dell’azione Osimhen devia tiro di Lobotka, con Carnesecchi bravo a ritrovare il tempo e a mandare sul palo prima che Scalvini in scivolata riesca a liberare l’area.
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Il Napoli prova quantomeno con l’orgoglio a riaprire il match, lasciando all’Atalanta praterie per poter far male ancora. E al 28’, proprio da una ripartenza organizzata da Koopmeiners, Lookman ricama per Miranchuk che trova prontissimo Meret al tuffo provvidenziale. Dall’altra parte l’ingresso di Simeone per Anguissa porta il Napoli a schierarsi col doppio centravanti: il Cholito (33’) imbuca bene per Osimhen, ma Carnesecchi salva di piede. E poco dopo è ancora il riflesso del portiere nerazzurro a fermare la volée potente di Osimhen. Ma il Napoli non c’è più da mesi e il 3-0 di Koompmeiners al 43’ serve a dare il via alla nuova contestazione: la curva A grida “vergognatevi”, la B invita a tirare fuori gli attributi. Per il Napoli è notte fonda, l’Atalanta invece si rilancia prepotentemente per un posto Champions. Un minitorneo con Roma e Bologna dal quale la Dea vuole uscire vincitrice.