Adamo Dionisi, i funerali: cinema e calcio in lacrime. I due mondi ...

4 ore ago
Attore Adamo Dionisi

Lacrime e cori da stadio per l’ultimo saluto ad Adamo Dionisi, l’attore romano per anni a capo della tifoseria laziale degli Irriducibili, morto domenica scorsa a 59 anni, dopo una malattia che lo aveva allontanato nell’ultimo periodo dagli schermi. Ieri mattina i funerali nella basilica di Santa Maria in Trastevere, che non riusciva a contenere tutti i presenti.

LE FAMIGLIE

Lo piangeva la famiglia dove è nato e quella che ha saputo creare sui tanti set a cui ha preso parte. Tanti i vip tra attori, registi, sceneggiatori e altri personaggi del cinema che hanno lavorato con lui in questi anni. Da Sergio Castellitto e suo figlio Pietro, regista di “Enea”, uno degli ultimi film in cui Dionisi ha recitato, fino alla grande famiglia di “Suburra” con Alessandro Borghi, Carlotta Antonelli e Francesco Acquaroli. Era stato proprio il film “Suburra”, nel 2015, a rendere Dionisi famoso grazie al personaggio di Manfredi Anacleti, il boss sinti che nel trailer di presentazione veniva definito come lo zingaro più felice della Capitale, pronto a dare semplici consigli per godersi di più la vita, a partire dalla prima regola: «prendersi quello che si vuole, sempre».

Commossi fino alle lacrime, che hanno cercato di nascondere dietro agli occhiali scuri, anche gli attori Valerio Mastandrea, Francesco Montanari e Vinicio Marchioni. E poi ancora Lidia Vitale e Matteo Branciamore. C’era il mondo del cinema e quello della politica con l’assessore alla Cultura Massimiliano Smeriglio, il presidente del Municipio VIII Amedeo Ciaccheri e Andrea Catarci, responsabile del nuovo Ufficio Giubileo delle persone e della partecipazione. Tra i tanti anche il cantante Tommaso Zanello, noto come Er Piotta.

IL RICORDO

Ma le parole più affettuose e cariche di dolore sono quelle di Mirko Frezza, attore e amico storico di Dionisi. «Gli devo tantissimo. Se sono qui oggi, se sono riuscito a costruirmi una seconda vita e a diventare quel che sono è grazie a lui», ha detto Frezza con gli occhi pieni di lacrime. «Era un uomo buono che ha lavorato con i giovani, nelle scuole e nelle comunità, sostituendosi anche alle istituzioni», ha continuato Frezza, nascondendo a fatica la commozione. Tanti ieri infatti anche gli allievi delle lezioni di recitazione che Dionisi teneva per strappare i ragazzi fragili, com’era stato lui, alla droga e alla criminalità. Dionisi infatti era diventato attore dopo aver scoperto la passione per la recitazione grazie ai progetti teatrali attivi nel carcere di Rebibbia, dove finì nel 2001 dopo un arresto per droga. «Una persona altruista e anche molto discreta - ha continuato Frezza - che ha deciso di affrontare la sua malattia in silenzio, nascondendosi come fanno gli elefanti» perché lui «non amava essere compatito. Non voleva le lacrime, ma cori e canti». E quelli infatti ieri non sono mancati.

LA TIFOSERIA

Perché nella vita dell’attore romano non c’era solo la recitazione, ma anche la tifoseria biancoceleste come dimostra la presenza dei tanti ultrà della Lazio e degli ex Irriducibili della curva nord, tra cui Franco Costantino, detto Franchino. Tutti l’hanno voluto salutare per l’ultima volta, omaggiandolo con cori e striscioni. Intonando l’inno della Lazio, mentre il feretro usciva dalla basilica, su un grande striscione che riempiva tutta la piazza si leggeva «Per gente come te niente lacrime solo grandi feste». Ma non era l’unico perché la morte dell’attore romano è riuscita a superare, per un momento, anche le rivalità tra le due tifoserie capitoline. Nella piazza nel cuore di Trastevere, tra i biancocelesti, c’erano anche gli ultrà della Roma che hanno srotolato i loro striscioni: «Sono sempre i più meglio che se ne vanno». E poi ancora: «Buon viaggio Adamo». Tante anche le corone di fiori, tra queste, appunto, anche una dei Boys Roma.

L’OMELIA

Un viaggio «intrapreso troppo presto», come ha ricordato il parroco durante l’omelia sottolineando che «tutti dobbiamo imparare da Adamo, che ha saputo rialzarsi e sognare una vita migliore». Quella vita dalla quale ha avuto anche due figli, Christian e Alessia, ora rimasti senza quel padre che tanto amavano e che molti chiamavano il Marchese per la sua cultura e l’abilità nella scrittura. Quell’abilità rimasta impressa in una sua poesia letta in chiesa da uno degli amici: «Non darò fianco a nessuno, se non alla morte. Sarà la mia morte, speriamo che sia degna. Sarò lesto a morire, vivevo per quello».

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