Quando i bambini giocano a fare i baby criminali: minacce, botte e ...
Qualcuno è stato sorpreso di notte mentre passeggiava con una lama addosso: 14 anni e in tasca un coltello a serramanico e droga che ha raccontato di avere con sé per uso personale. Un episodio avvenuto a Verano Brianza che è simile però ad altri che si sono presentati un po' ovunque sul territorio e che accendono i riflettori su fenomeni di disagio e microcriminalità che hanno compe protagonisti in molti casi, purtroppo, anche i giovanissimi.
Baby gang? Per la questura no. Almeno non nell'accezione tecnica del termine. "Nella città di Monza ed in provincia non ci sono elementi che attestino di baby gang strutturate, nel senso tecnico di microcriminalità organizzata. Lo scenario che ci troviamo ad affrontare riguarda comportamenti devianti di singoli minori o anche piccoli gruppi che agiscono insieme, ma senza una struttura organizzativa” ha precisato il questore di Monza e Brianza Salvatore Barilaro. Più che altro dunque giovani annoiati. Disorientati. Ragazzini che spesso giocano a farei criminali. Con un coltello in tasca: da soli o in gruppo. Come nel caso del gruppo di giovanissimi che a Giussano a giugno ha picchiato e rapinato un coetaneo. Nei guai sono finiti due ragazzini di 14 anni e un 15enne. La vittima invece ha dovuto fare ricorso alle cure mediche in ospedale, con una prognosi di 10 giorni.
La violenza ha guidato anche le azioni di un 16enne di origine senegalese, residente a Lentate sul Seveso, che avrebbe messo a segno una rapina armato di spray al peperoncino e di un'altra banda di giovanissimi che a Verano Brianza si sarebero resi responsabili di una serie di rapine e di tentate rapine presso l'oratorio S. Stanislao Kostkae e in un supermercato della città. Hanno 14 anni e qualcuno anche meno. Solo il 14enne, il più grande del gruppo, è stato raggiunto da una misura di prevenzione disposta dal questore di Monza e Brianza.
A Muggiò invece, sempre un 14enne, avrebbe preso di mira per futili motivi, negli spazi comuni scolastici dell’istituto che frequenta, un suo coetaneo. Lo avrebbe aggredito fisicamente e minacciato di morte. Utilizzando anche una forbice dalla lama appuntita come arma. Sul fenomeno delle baby gang qualche settimana fa la Lega a Monza era intervenuta, sostenendo la necessità di monitorare il fenomeno e di istituire un osservatorio permanente sul tema, già attenzionato nell'ambito di tavoli di lavoro e dalle forze dell'ordine. E la questura di Monza ha recentemente reso noti anche i dati relativi ai provvedimenti emessi nell'ambito delle misure di prevenzione che hanno coinvolto anche giovanissimi, nei primi sei mesi dell'anno. "E' una situazione problematica e parlo da genitore. Ho un figlio e sono preoccupato che questi ragazzi vadano in giro anche per il centro città, adottando comportamenti incredibili come se nulla fosse e so che l'assessore Moccia su questo tema è particolarmente sensibile" aveva dichiarato durante una conferenza stampa Massimiliano Romeo, senatore brianzolo della Lega intervenendo sul tema sicurezza in città.
Cosa succede quando a commettere un reato è un minore“Rispetto ai comportamenti devianti dei minori, l’applicazione delle misure di prevenzione è uno strumento di intervento immediato e può risultare efficace. In generale, tali misure consentono di intervenire dove non è ancora possibile applicare la misura della detenzione in carcere o altra pena a seguito del processo penale, oppure dopo che sia intervenuta la pena, quanto la stessa si sia dimostrata inefficace e vengono riproposti comportamenti pericolosi per la collettività, anche se non ancora reato" spiega il questore di Monza e Brianza Salvatore Barilaro che proprio sull'efficacia e l'importanza della prevenzione, dell'ammonimento orale e dell'applicazione del decreto Caivano ha voluto puntare l'attenzione in tema di devianze giovanili e interventi.
"Le misure di prevenzione sono provvedimenti amministrativi che vanno a limitare o impedire comportamenti che costituiscono reato o sono antisociali e pericolosi, prima che intervengano le misure penali, che richiedono i tempi del processo, oppure parallelamente o dopo che sia intervenute, per rafforzarne l’efficacia o prolungarla in presenza di una perseveranza della pericolosità sociale dell’individuo".
Il decreto Caivano e la multa ai genitori "per non aver educato""Nel caso specifico dei minori tra i 12 ed i 14 anni, che non sono sottoponibili a processo penale, e degli ultra14enni, prima che venga presentata querela, con la riforma introdotta dal cosiddetto decreto Caivano, è possibile applicare, su richiesta della vittima, la misura dell’ammonimento in presenza dei comportamenti tipici del bullismo, come percosse, lesioni, minaccia, danneggiamenti, oppure, altri comportamenti commessi tramite internet, tipici del cyber-bullismo. In questi casi il minore viene convocato in questura insieme ai genitori o a chi ne fa le veci e gli viene spiegata la gravità dei comportamenti commessi, oltre ad essere invitato a rispettare le regole di convivenza, Inoltre, nei confronti dei genitori dei giovani tra i 12 ed i 14 anni viene applicata la sanzione amministrativa dai 200 ai 1000 euro, per il mancato assolvimento dei compiti educativi".
"Un altro strumento del questore per richiamare l’attenzione dei minori e dei loro genitori sui comportamenti devianti da correggere è l’avviso orale, sempre introdotto dal decreto Caivano, per i minori ultra14enni, anche in pendenza del processo penale e prima che lo stesso termini" aggiunge Barilaro. "Si tratta di una misura che con immediatezza interviene rispetto al comportamento pericoloso e deviante del minore, coinvolgendo nella dinamica del confronto del minore con le istituzioni anche i genitori, con il chiaro invito alla modifica dei comportamenti fino ad allora tenuti. Queste misure, quindi, sono uno strumento tempestivo che si collocano sempre nell’alveo della rieducazione del minore, principio fondamentale del nostro sistema".