Banca Progetto commissariata, finanziamenti a società legate all ...

3 ore ago

ServizioCredito

Istituto sottoposto ad amministrazione giudiziaria dalla Guardia di finanza su delega del tribunale di Milano

24 ottobre 2024

Banca Progetto - Figure 1
Foto Il Sole 24 ORE

3' di lettura

Shock nel mondo del credito. È Banca Progetto l’istituto di credito sottoposto ad amministrazione giudiziaria dalla Guardia di finanza su delega del tribunale di Milano - Sezione autonoma misure di prevenzione. L’inchiesta della Dda «ha accertato come diverse società indirettamente gestite da soggetti contigui a esponenti della cosiddetta matrice ’ndranghetista, hanno beneficiato negli anni di finanziamenti erogati dall’istituto di credito con assistenza di garanzie statali previste dal Fondo centrale di garanzia a favore delle pmi del Mediocredito centrale accedendo così ad aiuti di stato a sostegno dell’economia” durante l’emergenza Covid o dopo l’aggressione della Russia all’Ucraina. L’intermediario, si legge nella nota della procura, «ha erogato finanziamenti assistiti da garanzia statale in favore di società pienamente inserite all’interno di dinamiche criminali» agevolando la locale di ’ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo. Nei mesi scorsi la banca, presieduta da Massimo Capuano e guidata dall’amministratore delegato Paolo Fiorentino, ha interrotto il progetto di sbarco a Piazza Affari per portare avanti le trattative di acquisto dell’istituto di credito e il passaggio di proprietà dal fondo Oaktree - azionista unico (al 99,8%) con il veicolo lussemburghese Bpl Holdco – al fondo americano Centerbridge.

Il caso

La Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria per una banca d’affari milanese, Banca Progetto, per aver concesso finanziamenti, come accertato dalle indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf e del pm Paolo Storari, a società legate alla ’ndrangheta per oltre 10 milioni di euro. Finanziamenti garantiti dal fondo per le piccole medie imprese, quindi “aiuti di stato a sostegno dell’economia nell’emergenza del Covid” o “a seguito dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina

Elusione dell’antiriciclaggio

L’analisi dei “fascicoli bancari”, si legge in una nota del procuratore di Milano Marcello Viola, «ha consentito di appurare come l’intermediario», ossia Banca Progetto, «spesso eludendo i principi della normativa antiriciclaggio, ha erogato finanziamenti assistiti da garanzia statale in favore di società pienamente inserite all’interno di dinamiche criminali, in quanto oggetto della contestazione del delitto di trasferimento fraudolento di valori, in alcuni casi commessi con l’aggravante del metodo mafioso, consistito nell’agevolazione della ’locale’ di ’ndrangheta di Legnano/Lonate Pozzolo», provincia di Varese. Le indagini, condotte dal Gico del Nucleo Pef della Gdf milanese e coordinate dalla Dda, guidata da Marcello Viola e Alessandra Dolci, hanno evidenziato «diverse criticità sull’operatività dell’istituto di credito, con riguardo ai pericoli di permeabilità dello stesso in relazione ai rapporti con soggetti indagati per gravi delitti o destinatari di misure di prevenzione personali/patrimoniali». Il provvedimento di amministrazione giudiziaria, disposto in base al “Codice Antimafia”, è stato eseguito oggi dalla Gdf. E “costituisce il risultato di più ampie indagini” volte «all’approfondimento dei rapporti tra l’istituto finanziario e soggetti legati a consorterie di ’ndrangheta”. E’ stato accertato, spiega la Procura, “come diverse società indirettamente gestite da soggetti contigui ad esponenti” della ’ndrangheta abbiano “beneficiato negli anni di finanziamenti erogati» da Banca Progetto «con assistenza di garanzie statali previste dal Fondo Centrale di Garanzia a favore delle Pmi del Mediocredito Centrale (Legge 662/1996), accedendo così agli aiuti di stato a sostegno dell’economia nell’emergenza del Covid-19 piuttosto che a seguito dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina».

Le dichiarazioni

«Secondo me, se Banca Progetto prendeva il mio nome e cognome, faceva una ... diceva ’lasciamo stare tutto». È una dichiarazione, emblematica secondo i giudici di Milano, resa in un’udienza lo scorso 14 marzo da Maurizio Ponzoni, ritenuto vicino ad una cosca della ’ndrangheta e che avrebbe ottenuto, attraverso società a lui riconducibili, 10 milioni di euro di finanziamenti con garanzia statale da Banca Progetto spa. La Sezione misure di prevenzione del Tribunale milanese spiega che per quei finanziamenti «il meccanismo di concessione» era sempre lo stesso. Era lo stesso Ponzoni a relazionarsi «direttamente» coi funzionari della banca. Lui, tra l’altro, formalmente «nulla» aveva a che fare con le società finanziate e, dunque, i funzionari avevano «ben chiaro che il vero referente-destinatario» dei prestiti era lui. E non hanno comunque «attivato alcun controllo sulla sua persona». Sarebbe bastata, come ha detto lo stesso Ponzoni, una «semplice consultazione» da «fonti aperte», anche perché i media «diffusamente» avevano parlato del suo arresto nel marzo 2023.

Leggi di più
Notizie simili
Le news più popolari della settimana