Beppe Grillo torna a parlare a un mese dal ricovero in ospedale ...

9 Gen 2024
Beppe Grillo

Il set è il salotto di casa a Sant’Ilario, a Genova, il discorso presenta pure gli inevitabili spunti comici (“mi hanno messo in camera mortuaria, per stare finalmente tranquillo”), ma lo spunto parrebbe soprattutto politico, una presa di posizione in difesa della sanità pubblica. C’è tutto questo, nel nuovo video diffuso dal fondatore e ora garante del M5s Beppe Grillo sui suoi profili social. Intitolato “La salute è politica”, si tratta del racconto dei giorni passati in ospedale a Cecina, in provincia di Livorno, il mese scorso. “Esperienza molto positiva, – la definisce il comico genovese – dove ho incontrato medici e infermieri strepitosi nonostante tutte le difficoltà in corsia”.

Rimasto “in via precauzionale” in ospedale per quasi una settimana, Grillo aveva già ringraziato i medici toscani alla sua uscita dal ricovero, ma è la prima volta che racconta la sua esperienza aggiungendo una lunga serie di riflessioni sulla sanità pubblica. "Sono uscito da quell'ospedalino di Cecina anche con un'esperienza molto positiva – racconta il fondatore e garante del M5s – nnel senso che il pronto soccorso, medici, infermieri, barellieri, li ho visti affannarsi, lavorare in un modo strepitoso. In una corsia dove io a 75 anni ero il più giovane, c'era anche un centenario tra rumori e allarmi che suonavano”.

"Io capisco che per medici e infermieri lavorare in quelle condizioni sia molto difficoltoso – continua il racconto di Grillo – Poi mi hanno trovato una cameretta in medicina al primo piano per stare più tranquillo, era quella mortuaria, cioè non stava morendo nessuno, mi hanno detto 'perché non va lì così sta più tranquillo?' e ho detto sì. Mi hanno fatto le analisi, adesso sono a casa e sto bene".

Dopo aver visto "in che condizioni vivono i pronto soccorso proprio da dentro", Grillo punta il dito sulle "disuguaglianze, il vero problema della salute”. "Quando parliamo di salute dobbiamo inevitabilmente parlare di società, di ambiente, di alimentazione, di urbanistica. Ridurre la povertà è migliorare la società. La salute dei più poveri deve raggiungere lo standard dei più ricchi, per farlo abbiamo bisogno di sociologi, antropologi, architetti, perché dentro c'è tutto, c'è l'energia, quello che mangiamo, come ci muoviamo, le scelte che compiamo".

Le parole di Grillo, in particolare quelle sull'utilizzo improprio dei pronto soccorso da parte di pazienti che “per l'80 per cento sarebbero curabili dal proprio medico di base” e su come “il sistema sanitario soffra di un eccesso di prescrizioni di esami da parte dei camici bianchi”, non potevano non far discutere. A rispondergli, tra i tanti, anche Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione dei medici di medicina generale, e l’infettivologo genovese Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive al policlinico San Martino di Genova.

“Troppe prescrizione diagnostiche per paura? Non certo dal medico di famiglia. Noi non abbiamo bisogno di medicina difensiva, siamo i medici con il minore contenzioso legale da parte dei pazienti. E i casi di aggressività nei nostri confronti, che pure la cronaca racconta, sono legati a tutti i lacci e lacciuoli burocratici”, risponde Scotti. "Il medico di famiglia è quello che si difende attraverso il rapporto di fiducia con gli assistiti. Inoltre abbiamo i tempi di attesa più bassi in assoluto. Al Pronto soccorso i pazienti vanno anche a causa delle lunghe liste d'attesa per le visite specialistiche, per ottenere in tempi rapidi una consulenza. Una soluzione per ridurre le richieste improprie sarebbe quella di permetterci di fare la diagnostica di base nei nostri studi. Noi lo avevamo chiesto e questa iniziativa era stata anche finanziata: perché dal 2019 quei 235 milioni di euro stanziati non sono stati spesi?”.

“Le considerazioni di Grillo sulla sanità pubblica mi trovano d'accordo: – è il sorprendente, per certi versi, endorsement dell’uscita pubblica del fondatore del Movimento da parte di Bassetti – troppa diagnostica figlia della medicina difensiva. Anziché tornare a fare i medici come si faceva una volta, mettendo la mano sulla pancia e visitando i pazienti, si prescrive una risonanza, una Tac e una ecografia. O molte altre cose. Se non si depenalizza l'atto medico credo che sarà difficile andare lontano". “Non è un problema di quante prestazioni sanitarie possiamo fare ma della qualità e dell'appropriatezza, altrimenti le liste d'attesa diventano un pozzo senza fondo. Dovremmo cercare di spendere un pò meglio i soldi per la sanità pubblica”.

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