Berrettini, un 2024 da diesel-turbo: se vince al terzo turno arriva ...

Berrettini

La vittoria a Vienna su Tiafoe (la terza su un top 15 in stagione) conferma che Matteo sta ritrovando le giuste sensazioni. E quando supera il mercoledì arriva sempre in fondo...

Lorenzo Topello

24 ottobre 2024 (modifica alle 14:23) - MILANO

Matteo Berrettini non ama le mezze misure. Lo ha dimostrato anche agli ottavi di Vienna: un primo set sul velluto, poi la stanchezza e qualche errore di troppo, uniti alla crescita di Tiafoe, lo hanno portato all'improvviso in parità. Per uno scampolo di gara l'azzurro è stato anche in svantaggio di un break, prima di alzare la voce e prendersi la vittoria nel terzo parziale. Ottovolante Berrettini: dal paradiso all'inferno e ritorno, un po' come avvenuto negli ultimi anni. Anzi, soprattutto nel 2024. Sì, perché è il caso di fare gli scongiuri, ma il passaggio del turno di Matteo a Vienna vale molto più di una semplice qualificazione ai quarti. C'è di mezzo la fiducia ritrovata in vista di una Davis in cui tenterà di essere protagonista, certo, ma anche la voglia di far rispettare una curiosa statistica che lo ha accompagnato per tutto l'anno. 

SERVIZIO E FORZA MENTALE

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Innanzitutto, un dato sul peso specifico del successo contro Tiafoe. È il terzo in due anni contro avversari nella top 15 Atp. In precedenza Matteo si era imposto contro Tsitsipas (numero 12 a Gstaad, in estate) e Hurkacz (numero 10 alla United Cup del 2023). Ossigeno puro, iniezione di consapevolezza per l'azzurro che ha prevalso senza speculare, ma facendo leva sostanzialmente su due aspetti: una prima di servizio a tratti incontrollabile (leggasi primo set e punti pesanti nel terzo, in cui l'ace è piovuto con facilità disarmante) e ritrovata forza mentale. Gli si leggeva nello sguardo anche sullo 0-40, con Tiafoe convinto di potergli finalmente imporre il break: ma allo statunitense sono serviti 13 tentativi per riuscire nell'impresa, alla fine rivelatasi inutile. Il nuovo vecchio Berrettini: martello alla battuta e solido anche quando lo scambio non gira a dovere. Con la voglia di andare fino in fondo nel torneo viennese, e in tal senso il passaggio ai quarti può significare parecchio: ogni volta che l'azzurro ha trovato il pass per il terzo turno, nel 2024, è arrivato poi fino alla finale. È accaduto in 5 occasioni durante l'anno, con 3 trionfi e 2 sconfitte sul più bello. 

QUEL DERBY CON SINNEr

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No alle mezze misure, si diceva. L'anno di Matteo è iniziato di colore nerissimo, come l'umore del finalista Wimbledon 2021 quando si è dovuto ritirare dall'Australian Open, cedendo così il passo a Tsitsipas senza neanche poter scendere in campo. I problemi fisici lo hanno tormentato per due mesi. Poi si è rimesso in gioco al Challenger di Phoenix a metà marzo e da lì ha sperimentato il metodo all-in: due turni superati e poi dritto filato fino alla finale (persa contro Borges). Un diesel: Matteo trova la forma ideale a metà settimana. Non ci arriva sempre (a Miami e Montecarlo è uscito al primo incontro, così come nella difficile parentesi dell’ultimo mese, incarnata dal deludente ko a Stoccolma contro Stricker), ma se va oltre il mercoledì arriva fino in fondo. È accaduto ad aprile a Marrakech, poi a Gstaad e Kitzbuhel, mentre a Stoccarda si è fermato sul più bello contro Draper. Sono le uniche occasioni, nel 2024, in cui Matteo ha superato il secondo turno. Negli Slam a far da padrone sono stati i problemi fisici: detto del tremendo gennaio a Melbourne, Berrettini non si è iscritto al Roland Garros e allo Us Open è andato fuori con Fritz ai 32esimi. Discorso a parte merita Wimbledon, dove l'azzurro è uscito sì al secondo turno, ma giocando una partita da extraterrestre. Poteva batterlo solo il più forte del mondo, quella sera a Londra, che per l'appunto era dall'altra parte del campo: il derby contro Sinner è stato uno degli incontri più entusiasmanti dell'anno, Matteo lo ha perso arrendendosi solo in tre tie-break. Lo Slam inglese che lo aveva consacrato nel 2021 ha probabilmente contribuito a restituirgli fiducia anche nonostante l'eliminazione precoce: quando trasuda benessere psico-fisico e scaglia le sue martellate a 220 orari, Berrettini diventa uno dei più completi del circuito. 

RUOTA PANORAMICA

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Perdere aiuta a vincere, se perdi giocando in quel modo contro Sinner. E infatti Matteo ha superato brillantemente i primi due turni nei successivi tornei di Gstaad e Kitzbuhel, arrivando poi al titolo in entrambe le competizioni sulla terra rossa. Con zero set concessi in tutte le 10 partite all’interno della campagna svizzero-austriaca: il 2-0 è diventato il marchio di fabbrica del suo luglio. Sul cemento non è andata bene, dopo la parentesi vincente in Davis: fuori al secondo turno a Tokyo, Shanghai e appunto Stoccolma, contro il non irreprensibile Stricker. Fino a Vienna, all’ultimo torneo preparato nei minimi dettagli per arrivare carico a molla in vista di Bercy e soprattutto di Malaga per l’Insalatiera da riempire un’altra volta d’azzurro. A proposito di Coppa Davis: fra un mese Tiafoe si potrebbe presentare davanti a Matteo anche lì, in un’eventuale semifinale. Chissà che lo statunitense non giochi coi fantasmi di quanto visto in Austria negli occhi di Matteo, tempestati di consapevolezza anche sullo 0-40 e con una montagna di palle break da cancellare. Quegli occhi che ora guardano dritto ai quarti di finale di Vienna: non sarà il Prater, ma anche la ruota panoramica di Berrettini rifiuta con decisione il concetto di noia.

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