Bitcoin inarrestabile, sfonda gli 82mila dollari e “punta” l'argento

3 giorni ago

ServizioCriptovalute

di Vito Lops

11 novembre 2024

5' di lettura

Dopo sette mesi di letargo il prezzo di Bitcoin ha rotto gli indugi (e le resistenze tecniche) e sta viaggiando in territorio inesplorato. Nel fine settimana, quando continua ad essere scambiato a differenza degli asset tradizionali, è balzato del 6% aggiornano nuovi massimi. Oggi continua a correre fino a sfondare a metà mattinata la soglia degli 82mila dollari. Nell’ultimo mese è salito del 28%, da inizio anno del 92% e dal 2023, da quando è ripartito dopo aver toccato i minimi del precedente mercato ribassista intorno ai 16mila dollari, del 360%. Numeri che i cripto-investitori sono abituati a vedere (così come sono abituati ad assistere a ritracciamenti del 70% durante i “cripto-winter”) ma che gli istituzionali no.

Bitcoin - Figure 1
Foto Il Sole 24 ORE

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La novità di questo ciclo è proprio la presenza di molti istituzionali che possono accedere più facilmente a questo strumento negli Stati Uniti da gennaio, da quando la Sec ha approvato la quotazione degli Etf sul prezzo spot (di mercato) di Bitcoin. Uno strumento che ha avuto un grande successo. Basti pensare che l’Etf di BlackRock (IBIT) in 10 mesi ha raccolto 33 miliardi di dollari superando nei giorni scorsi la massa gestita (32,9 miliardi) del suo ventennale Etf sull’oro fisico. Nel complesso gli Etf globali detengono 1.200.000 Bitcoin, pari al 5,79% del totale della potenziale offerta circolante (che non potrà superare secondo le regole del protocolo Bitcoin 21 milioni di unità). Ai prezzi attuali la capitalizzazione di Bitcoin gestita dagli Etf è vicina ai 100 miliardi di dollari. Tra gli investitori ci sono anche fondi pensione come quello del Michigan e del Wisconsin, due degli “swing states” che hanno contribuito alla vittoria di Donald Trump nelle presidenziali Usa.

Con i nuovi massimi la capitalizzazione di Bitcoin ha superato i 1.600 miliardi. Si tratta del nono asset al mondo. L’argento (che capitalizza 1.713 miliardi) occupa l’ottava piazza in una classifica dominata dall’oro fisico oltre i 18mila miliardi.

«Il Bitcoin che raggiunge un nuovo massimo storico rappresenta un grande traguardo che segna il cambiamento in corso nel panorama finanziario. Si tratta del secondo ATH del 2024 e continueremo a vedere nuovi traguardi nei prossimi mesi e anni. Tuttavia non bisogna guardare soltanto alla volatilità a breve termine o concentrarsi sui grandi traguardi raggiunti - ha spiegato Massimo Di Rosa, Country Director di Bitpanda per l’Italia - Il trend in atto è molto più ampio, ovvero che il settore delle criptovalute stia diventando sempre più regolamentato e la regolamentazione sta spingendo l’adozione istituzionale. Tale adozione sta innalzando gli standard del settore e spingendo nuovi prodotti innovativi per consentire una più facile integrazione con le istituzioni finanziarie tradizionali. Questo porta ad afflussi significativi dai mercati dei capitali, e questa credibilità sta spingendo l’adozione di massa. Il trend è chiaro e ad ogni ciclo di mercato vediamo che la criptovaluta si avvicina sempre di più ad essere accettata come uno degli asset più importanti del mondo».

L’attuale accelerazione è indubbiamente legata anche alla vittoria di Trump che ha dispensato promesse a dir poco faraoniche su Bitcoin e, più in generale, per il settore delle criptovalute. I cripto-investitori stanno letteralmente scommettendo sul fatto che il neo-presidente americano mantenga le grandi promesse che ha dispensato in campagna elettorale. Secondo uno studio condotto da Coinbase nel luglio 2024, il 20% degli elettori registrati negli Stati Uniti possiede criptovalute. Lo avrà certamente letto lo sfaff di Trump. A fine luglio il tycoon è salito sul palco della “Bitcoin conference” a Nashville annunciando che in caso di vittoria avrebbe fatto degli Usa «la cripto capitale del pianeta e la superpotenza Bitcoin del mondo». Ha anche promesso di licenziare «il primo giorno» del suo incarico Gary Gensler, il presidente della Securities exchange commission, che ha dimostrato un approccio molto cauto sulla cripto-industria. Ha inoltre promesso di non vendere i 207mila Bitcoin che in questo momento detiene lo Stato americano (per un controvalore superiore ai 15 miliardi di dollari).

Gli investitori osserveranno ora con attenzione se l’amministrazione Trump deciderà di far passare la proposta di legge della senatrice Cynthia Lummis per l’istituzione di una riserva strategica di Bitcoin negli Stati Uniti. Questo disegno, denominato “Boosting innovation, technology and competitiveness through optimized investment nationwide (Bitcoin) Act”, prevede l’acquisizione da parte del governo statunitense di un milione di Bitcoin, pari a circa il 5% dell’offerta totale. Un eventuale piano di accumulo su Bitcoin degli Usa sarebbe per certi versi clamoroso, soprattutto in termini di reputazione di un asset considerato da molti controverso. Ed è forse questo il motivo per cui il prezzo di Bitcoin, che Trump fino a qualche anno fa definiva «un nemico del dollaro il cui valore è basato sul nulla» , si è portato oltre gli 80mila dollari.

Oltre all’ “effetto-Trump” c’è anche un effetto stagionale. Finora l’andamento di Bitcoin ha mostrato un comportamento ciclico con un forte rialzo che parte nell’ultimo trimestre dell’hanno dell’halving (quel meccanismo previsto ogni quattro anni che prevede il dimezzamento delle emissioni quotidiane per aumentare l’effetto scarsità) e si conclude nell’anno successivo creando un picco euforico. Gli anni dell’halving coincidono anche con gli anni delle elezioni presidenziali negli Usa. Il 2024 è quindi uno di questi anni. Nessuno può dire con certezza se a questo giro della storia il pattern sarà confermato, così come nessuno può dire se nei precedenti cicli il rialzo sia stato innescato dal ciclo dell’halving o dal ciclo delle presidenziali Usa (anche perché entrambi cadono appunto nello stesso anno). Staremo a vedere come andrà. E soprattutto se Trump avrà la volontà e la forza politica di mantenere le impegnative promesse fatte su Bitcoin e dintorni. A titolo di completezza va ricordato che dopo il picco nell’anno post-halving il prezzo di Bitcoin in passato si è fortemente ridimensionato, con drawdown nell’ordine del 70%. L’ “effetto Trump” non riguarda solo Bitcoin. Anche le alternative coin - molte delle quali non hanno però un senso di esistere se non per l’effetto community a fini speculativi - stanno innescando un movimento rialzista. La riprova arriva dal forte rialzo settimanale di Ethereum, la madre delle altcoin e seconda criptovaluta per capitalizzazione, cresciuta nell’ultima settimana del 30% e tornata sopra i 3.000 dollari.

Il treno è in corsa ma bisogna fare molta attenzione. In questi casi in molti investitori rischia di scattare la “fomo” (fear of missing out). Quella sensazione di paura di perdere il treno che solitamente, se è l’unico fattore di scelta che spinge verso una qualsiasi forma di investimento, sia una criptovaluta o qualsiasi altro asset, rischia di essere una cattiva consigliera se non accompagnata da ragionamenti più ampi e da una visione completa del portafoglio e dell’orizzonte temporale.

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