Perché si parla delle manifestazioni di sabato a Bologna - Il Post
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Sabato a Bologna si sono tenute quattro diverse manifestazioni, in realtà legate fra di loro: una era un corteo neofascista contro il degrado della città, le altre tre erano contromanifestazioni organizzate in risposta alla prima. Alla mattina c’era un sit-in dell’ANPI in una piazza del centro, a cui ha partecipato anche Elly Schlein, mentre nel pomeriggio un corteo dei collettivi antifascisti, fra tutti il più partecipato, e uno anarchico.
A un certo punto alcuni partecipanti della manifestazione organizzata dai collettivi hanno cercato di raggiungere quelli neofascisti, ma sono stati fermati dalla polizia: negli scontri sono rimasti feriti lievemente tre agenti e una decina di manifestanti. Domenica sui giornali si parla parecchio di una polemica politica nata attorno a questi scontri: in una nota Giorgia Meloni ha condannato le violenze, espresso solidarietà per la polizia e accusato la sinistra di «tollerare e, talvolta, […] foraggiare questi facinorosi».
La tesi secondo cui partiti e movimenti progressisti alimentano violenze contro le forze dell’ordine coprendo le frange più estreme è una posizione storica della destra post fascista italiana, promossa già molte volte in passato da Meloni.
In questo caso comunque la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha avuto poco a che fare con il corteo dei collettivi al centro degli scontri, dato che il sit-in a cui ha partecipato si era tenuto la mattina. Era organizzato dall’ANPI (associazione nazionale partigiani italiani), anche in vista delle elezioni regionali della settimana prossima, e fra i partecipanti c’erano fra gli altri anche la Cgil, il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra.
Tutto era iniziato nel pomeriggio dopo la partenza del corteo neofascista, organizzato da diverse organizzazioni fra cui Movimento Nazionale – La Rete dei Patrioti e CasaPound e circondato da un grosso dispiegamento di agenti di polizia. Le prime contestazioni erano arrivate dai residenti e dai passanti: dalle finestre qualcuno ha gridato slogan antifascisti, ed è anche stato lanciato qualche petardo sul corteo.
Gli scontri sono poi avvenuti vicino alla destinazione del corteo, nella zona attorno alla stazione: alcuni manifestanti dei collettivi hanno provato ad aggirare il blocco della polizia che cercava di impedirgli di raggiungere il corteo di estrema destra. I manifestanti hanno sfondato i cancelli del parco della Montagnola per cercare di scendere dalla scalinata del Pincio, che li avrebbe portati a contatto con i manifestanti di destra, su via dell’Indipendenza. Qui però sono stati fermati da una decina di agenti, e nello scontro c’è stato qualche ferito lieve.
Anche il corteo degli anarchici, che arrivava dalla direzione opposta, da via Giacomo Matteotti, ha provato a fare una cosa simile ma è stato bloccato, senza violenze. Intanto in piazza XX settembre, al centro delle tre manifestazioni (e in cui è stato impedito di entrare anche ai neofascisti, per questioni di sicurezza), si era riunita qualche decina di persone: secondo quanto scrive Repubblica erano «coppie con bambini, immigrati di seconda generazione, qualche anziano in bicicletta e tante donne». Il raduno spontaneo ha cantato Bella ciao, mentre i manifestanti di destra poco lontani cantavano inni fascisti. Poco dopo i manifestanti neofascisti sono stati scortati fin fuori Bologna (molti arrivavano da fuori città) dalla polizia.
È possibile che la polemica politica sia stata alimentata dalla campagna elettorale: domenica 17 e lunedì 18 novembre in Emilia-Romagna si voterà per le elezioni regionali. Meloni stessa e i vicepresidenti del Consiglio Antonio Tajani e Matteo Salvini saranno proprio a Bologna lunedì per un comizio.
Domenica durante un evento per la campagna elettorale in Umbria (altra regione in cui si voterà fra una settimana) Salvini è ritornato sulla vicenda: ha detto che chiederà al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di chiudere «questi centri sociali occupati dai comunisti», definiti «covi di delinquenti». Salvini è ministro delle Infrastrutture, e come Piantedosi è della Lega.
Anche il sindaco di Bologna, Matteo Lepore (del PD), ha parlato delle proteste, criticando il governo: ha detto che la città non è stata rispettata, riferendosi alla vicinanza della manifestazione di estrema destra alla stazione, dove nel 1980 una strage neofascista uccise 85 persone. Lepore ha detto che inizialmente il questore e il prefetto erano d’accordo nello spostare la manifestazione in una zona più periferica della città: secondo il sindaco però in seguito «evidentemente qualcuno da Roma ha chiamato e le cose sono cambiate», e il prefetto avrebbe autorizzato il corteo in centro. Lepore ha anche detto che il governo ha «mandato 300 camicie nere» mentre l’amministrazione comunale chiede al governo fondi aggiuntivi per i danni causati dalla recente alluvione.