Bonucci contro Allegri: «Da lui mobbing, per colpa sua via dalla ...

12 Lug 2024
Bonucci

diSalvatore Riggio

L'ex difensore della Juventus torna sul suo addio di un anno fa, individuando nell'allenatore livornese l'unico colpevole: «Il suo un gioco di potere, Giuntoli era appena arrivato e non poteva farci nulla»

L'addio alla Juventus per Leonardo Bonucci è una ferita ancora aperta, tanto che l'ex difensore — ritiratosi al termine di una stagione divisa fra Union Berlino e Fenerbahce — è tornato a parlarne al podcast «Passa dal Bsmt» di Gianluca Gazzoli. Pur non nominandolo, il riferimento a Massimiliano Allegri appare chiaro: «Me ne sono dovuto andare quasi scappando perché qualcuno aveva deciso che doveva andare così, è stata una manifestazione di un singolo che non meritavo. Dopo 500 partite mi sembrava quasi uno scherzo ricevere il benservito così. Ma forse il mio percorso alla Juventus non è ancora terminato: quando penso di voler fare l’allenatore penso a quella panchina lì», le sue parole. 

Bordate ad Allegri: «Da lui mobbing, io via come un ladro»

Il 37enne sente dunque che la sua storia con la Juve non è finita. La bufera di un anno fa, quando venne messo praticamente spalle al muro dal club, non l'ha dimenticata: «Sicuramente è una ferita che rimarrà, quando dai tanto ti aspetti tanto. Chiudere così è stato un colpo che mai mi sarei aspettato. Vedo altri giocatori che hanno giocato alla Juventus e che hanno fatto meno di me ricevere il giusto tributo. Io me ne sono dovuto andare quasi scappando perché qualcuno aveva deciso così». Il suo problema è stato appunto il rapporto con Massimiliano Allegri: «Il mio addio alla Juventus è stato un torto, un gioco di potere da parte di un singolo. C'è stato del mobbing. Giuntoli, che era appena arrivato e non poteva farci niente, mi comunicò che non rientravo più nei loro piani e che ero fuori rosa». 

Lo sgabello col Porto e la finale di Cardiff

Da lì giorni e settimane complicate: «Mi allenavo con ragazzi che tornavano da prestiti e infortuni. Mi chiedevo come fosse possibile, io che ho anteposto la Juve a me, ai miei figli e a mia moglie». Ma quando si è incrinato il rapporto con Allegri? «Nel 2017, tre giorni prima dell'ottavo di Champions col Porto, Claudio Marchisio giocava reduce da un infortunio al ginocchio. Era fondamentale per noi, quindi urlai dal campo di cambiarlo anche se lui non voleva uscire. Allegri invece cambiò Rincon con Sturaro. A quel punto urlai ancora: "Devi cambiare Claudio perché non ce la fa più, è morto! Giochiamo fra tre giorni". Non so se Allegri ha capito qualcosa di diverso, ci furono urla pesanti in campo e poi tutto si trasferì nello spogliatoio». 

Quindi la famosa esclusione e il match di Champions seguito in tribuna, seduto su uno sgabello. La Juve arrivò fino alla finale di Cardiff, persa contro il Real: «Venne fuori che avevo litigato con tutti all’intervallo, ma non era vero. Dissi semplicemente a Dybala di giocare libero perché era intimorito di prendere il secondo giallo. Risultai la pecora nera del gruppo. Ho chiamato la società chiedendo un intervento, ma mi risposero che non sarebbe stato necessario. Lì il rapporto si incrinò definitivamente». 

L'esultanza contro la Juve: «Non fu mancanza di rispetto»

L'estate seguente Bonucci si trasferisce a sorpresa al Milan: «Non volevo rappresentare un problema all’interno dello spogliatoio. Al presidente dissi: "Devo andare via da qua per tutto quello che è successo, qui non posso stare. Per come sono fatto, sarei deleterio per lo spogliatoio”. L'esultanza allo Stadium dopo il gol alla Juve? Ho sempre detto che non capisco chi segna e non esulta contro la sua ex squadra. Non è mai stata una mancanza di rispetto».

11 luglio 2024

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