Cosa sono i paesi BRICS e perché sono importanti? | ISPI

17 ore ago

Dal 22 al 24 ottobre, a Kazan, in Russia, si tiene il sedicesimo vertice BRICS. È l’occasione per ufficializzare l’ingresso dei quattro nuovi membri: Egitto, Emirati Arabi Uniti (EAU), Etiopia e Iran.

Brics - Figure 1
Foto ISPIonline

In un momento storico di grande sconquasso delle istituzioni internazionali, il vertice rilancia l’obiettivo di offrire un’alternativa all’ordine mondiale vigente. E nella cornice di un multilateralismo in crisi e alla vigilia delle incerte elezioni USA, il forum prova dunque a sfruttare a suo favore l’anarchia internazionale per scalfire la predominanza dell’Occidente e ribadire, con una membership tanto geograficamente trasversale quanto non del tutto democratica, che un altro modo di fare relazioni internazionali è possibile.

Una competizione economica?

Quella dei paesi BRICS non è una sfida di carattere esclusivamente politico o geopolitico, bensì risponde innanzitutto alla necessità di un organismo multilaterale che rifletta un blocco di paesi la cui crescita economica è costante. Se si considera la percentuale di PIL globale a parità di potere d’acquisto, dal 2018 i BRICS hanno superato i paesi del G7, con un valore che sfiora il 35% e un trend in crescita per i primi, mentre i secondi sono al 30% e in continuo declino. Che i BRICS non siano più semplici “economie emergenti” è quindi un dato di fatto.

Nell’ottica di contrastare l’unipolarismo attuale, il summit si concentra su uno dei suoi più recenti cavalli di battaglia: la de-dollarizzazione dell’economia mondiale. Da quando Cina e Russia sono state colpite da diverse sanzioni statunitensi, gli scambi commerciali, tra loro due ma non solo, hanno cominciato a diffondersi anche in valute diverse dal dollaro.

Si tratta di un progetto che piace a diverse economie, specie in Sudamerica. È il caso del Brasile di Luiz Inácio Lula da Silva, esponente di spicco del forum, che a inizio 2023 e pochi mesi dopo esser stato rieletto presidente era andato in Cina per formalizzare un accordo che consente ai due paesi di commerciare nelle rispettive valute. Iconico fu il commento di Lula sulla questione: “Ogni notte mi chiedo perché tutti i paesi debbano basare il proprio commercio sul dollaro”.Sebbene la de-dollarizzazione ad oggi resti un processo in fieri, non va escluso che i continui stravolgimenti geopolitici e geostrategici degli ultimi anni possano accelerarlo.

Brics - Figure 2
Foto ISPIonline

BRICS si prepone quindi di sviluppare e far crescere istituti alternativi per la finanza e il commercio internazionali. Tra questi, il risultato più importante è sicuramente la Nuova Banca di Sviluppo (NDB) con sede a Shangai, nata al summit di dieci anni fa e che a sua volta poggia sul fondo strategico di capitali di riserva chiamato Contingent Reserve Arrangement (CRA). NDB e CRA furono entrambi pensati come istituti alternativi alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale. Tuttavia, per ora, i fondi allocati dalla NDB restano notevolmente inferiori rispetto a quelli della Banca Mondiale, anche perché questa oggi comprende solo dieci membri: oltre ai cinque membri fondatori BRICS, vi partecipano Algeria, Bangladesh, Egitto, EAU e Uruguay.

Una convergenza politica?

Il forum BRICS è un’istituzione intergovernativa che, soprattutto alla luce del recente allargamento, raccoglie paesi per lo più estranei alla tradizione democratica. Ad eccezione di Brasile e Sudafrica, i paesi BRICS sono infatti tutti regimi autoritari in cui il pluralismo è del tutto assente o soggetto ai voleri del governo. Tra questi, ci sono sistemi a partito unico come la Cina, monarchie assolute come gli EAU, teocrazie come l’Iran, nonché paesi formalmente in guerra, come la Russia.

In tal senso, la crescita del forum va intesa anche come una sfida ai valori occidentali portati avanti dagli USA, che oggi sono messi a dura prova da due guerre di dimensione regionale, quelle in Ucraina e in Asia Occidentale, ma dalle conseguenze politiche globali. I valori su cui si è fondato l’ordine mondiale dal secondo dopoguerra sono oggi oggetto di accuse di doppi standard, dal momento che l’Occidente è stato tanto compatto nel condannare l’invasione russa dell’Ucraina, quanto immobile nell’adottare sanzioni contro Israele per la guerra a Gaza e per l’invasione del Libano. Un doppio standard di valori che, dal fronte BRICS, è stato formalmente denunciato con l’accusa di genocidio avanzata dal Sudafrica davanti alla Corte internazionale di giustizia.A livello politico, ogni attacco all’ordine che regge le relazioni internazionali si traduce indirettamente in un sostegno ai principali avversari odierni dell’Occidente, in primis Cina e Russia.

Brics - Figure 3
Foto ISPIonline

Per questo e non solo, il summit BRICS sarà anche l’occasione per rinsaldare “l’amicizia senza limiti” tra la Russia di Vladimir Putin, che farà gli onori di casa e vuole dimostrare di non essere così isolata come vorrebbe l’Occidente, e la Cina di Xi Jinping, che necessita di raccogliere simpatie in ottica antiamericana. Un’amicizia che si innesta su un nemico comune, gli Stati Uniti, nonché sul sostenere gli altrui obiettivi di politica estera, tra loro non in concorrenza. Per Mosca, quelli che mirano all’Europa, mentre per Pechino verso sud-est, ovvero Taiwan e l’Asia-Pacifico.

Un’amicizia che, attraverso BRICS, vuole quindi entrare in diretta competizione con le altre piattaforme intergovernative, in primis il G7, da cui Mosca è stata esclusa nel 2014, quando annesse illegalmente la Crimea, sviluppando un organismo multilaterale in grado di rompere il monopolio occidentale.

Come evolverà BRICS?

Il gruppo BRICS è nato nel 2009 come BRIC e con l’aggiunta del Sudafrica un anno più tardi si è arrivati alla formula che oggi conosciamo. Quindici anni fa, le relazioni internazionali erano appena state sconvolte dalla crisi finanziaria del 2008 e il forum si proponeva come piattaforma di sostegno e sviluppo tra economie emergenti. Da allora, molto è cambiato: si sono susseguite nuove crisi, e i cinque membri fondatori non sono più “economie emergenti”.

La caratteristica che ha sempre accompagnato BRICS è il suo alto grado di rappresentanza, dal momento che riguarda oltre il 30% della superficie terreste e, in virtù di Cina e India, circa metà della popolazione mondiale. Inoltre, i cinque paesi fondatori hanno a lungo agito come ambasciatori del rispettivo continente, sul quale ciascuno esercita un determinato peso politico ed economico. Attualmente, però, a livello geopolitico il forum è espressione soprattutto del cosiddetto Global South e questo in virtù della sua membership sempre più estesa. Al vertice di Johannesburg del 2023, sono stati 22 i paesi che hanno formalmente fatto richiesta di adesione: quattro di questi sono stati ufficialmente accolti, l’Arabia Saudita non ha ancora ufficialmente aderito, mentre l’Argentina ha ritrattato la propria adesione in seguito all’elezione a presidente di Javier Milei. Tra i possibili futuri membri si sono Bolivia, Cuba e Venezuela dal Sudamerica, mentre dall’Asia hanno espresso interesse Indonesia, Thailandia e Vietnam. Dall’Africa, infine, potrebbero aggiungersi Algeria, Nigeria e Senegal. Si tratta per lo più di paesi con una forte crescita demografica e che esercitano una certa influenza sulle rispettive regioni geoeconomiche.

Brics - Figure 4
Foto ISPIonline

La crescita esponenziale di BRICS potrebbe quindi presto poter essere ulteriormente rappresentativa delle trasformazioni in corso a livello globale. Sebbene al momento il potenziale per competere a livello geopolitico ed economico resti inespresso, non è detto che il forum non riesca a contribuire non tanto a una rivoluzione dell’ordine mondiale quanto piuttosto a una sua riforma, avvertita come sempre più necessaria.

Leggi di più
Notizie simili
Le news più popolari della settimana