Bruce Lee, 50 anni di leggenda e mezzo secolo di mistero. Quello ...
La morte di Bruce Lee è uno dei grandi misteri del XX secolo. Ogni tanto, da dieci lustri, emergono nuove teorie che cercano di dare una risposta alla scomparsa improvvisa dell'attore, ricorrendo a spiegazioni scientifiche, riferimenti a superstizioni, sentori di maledizioni radicate nelle varie tradizioni letterarie del mondo, il tutto alimentando o confezionando delle leggende metropolitane.
L'ossessione popolare per il mistero della morte di Bruce LeeCiò su cui tutte queste versioni sembrano concordare è che il 20 luglio 1973 Bruce Lee si recò nell'appartamento dell'attrice Betty Ting Pei per discutere alcuni dettagli sulla sceneggiatura di L'ultimo combattimento di Chen, il progetto cinematografico che entrambi stavano girando all'epoca. Una volta lì, Lee lamentò un forte mal di testa, per il quale ingerì una capsula di Equagesic, un antidolorifico composto da aspirina e meprobamato fornito da Thing Pei. In attesa che facesse effetto, Lee si sdraiò a riposare nella camera da letto dell'attrice, dove apparentemente si addormentò. In realtà, era entrato in coma. Quando Ting Pei si è finalmente resa conto che stava succedendo qualcosa di strano, ha chiamato un'ambulanza che lo ha portato al Queen Elizabeth Hospital, dove è stato dichiarato morto.
La versione ufficiale, dopo un'autopsia, ha confermato che la morte è stata causata di una reazione allergica al meprobamato, che ha provocato un edema cerebrale. Nonostante ciò, da allora le speculazioni non sono cessate. Nel 2018, nuove indagini hanno parlato di una morte per colpo di calore, complicata dalla decisione di Bruce Lee di rimuovere le ghiandole sudoripare ascellari e, nel 2022, il Clinical Kidney Journal ha affermato che l'uomo che sarebbe tornato a godere di popolarità con una pubblicità che consigliava "Sii acqua, amico mio" morì di iponatremia, che non è altro che un'insufficienza renale dovuta a un'eccessiva assunzione di liquidi, probabilmente acqua.
In altre ipotesi si sostiene che sia morto per un aneurisma, una morte improvvisa o che sia morto tra le braccia di Betty Ting Pei, che non era solo un'attrice ma anche la sua amante, dopo un eccessivo consumo di droga. Non mancano anche spiegazioni che lasciano da parte le questioni mediche ed entrano direttamente nel campo della cospirazione e della criminalità. Ad esempio, che sia stato assassinato dalla mafia cinese, che abbia subito la vendetta di una setta offesa perché aveva rivelato i segreti delle arti marziali agli occidentali, o che sia stato vittima di un'antica maledizione legata al tema degli omicidi, che dovrebbero essere eseguiti solo da specifici killer e che condannerebbero i primogeniti maschi delle famiglie colpite dal lutto a morire di morte violenta per tre generazioni (cosa che, per chi sostiene questa ipotesi, sarebbe “confermata” dalla morte del figlio Brandon Lee)
Un esempio di calcio volante
Michael Ochs Archives/Getty ImagesIl rapporto con le arti marziali, intese innanzitutto proprio come forma d'arteBruce Lee nacque a Chinatown, San Francisco, nel novembre del 1940, in concomitanza con una tournée teatrale della compagnia d'opera cinese in cui il padre lavorava come attore. Una volta terminati gli impegni professionali, la famiglia tornò a Hong Kong, dove il ragazzo crebbe e prese confidenza con il mondo delle arti marziali, del cinema e della danza, tre discipline che gli sarebbero servite in seguito come istruttore di arti marziali e attore di pellicole in cui le coreografie di combattimento erano fondamentali.
Fino a quel momento, tuttavia, Bruce Lee si era dimostrato un giovane impulsivo, litigioso e problematico, che non esitava a ingaggiare risse in strada e a regolare i conti fisicamente. Allarmati da questo atteggiamento, i suoi genitori decisero di mandarlo a studiare negli Stati Uniti, dove avrebbe affiancato agli studi di filosofia all'università l'attività di insegnante di arti marziali e l'ingaggio in piccoli ruoli televisivi. Ad esempio, partecipò alla serie Batman con Adam West, nonché ad Ironside e The Green Hornet, in cui interpretò il ruolo di Kato, spalla del Calabrone Verde. Partecipò persino alla sceneggiatura e allo sviluppo della serie Kung Fu, convinto che il ruolo di protagonista sarebbe andato a lui, mentre alla fine andò a David Carradine.
All'inizio degli anni Settanta, Raymond Chow, che era stato capo della produzione della società cinese Shaw Brothers, decise di fondare una propria casa cinematografica, la Golden Havest, e contattò Bruce Lee, convinto del suo potenziale nel genere delle arti marziali. Insieme realizzarono Il furore della Cina colpisce ancora (1971) e Dalla Cina con furore (1972), due successi al botteghino che portarono Chow e Lee ad associarsi, fondando la società Concord Productions. Grazie a questa nuova situazione, Lee godette di una maggiore libertà creativa e poté addirittura dirigere il suo film successivo, L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente (1972), ricordato per una scena finale in cui l'attore affrontava Chuck Norris in un combattimento che si svolgeva nel Colosseo di Roma, inaugurando così un immaginario che sarebbe stato poi sfruttato in innumerevoli videogiochi.
Il successo dei film di Chow e Lee finì per attirare l'attenzione degli studios di Hollywood, che decisero di sfruttare il fenomeno delle arti marziali a proprio vantaggio. Di conseguenza, nel 1973 la Warner Bros. co-produsse il successivo film del duo con la Concord Productions. Si intitola I 3 dell'Operazione Drago, costa meno di un milione di dollari, incassa circa quattrocento milioni e, nel 2004, la Biblioteca del Congresso lo inserisce nel suo archivio come "culturalmente rilevante".
Bruce Lee, tuttavia, non poté assistere a questo successo. I 3 dell'Operazione Drago uscì pochi giorni dopo la sua morte e il suo film successivo, L'ultimo combattimento di Chen, rimase incompiuto. Al momento della morte di Lee erano ne stati girati appena quaranta minuti, ma questo non impedì a Raymond Chow di riprendere il progetto, che sarebbe uscito nel 1978. Anche se il risultato fu un po' goffo, dato che utilizzò solo undici minuti del girato originale e integrò il resto con scene girate da uno stuntman, Gioco con la morte divenne un classico grazie alla partecipazione di K. Lee. Il film divenne poi un classico pure grazie alla partecipazione di Kareem Abdul-Jabbar nel ruolo di uno degli avversari di Lee e alla tuta gialla indossata dall'attore, che avrebbe ispirato Quentin Tarantino per il look di Uma Thurman in Kill Bill: Volume 1 (2003).
Vestito per uccidere
Sunset Boulevard/Getty ImagesL'eredità di Bruce LeeNel 2005, Mostar ha inaugurato una statua dedicata a Bruce Lee, la prima al mondo. Dieci anni dopo la fine della guerra, la città bosniaca era alla ricerca di un simbolo che potesse trasmettere valori come l'unità e la giustizia, e lo trovò nell'attore cino-americano che, dalla sua morte, è stato oggetto di innumerevoli tributi che ne hanno ulteriormente ampliato il mito. Tra questi, la collocazione di una stella sulla Hollywood Walk of Fame, la ripresa di una serie di 50 episodi sulla sua vita da parte della televisione pubblica cinese, lo scoprimento di un'altra statua in suo onore a Hong Kong e l'apertura di un museo nella sua vecchia casa nella città cinese.
Per anni, tuttavia, l'immagine di Lee non è stata curata a dovere. Per esempio, prima di essere acquistata da un magnate immobiliare, quella che sarebbe diventata la casa-museo a lui dedicata era un albergo e un alloggio a ore frequentato da coppie. Non solo, il suo nome è stato usato come richiamo per l'uscita in Occidente di decine di film cinesi a cui non ha partecipato, e i suoi eredi hanno avuto problemi anche con il dominio www.brucelee.com, che era stato registrato da un privato scaltro per cercare di guadagnare denaro con la sua vendita. Come se non bastasse, i suoi film ufficiali generavano a malapena del reddito, non perché non avessero successo, ma perché la loro popolarità era tale che erano tra i film più piratati del mercato asiatico.
Infine, la cosa più curiosa. Nonostante l'attore fosse una leggenda del cinema, la quantità di affari che generava nei primi anni 2000 rispetto ad altre personalità era davvero ridicola: Elvis generava più di cinquanta milioni di dollari all'anno, John Lennon circa quindici e Marilyn Monroe otto; Bruce Lee ne guadagnava appena due.
La situazione ha cominciato a cambiare quando Shannon Lee, figlia dell'artista, ha raccolto l'eredità del padre. Istituì la Bruce Lee Foundation, il dominio web tornò alla famiglia, fu creato del merchandising per i fan e furono lanciati dei programmi per far conoscere il Jeet Kune Do, un'arte marziale mista sviluppata dallo stesso Lee. Inoltre, sono stati pubblicati libri che raccoglievano la filosofia di vita dell'attore, i suoi aforismi e biografie che rivelavano non solo la sua importanza come interprete cinematografico, sportivo o uomo d'affari, ma anche come figura che dava dignità alla comunità asiatica in un periodo in cui gli Stati Uniti erano un ambiente ostile per giapponesi, cinesi e coreani. Fino alla comparsa di Lee, gli asiatici erano per lo più rappresentati negli Stati Uniti come personaggi perversi alla Fu-Man-Chu, come servi, come individui comici sulla falsariga del vicino di casa in Colazione da Tiffany, come nemici da eliminare a causa della guerra di Corea e del Vietnam, o come persone che non suscitavano alcuna attrazione. Con Lee, invece, tutto è cambiato. Nei suoi film, in cui raramente appare con il busto coperto, non solo si è mostrato come una persona forte, capace di lottare contro le ingiustizie, ma il suo corpo e la sua muscolatura hanno conquistato tutti.
Articolo originariamente pubblicato su GQ Spagna
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