Bitcoin rompe per la prima volta i 100mila dollari. Powell: «Fa ...
Criptovalute
di Vito Lops
5 dicembre 2024
2' di lettura
Dopo 5.843 giorni di vita Bitcoin supera la soglia psicologica e simbolica dei 100mila dollari. Correva il 3 gennaio del 2009 quando veniva minato il primo blocco sulla blockchain di Bitcoin. A distanza di 16 anni quel protocollo informatico messo a disposizione di tutti da parte del tutt’ora sconosciuto Satoshi Nakamoto ha raggiunto una valorizzazione di mercato di oltre 2mila miliardi di dollari. Ponendosi, nella griglia delle asset class più capitalizzate al mondo, al settimo posto. Prima dell’argento (1.770 miliardi) e subito a ruota di Google (2.150 miliardi) e Amazon (2.300 miliardi).
Si tratta di un protocollo informatico nativo del web (BTC) che si affianca ai protocolli TCP/IP (web) e SMTP (email), permettendo il trasferimento di valore in modalità decentralizzata, senza la necessità di intermediari. La crittografia asimmetrica garantisce la sicurezza delle transazioni, mentre la blockchain impedisce la doppia spesa, registrando ogni transazione in modo trasparente e immutabile. Le caratteristiche di finitezza (solo 21 milioni di Bitcoin potranno essere minati), trasferibilità e incensurabilità rendono Bitcoin una nuova potenziale riserva di valore. Perché, pur essendo una tecnologia impalpabile a differenza di un lingotto d’oro, presenta, per certi versi in chiave persino migliorata, le stesse caratteristiche che finora l’uomo ha cercato nelle riserve di valore e che attribuisce da millenni all’oro.
Poche ore fa il governatore della Federal Reserve Jerome Powell ha chiarito le idee: «Bitcoin è un competitor per l’oro fisico, non una minaccia per il dollaro». Intanto Donald Trump ha scelto il prossimo segretario della Sec, l’equivalente della Consob begli Stati Uniti. Il nome è Paul Atkins come prossimo presidente della Securities and Exchange Commission (SEC). Atkins, già commissario della Sec dal 2002 al 2008, è noto per le sue posizioni favorevoli alle criptovalute e per la sua critica alle regolamentazioni eccessive del mercato. Nel 2018 affermava: «Bitcoin è una tecnologia rivoluzionaria e il suo potenziale non dovrebbe essere soffocato da una regolamentazione eccessiva».
Gli Stati Uniti, dopo la vittoria di Trump, sembrano voler puntare con decisione sulla cripto-industria. Il mercato ne sta prendendo atto e ha portato la valutazione di Bitcoin sui massimi di tutti i tempi. In questo clima di entusiasmo stanno correndo anche le alternative coin. Ethereum, la seconda cripto, è balzata in area 3.900 dollari (che equivalgono a 465 miliardi di capitalizzazione). In questo momento tutte le criptovalute scambiabili hanno una capitalizzazione di 3.600 miliardi. Tra di esse molte sono forme esclusivamente speculative che con ogni probabilità scompariranno o perderanno quasi tutto al prossimo “mercato orso”. Al momento non si può dire lo stesso di Bitcoin che dopo aver vissuto in ciascuno dei precedenti quattro cicli quadriennali delle fasi di bolla speculativa è poi sempre ripartito mettendo a segno nuovi massimi al successivo ciclo.
La storia si sta ripetendo anche a questo giro della storia. Con la differenza che ora è sempre più ingombrante la presenza di investitori istituzionali che possono inserire, come ad esempio hanno fatto i fondi pensione del Wisconsin e del Michigan, Bitcoin in portafoglio attraverso la porta degli Etf sbarcati a Wall Street lo scorso 11 gennaio al termine di un’approvazione sofferta da parte del dimissionario presidente della Sec Gary Gensler.
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