Caccia di generazione avanzata per la Cina
A sorpresa, la Cina ha recentemente mandato in volo non uno, ma due prototipi o, più probabilmente, dimostratori di tecnologie di velivoli da combattimento di sesta generazione.
Tali velivoli sono noti come Chengdu e Shenyang, pur essendo aerei piuttosto diversi; quello che li accomuna è stato il battesimo del volo reso pubblico dalle autorità cinesi.
Il velivolo Chengdu in apparenza adotta un’insolita formula trimotore, mentre lo Shenyang è un “normale” aereo bimotore.
Le differenze tra i due velivoli sono anche di ordine dimensionali con il Chengdu decisamente più grande che adotta un’avanzato design di ala a delta integrale.
Maggiormente “convenzionale” il design dell’ala dello Shenyang di forma spezzata.
Entrambi i velivoli adottano soluzioni previste a livello di disegno in Occidente per i caccia di 6a generazione, ovverosia l’assenza di code e di stabilizzatori verticali ed orizzontali che, in teoria, permette al velivolo un’enorme manovrabilità e presuppone un completo controllo del assetto da parte di computer di volo estremamente sofisticati, probabilmente, gestiti con il ricorso ad algoritmi di Intelligenza Artificiale, stante la delicatezza e la complessità del progetto.
Questi aerei sono apparsi di recent ed al momento se ne sa pochissimo.
Detti velivoli rendono tangibile l’elevato livello tecnologico raggiunto dall”industria aerospaziale cinese che sta portando avanti due programmi paralleli.
Per l’Occidente è sicuramente un brusco risveglio, essendosi attardato nello sviluppo del caccia di 6a generazione; negli Stati Uniti il programma dell’USAF è tornato in alto mare dopo che i costi sono divenuti esorbitanti e la FF.AA. ha avuto ripensamenti di ordine generale, mentre il programma della Navy sembra procedere più speditamente, stante i limiti imposti da NAVAIR ai costi ed alle tecnologie da impiegare (con conseguenti riflessi su caratteristiche e prestazioni richieste).
In Europa ed Asia i due maggiori programmi, FCAS/SCAF e GCAP sembrano avviati a destini diversi, con il primo prossimo al collasso, almeno come iniziativa franco-tedesca-spagnola, con i Francesi che sembrano intenzionati a proseguire da soli (al massimo con finanziatori esterni) stanti i problemi irrisolti di gestione del programma con la controparte tedesca.
Il GCAP, invece, sembra partito bene, con accordi politici chiari che hanno spianato la strada a quelli industriali, con una partecipazione paritaria di Giappone, Italia e Regno Unito, pur valutando il possibile ingresso di nuovi Paesi, non come soci fondatori ma come partner di diverso livello di condivisione tecnologica e partecipazione nel programma.
Quel che è certo è che, passata l’onda emotiva ed ottenuti i primi dati dai nuovi velivoli cinesi, bisognerà rapidamente rimboccarsi le maniche per recuperare l’apparente gap e riprendere la supremazia tecnologica che sembra oggi essere stata messa in discussione da Chengdu e Shenyang.
Foto via social credit
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