L'ergastolo, la fuga, il Caravaggio rubato: vita e morte di un boss

27 Apr 2023
Caravaggio

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PALERMO – È morto a 81 anni il boss Pietro Vernengo. Malato da tempo, era ospite di una residenza sanitaria. Ergastolano dalla vita rocambolesca, mafioso del mandamento palermitano di Santa Maria di Gesù nel 1991 riuscì a scappare dal reparto oncologico dell’ospedale Civico di Palermo. Si dileguò in vestaglia. Non era né piantonato, né controllato.

Pochi mesi dopo lo scovarono assieme alla moglie. Viveva in un cantiere nautico nella zona del Ponte Ammiraglio, il suo regno. La stessa zona dove in un magazzino fu custodito, prima di sparire nel nulla, la Natività di Caravaggio trafugata nel 1969 dall’Oratorio di San Lorenzo.

Vernengo, soprannominato “u tistuni”, era stato arrestato nel giugno 1986. Se ne stava su uno yacht ormeggiato nell’isoletta di Nisida, in Campania. Ai tempi del maxiprcesso gli venivano contestati 99 omicidi. Alla fine l’ergastolo gli fu inflitto per l’omicidio del giovane Antonino Rugnetta, amico del pentito Totuccio Contorno. Lo sequestrarono e interrogarono nella “camera della morte” per sapere dove si nascondesse il traditore. Infine lo strangolarono, facendo ritrovare il corpo nel bagagliaio di una 127 parcheggiata davanti alla Prefettura di Palermo.

La madre del ragazzo, nell’aula bunker, durante il maxiprocesso gridò vendetta con in mano la foto del figlio. Vernengo, passato dai “perdenti” ai corleonesi era divenuto uno dei signori dell’eroina. Fu anche accusato di avere tentato, negli anni ’70, di sequestrare di un imprenditore al termine di una cena nella villa dei Berlusconi ad Arcore.

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