Valeria Bruni Tedeschi si racconta: dalle droghe al rapporto con la ...
«Ho provato un po' tutto. Ho fumato, ho provato la cocaina, l'eroina, ho provato l'MDMA» ha detto l'attrice e regista a Belve. Ha smesso dopo la morte di un fidanzato per eroina
Attrice e regista e sorella di Carla Bruni, Valeria Bruni Tedeschi ha ammesso di aver «provato tutte le droghe: cocaina, eroina, MDMA». E a Belve ha raccontato del rapporto, anche conflittuale, con la sorella, e di come hanno scoperto di avere padri diversi.
Durante il programma di Rai 2 condotto da Francesca Fagnani, l’attrice che si è definita «tenera, malinconica, autodistruttiva, disattenta» e a spiegato che fin da quando era piccola «mi sembra di avere un’angoscia allegra o un’allegria angosciata», ha parlato del suo rapporto con le droghe. E ha ammesso di aver «provato un po’ tutto. Ho fumato, ho provato la cocaina, l’eroina, ho provato l’MDMA». Ha però voluto puntualizzare che, pur avendo «provato da giovane», poi «però non ho continuato».
Quel fidanzato morto per eroinaE alla conduttrice che la incalzava chiedendole più approfonditamente dell’uso di eroina, ha confessato di averla sperimentata trovando «che fosse incredibile, meraviglioso. E ho deciso di non provare mai più». E ha spiegato che il motivo è che «avevo un mio fidanzato che era eroinomane e che è morto di eroina».
Valeria Bruni Tedeschi con Francesca Fagnani a Belve (foto: Stefania Casellato – Courtesy Press Office)
Per quanto riguarda invece l’ambito professionale, Francesca Fagnani ha ricordato a Valeria Bruni Tedeschi le parole della sorella Carla Bruni, che proprio nello stesso studio si era detta offesa da tanti film della sorella ispirati alle vicende della loro famiglia e al modo in cui lei stessa era stata rappresentata. In particolare da Valeria Golino, che «rappresentava me e mi ha turbato perché potrei essere io: non è sempre facile vedersi utilizzati».
La regista ha così ammesso di aver «ferito delle persone facendo i miei film, e questa è una cosa che mi che mi dispiace realmente, profondamente. Mio fratello non c’è più, però è una cosa di cui mi sento non in colpa ma mi dispiace. Ma so che per fare il mio lavoro ho bisogno della realtà e poi ho bisogno di poter farne quello che voglio, sennò non posso farlo il mio lavoro». A volte, ha anche confessato, ha pensato che il suo lavoro poteva essere fonte di disagio o di dispiacere per gli altri, ma «l’ho fatto lo stesso. Ho immaginato che loro si sarebbero potuti riconoscere e, nonostante questo, per il bisogno di una scena ho superato il dispiacere degli altri. Questo fa parte del nostro lavoro».
Il rapporto con la famigliaL’attrice e regista ha parlato poi della sua famiglia, definendo il rapporto dei genitori un amore «non convenzionale» e vissuto «in modo strambo». Ad esempio per il fatto che lei e la sorella hanno padri diversi, ma l’hanno scoperto solo in età adulta. «Non lo sapevamo, era tutto molto nascosto. Non è che si vedevano gli amanti arrivare. Sembrava che tutto fosse normale». E di essere sorellastre l’hanno «saputo dopo e per me è stato uno shock. L’ho saputo il giorno dei miei 30 anni. Mio padre mi ha detto che aveva un dubbio. Io mangiavo un mandarino. Gli ho detto “a me non mi importa”. L’ho saputo prima di mia sorella».
Il suo segreto contro l’ansiaInfine, un “segreto” che la regista utilizza per combattere l’ansia. Talvolta, ha raccontato Valeria Bruni Tedeschi, nei momenti d’ansia esita «tra gli insegnamenti di Thich Nhat Hanh e l’ansiolitico». Ma alla fine «prendo tutti e due: leggo qualche pagina dei suoi libri con un piccolo ansiolitico. È l’ideale».