Cher si racconta senza filtri: il nuovo album, la politica e il giovane ...

7 Nov 2023
Cher

Questa intervista a Cher è pubblicata sul numero 46 di Vanity Fair in edicola fino al 14 novembre 2023. Per festeggiare con noi i nostri #20dicambiamento, leggete qui

Alle sfilate di Parigi aveva una parrucca bionda. Durante questa intervista ne indossa una rossa. E nel servizio fotografico della cover ne ha voluta una nera e un’altra bianca (ma frisé). Quello che passa sulla testa e nella testa di Cher non è solo uno spettacolo. È un fuoco d’artificio. «Per forza», racconta, «la mia vita è stata un lungo giro sugli autoscontri. Se non fossi un po’ fuori di testa e infantile, non sarei qui». Cherilyn Sarkisian LaPierre, in arte Cher, ha 77 anni, da più di sessanta è sui palcoscenici della musica e del cinema, ha due matrimoni alle spalle, due figli, un fidanzato produttore di 36 anni e un disco di Natale in uscita.

Cherilyn Sarkisian LaPierre, in arte Cher, 77 anni e quasi 60 di carriera da cantante, attrice, autrice, produttrice e regista. Nel 1988 ha vinto l’Oscar come protagonista per Stregata dalla luna.

Non posso che iniziare a chiederle del Natale…
«Iniziamo male. Io odio il Natale».

Guardi che il disco di Natale l’ha fatto lei.
«L’ha fatto Cher».

Parla di sé in terza persona?
«Certo, che male c’è? Del resto, io non sono una fan di Cher. Cher è solo una parte di me. Cher è il mio lavoro».

Ok, allora chi è Cherilyn?
«Una donna infantile, testarda, nevrotica ma anche molto, molto divertente. E piuttosto adorabile».

Vorrei chiederle del suo lato infantile.
«L’ho ereditato da mia madre. Il mio lato infantile mi ha permesso di cantare e danzare fin da bambina. Ricordo che mio nonno arrivava a casa con una chitarra e si cantava tutti insieme. Senza il mio lato infantile non ci sarebbe niente di tutto questo».

Lei parla di autoscontri, ma la sua vita sembra un viaggio sulle montagne russe. Quali sono stati i punti più alti e quelli più bassi?
«Il punto più basso? Forse il giorno in cui sono stata scaricata dalla mia casa discografica e dal mio manager. Ero in Inghilterra e il manager di Warner Uk mi disse: “Non preoccuparti, io credo in te, loro si sbagliano”. Nei momenti brutti devi capire chi ti sostiene e chi no».

E i momenti più belli?
«La nascita dei miei figli. I miei figli sono il regalo più bello che mi ha fatto la vita».

Suo figlio Chaz ha affrontato un percorso di transizione. La nostra società stessa sta vivendo, in un certo senso, un percorso di transizione da una cultura restrittiva a una più aperta e inclusiva. Come vede questo cambiamento?
«Guardi, per un certo periodo ho ammirato molte persone intente a costruire un mondo più inclusivo, un luogo in cui le diversità di cultura, di provenienza, di identità o di orientamento sessuale venivano celebrate perché celebrarle è l’unico modo che abbiamo di spingerci avanti. Poi però, all’improvviso, ho visto altre persone e altre circostanze distruggere tutto questo e promuovere un’idea che, per esempio, se non sei cristiano e se non sei eterosessuale, allora sei sbagliato e ti ritrovi nei guai».

Lei è sempre stata molto politica, ha criticato Trump ed è stata criticata per questo.
«Premetto che sono di parte: ammiro Joe Biden e disprezzo Donald Trump. Tutti criticano Biden per la sua età ma io penso stia facendo un gran lavoro perché ho visto pochi presidenti lavorare così duramente come lui. La politica fa parte della mia vita, non può essere altrimenti. Ero con Hillary Clinton quando ha perso: mi ricordo quella notte, mi stavo mettendo il make-up per festeggiare quando la notizia è arrivata. La politica è parte della mia vita anche se a volte fa proprio paura».

A proposito di paura e di perdita. La sua canzone Believe dice: Do you believe in life after love? Credi nella vita dopo l’amore? È stata presa dagli attivisti per i diritti civili come simbolo di resistenza anche quando le elezioni e i governi vanno contro di loro. Che cosa ne pensa?
«Penso che in America ci sono stati tempi meravigliosi, decenni in cui tutto procedeva dritto verso
il futuro, anni di grande progresso. Mi viene in mente quando Barack Obama venne eletto: quella notte ero lì, a ballare per le strade di Washington. Le persone erano così felici, tutte felici. Neri, bianchi, uomini, donne che si abbracciavano, che festeggiavano. Tutti erano inclusi. Non avevo la benché minima idea che dall’altra parte della città altri si sentivano deturpati, oltraggiati dal fatto che un nero sedesse sulla poltrona più importante della Casa Bianca. Erano come un controcanto, un sottotono musicale. Ho un’amica che lavora come infiltrata per la Cia e per l’Fbi. Fa impressione, è una donna minuta, non scommetteresti un soldo su di lei, invece è così forte, forse mi piacerebbe fare un film sulla sua storia. Insomma, un giorno mi confida di essersi infiltrata in un gruppo di suprematisti bianchi. E io le chiedo: ma perché, perché questa gente vuole minare la nostra democrazia? Perché ci odiano così tanto? Lo sa che cosa mi ha risposto?».

Che cosa?
«Perché questa gente non solo odia. Questa gente si odia. Si odiano l’un l’altro. E quando arriva al potere uno di loro, allora è un disastro. E, purtroppo, uno di loro è arrivato al potere».

Un altro risultato di questo odio al potere è, forse, il passo indietro circa la libertà di una donna di poter decidere del proprio corpo.
«L’America sta facendo dei passi indietro. Noi donne dobbiamo poter decidere da sole del nostro corpo. E penso sia assurdo se non ridicolo che stiamo ancora qui a parlarne. Si rende conto che siamo ancora qui a doverci battere per quello che hanno conquistato duramente le nostre nonne e le nostre madri? L’altro giorno dicevo ai miei amici: vi rendete conto che presto potremmo dover difendere il fatto che vogliamo essere libere di avere capelli lunghi anche alla mia età, di indossare jeans stretti, di portare minigonne? Ancora? Ma veramente? Il vero problema è che non bisogna mai smettere di battersi per i diritti acquisiti. Mai».

Mi parla della sua età. Lei racconta spesso di sua nonna che, guardandosi allo specchio, diceva di sé stessa: ma chi è quella donna lì? Quanto è importante accettare il tempo che passa?
«Mia madre era così brava nell’accettare il tempo che passa... Ed era così ridicola quando mi ripeteva: “Se tu non presti attenzione al tempo che passa, il tempo che passa non presterà attenzione a te”. Tutte balle. La verità è che il tempo che passa è una gran fregatura. Però non c’è via di scampo e forse aveva ragione lei: se ti fai sopraffare dal tempo, è finita. Tenga conto poi che io sono un’artista, e a un’artista non è concesso il tempo che passa. Tutti pretendono che tu abbia come una via d’uscita, una scappatoia dal tempo. Come se fosse possibile fuggire l’età».

Ed è possibile?
«Ma che ne so!».

Il tempo non si fugge però lei si ammazza in palestra con Zumba, pesi, ciclismo…
«Ma ovvio! E sa cosa le dico? Mi piace pure! L’allenamento è ormai parte della mia vita, lo è da sempre e non mi pesa più. E poi ho un nuovo trainer giovane e bravissimo che mi ammazza di workout. Lo adoro».

Col suo lavoro, con la sua carriera ha ispirato intere generazioni. Oggi chi ispira lei?
«Tutti quelli e tutte quelle che sono più giovani di me. Penso a Sweeney, a Pink, a Rihanna. Ci sono così tante artiste giovani che hanno idee nuove, stili nuovi. Come il mio fidanzato Alexander, che ha prodotto uno dei brani del nuovo album insieme a Tyga. La mia carriera oggi ha senso solo se mi circondo di cose nuove e inaspettate».

Mi parla del suo fidanzato. Lei ha avuto due mariti e molte relazioni. Che cosa ha imparato dalle relazioni con gli uomini?
«Questa è facile. Niente. Assolutamente niente».

E allora che cosa l’ha fatta innamorare di nuovo?
«Non lo so. Innamorarsi è come avere a che fare con qualcosa di invisibile. Ti succede. Punto. E poi io penso sempre all’amore come se esistesse sulla pagina di un libro. Almeno così sembra sempre più bello».

Non cerchi di sfuggire alla domanda: che cosa l’ha fatta innamorare di Alexander?
«Allora, eravamo a una festa. A un certo punto un mio amico mi dice: “Hai visto quel tipo coi diamanti nei denti?” E allora io guardo questo ragazzo coi capelli ossigenati, i tatuaggi e, sì, i diamanti nei denti. Diamanti veri. Quindi il mio amico mi porta da lui, iniziamo a parlare, gli chiedo come stai, insomma iniziamo a mandarci messaggi e io inizio a capire che, sì, mi piace. Peraltro, dovrebbe essere il nostro anniversario, stiamo insieme da un anno ormai. Comunque: innamorarsi succede ed è come vedere la polvere delle stelle. E a volte la polvere di stelle è una gran fregatura ed è persino pericolosa. Ma sa cosa le dico: chi se ne frega!».

Se potesse, come nella sua canzone, tornare indietro nel tempo, che consiglio si darebbe?
«Mi direi, senti Cher, siccome la vita è un lungo giro sugli autoscontri, una volta che sbatti contro un muro, non rifarlo da capo, cambia direzione e se proprio non ce la fai, almeno cerca un altro muro. Se ti fissi sempre sullo stesso muro, è finita».

Qual è stato il muro su cui ha sbattuto più volte?
«Ci posso fare una serie tivù coi miei muri preferiti».

Non sarebbe male…
«Allora, il muro peggiore… Beh, Sonny Bono, il mio primo marito. C’erano tante cose buone in lui e altrettante proprio non buone. L’ho incontrato che avevo sedici anni. L’ho lasciato che ne avevo ventisei ed ero praticamente una bambina. Non avevo idea di cosa volesse dire prendere una decisione, essere un’adulta. Venni scaricata da due case discografiche. Ho cambiato pelle, musica, immagine. Ma con Sonny mi sentivo così piccola quando invece avevo bisogno di capire che piccola non ero. E l’unico modo di essere grande, di diventare grande, fu smettere si sbattere contro lo stesso muro».

Chi l’ha fatta diventare la donna, l’artista che è oggi?
«Mia madre».

Come?
«Mia madre era bellissima. E divertente. E a volte anche una grande stronza. Mia madre era la donna che poi sono diventata io. Dio santo, sono uguale a lei. Però io non ho il suo caratteraccio, ecco, quello no. Sono più simpatica, più simile a mio padre»

IL NUOVO ALBUM. L’album Cher Christmas: 9 classici di Natale, 4 inediti e molte guest star.

Quando ha pianto l’ultima volta?
«Questa mattina. Mi sono detta: oddio, altre interviste, altre promozioni, altri giri, altre giostre… Ma io non ho più le forze per tutto questo!».

Mi sembra che alla fashion week di Parigi lei sia andata a letto tutte le notti all’alba…
«Ah sì! Sa come dico? Non sono io che ho fatto la fashion week, è la fashion week che s’è fatta me!».

Che cosa la rende felice?
«Malibù. I miei figli. Alexander. E anche questo album di Natale, chi l’avrebbe detto, mi ha resa felice. L’ho realizzato con artisti che stavano in giro per il mondo: Michael Bublé in Argentina, Cyndi Lauper a New York, Tyga a Dubai. Odio gli album di Natale, odio scrivere i biglietti di Natale, ma penso che questo album sia uno dei migliori della mia carriera».

Ultima domanda. Dove si vede tra dieci anni?
«Ma dove vuole che sia tra dieci anni? Morta. Sarò morta. Ovvio, auguro a tutti tutta la fortuna del mondo. Ma io non sarò più qui».

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