Chico Forti, attualmente detenuto nel carcere di Verona con una condanna all'ergastolo, avrebbe chiesto a un altro detenuto di “mettere a tacere” Marco Travaglio, Selvaggia Lucarelli e una terza persona tramite l'intervento di alcuni membri della 'Ndrangheta, offrendo in cambio futuri favori come segno di riconoscenza. È stato lo stesso destinatario della proposta a riferire l’accaduto a un garante dei diritti dei detenuti. Il garante ha subito avvisato il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, che a sua volta ha riportato la vicenda al procuratore di Verona, Raffaele Tito. La Procura di Verona - ha reso noto “Il Fatto Quotidiano” - ha aperto un fascicolo e il Nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Verona ha già avviato degli accertamenti sulle parole presumibilmente pronunciate da Forti. Ai carabinieri, il garante dei diritti dei detenuti ha confermato il racconto del detenuto. Anche quest'ultimo ha confermato l’episodio, precisando di aver avvertito immediatamente il garante perché preoccupato per l’incolumità di Travaglio, Lucarelli e della terza persona, di cui non ricorda il nome. Sulla vicenda è stato ascoltato anche un altro detenuto, il quale avrebbe sentito le parole presumibilmente pronunciate da Forti. In un primo momento questo detenuto ha minimizzato l'accaduto, ma successivamente ha confermato quanto riportato.
Appena giunto in Italia, le condizioni carcerarie da privilegiato hanno immediatamente suscitato polemiche. Infatti, sulla detenzione “comoda” di Chico Forti nel carcere Montorio di Verona, dove cinque persone si sono suicidate in pochi mesi e ci sono 618 detenuti a fronte di una capacità di 335 posti, si sono espressi anche alcuni volontari dell’associazione “Sbarre di Zucchero”: “Per lui - hanno commentato - il carcere Montorio è Gardaland e non fa nulla per nasconderlo”. Anche Monica Bizaj, di “Sbarre di Zucchero”, intervistata dal Fatto Quotidiano sulle condizioni detentive di Forti, ha precisato: “Ha una posizione in vista, al punto che il suo compagno di cella è stato selezionato, è una persona che sta bene economicamente. Il che fa vivere meglio anche lui”. Sui privilegi di cui godrebbe Forti si è espresso anche il segretario di “Sbarre di Zucchero”, Marco Costantini: “Perché con lui è tutto più veloce? In un carcere già problematico non possono esserci detenuti di serie A e altri di serie Z”. La velocità a cui fa riferimento Costantini è quella impiegata dal Tribunale di sorveglianza di Venezia per concedere a Forti il permesso per incontrare la madre. Sulla stessa vicenda, che conferma la situazione di privilegio accordata a Forti, è intervenuto anche il segretario del Sindacato di Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo, che ha ribadito: “Per gli altri detenuti, lo stesso provvedimento richiede settimane di attesa, non pochi secondi”.
Forti, ex velista e produttore televisivo, è stato condannato nel 2000 negli Stati Uniti per l’omicidio dell’imprenditore australiano Dale Pike, ucciso con due colpi di pistola alla testa nel 1998 su una spiaggia di Miami. Forti ha sempre respinto ogni accusa, ma la giuria del tribunale di Miami, che lo ha condannato all'ergastolo, non ha mai creduto alla sua versione dei fatti. Il primo marzo di quest'anno, la premier Giorgia Meloni ha annunciato il raggiungimento di un accordo per l’estradizione di Chico Forti in Italia. Forti è arrivato all’aeroporto militare di Pratica di Mare, vicino Roma, il 18 maggio scorso. Ad accoglierlo in aeroporto c'era la stessa premier Meloni, mentre il Bel Paese si è diviso tra chi sostiene che Forti sia innocente e chi no. Proprio tra questi ultimi figura il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, che per il ritorno in Italia di Chico Forti ha scritto un articolo dal titolo eloquente: “Benvenuto assassino”.
In foto: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni accoglie Chico Forti al suo arrivo all'aeroporto di Pratica di Mare © Imagoeconomica
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