Chico Forti, indagine a Verona: avrebbe cercato l'aiuto dei clan mafiosi
Contattare qualche esponente della 'ndrangheta per mettere a tacere Marco Travaglio, Selvaggia Lucarelli e una terza persona.
È la richiesta che Chico Forti avrebbe fatto a un detenuto del carcere di Montorio, a Verona, dove l'imprenditore trentino è recluso dallo scorso maggio, dopo aver ottenuto l'estradizione degli Stati Uniti dove è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di Dale Pike.
Una richiesta, quella del contatto con esponenti dei clan, riferita da un operatore del carcere alla Procura di Verona, che ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, per indagare sulla vicenda.
Il procuratore della Repubblica della città scaligera, Raffaele Tito, ha confermato al Corriere della Sera l'avvio dell'indagine e ha spiegato che sono state informate le istituzioni interessate - Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, prefettura di Verona, tribunale di sorveglianza e dda di Torino - e sentiti i possibili protagonisti. Compreso un terzo detenuto che avrebbe assistito al colloquio con la richiesta di un contatto con i clan.
Quanto ai motivi per i quali Forti avrebbe cercato l'aiuto della ‘ndrangheta per zittire Travaglio e Lucarelli, va ricordato che il Fatto Quotidiano - giornale del quale il primo è direttore e la seconda autrice di punta - aveva fortemente criticato il trasferimento in Italia di Forti, in particolare per le modalità con cui era avvenuto e per l’accoglienza riservata al trentino dalla presidente del Consiglio Meloni. Il tutto con un titolo di apertura del giornale molto forte, “Benvenuto assassino”.