Citadel: Diana è la nuova serie TV con Matilda De Angelis fra ...
Milano 2030. Matilda De Angelis nei panni di Diana Cavalieri, una spia forte, combattiva e coraggiosa, è costretta a muoversi tra molti segreti e diversi scontri fisici in una lotta internazionale tra il Bene e il Male. Dal 10 ottobre su Prime Video è disponibile Citadel: Diana, la fiction italiana spy, action - ma anche familiare - che fa parte del grande progetto ideato dai fratelli Russo, Citadel. “La serie è raccontata dal punto di vista della protagonista, lo spettatore viene preso per mano dalla nostra eroina e portato all’interno della vicenda soffrendo ed esaltandosi con lei” ha dichiarato il regista Arnaldo Catinari. “Ho cercato di raccontare i suoi momenti di debolezza, la sua misteriosa sindrome, attaccandole al corpo la macchina da presa proprio per essere il più vicino possibile alle sue emozioni e al suo percorso. Ho sempre pensato la serie come se fosse girata in soggettiva per aderire al massimo al racconto della nostra protagonista”. Tutto ciò che riguarda la vicenda di Diana si svolge in luoghi affascinanti, legati al passato e al presente, anche della nostra storia architettonica e artistica.
Molti hanno una impronta futurista e nella maggior parte dei casi sono riempiti e circondati da una grandissima dose di creatività e ingegno, oltre che dettagli, che riguardano la costruzione di oggetti e sculture. “I mondi che ho immaginato per Citadel: Diana si dividono idealmente in quartieri generali del Male (i luoghi di comando di Manticore in Italia e in Europa) e del Bene (Citadel). Il quartier generale di Manticore Italia, ambiente identitario di questa serie, è il luogo oscuro da cui la famiglia Zani regna con il potere e la paura su una Milano distopica di un futuro pericolosamente vicino al presente”, ha raccontato lo scenografo Giuliano Pannuti. E ha aggiunto: “partendo da un esterno dall’aspetto abbandonato di una vecchia discoteca anni ‘70 che sembra quasi un’astronave, si scende sempre più in profondità fino a quello che è il centro nevralgico, o meglio il cuore di Citadel, un laboratorio dove dall’acqua emerge un enorme macchinario con ampolle luminose, tubi e flebo come vene e organi pulsanti, un laboratorio di alta tecnologia dove l’acqua torna ad essere la linfa segreta e preziosa della nostra salvezza”. Con Giuliano Pannuti abbiamo avuto la possibilità di fare una conversazione approfondita su i diversi luoghi e le più dimensioni della serie.
Courtesy of Prime Video
Scorrendo tra i titoli del tuo percorso lavorativo, credo sia la prima volta che si approccia ad un contesto “futurista”.
Sì in effetti sì, anche se si tratta di un futuro molto prossimo. Siamo nel 2030, circa otto anni dal nostro presente, e in un mondo un po’ distopico. Sì, è il primo grande progetto in cui mi sono confrontato con il domani.
Citadel: Diana porta lo spettatore in una dimensione futura eppure il passato è sempre lì, in una sorta di andirivieni.
Riguardo questo aspetto abbiamo puntato molto sul design, sui dettagli dei luoghi e sulle caratteristiche emotive dei personaggi. Ci siamo immaginati che, in un futuro non lontanissimo da noi, le cose saranno cambiate. D’altronde tutto cambia ormai così velocemente, basti pensare e osservare cosa succede da un anno all’altro: i computer, i televisori, i telefonini fanno passi avanti, proprio da gigante. E infatti abbiamo puntato molto su quella parte di accessori, su quella parte di tecnologia. Ad esempio, ci siamo inventati diversi schermi fatti di vetro, di plexiglass, tutto rigorosamente touch, con cui è possibile controllare ogni cosa. Ed essendo una spy story, abbiamo lavorato su tutti i vari elementi legati al ruolo delle spie: ciò che possono usare per parlare tra loro, per indagare o per sorvegliare le persone. In ogni cosa ci siamo affidati molto all’immaginazione e alla creatività partendo però sempre da un'architettura del passato. Due sono state le suggestioni principali e ben chiare sin da subito: da un lato il razionalismo e dall’altro il brutalismo.
Courtesy of Prime Video
Questa serie è la costola italiana di un progetto enorme. Da parte dei fratelli Russo ci sono state indicazioni? In che modo hanno partecipato al progetto?
Ci sono arrivate delle direttive, anche perché mentre noi giravamo il secondo progetto, la seconda serie, la prima ancora non era uscita. Abbiamo avuto qualche indicazione di base sia a livello narrativo che di raccordi. La cosa bella di questo progetto è che le serie, ognuna affidata al proprio paese, sono un minimo concatenate fra loro e al loro interno è raccontato un mondo che riguarda tanto il livello locale quanto quello globale.
Tra le prime immagini della serie c’è il Duomo di Milano in parte distrutto e ci sono tanti altri elementi ed edifici, tra interni ed esterni, che mostrano una città diversa da come solitamente viene rappresentata.
Il motivo per cui il Duomo si vede distrutto sin dall'inizio viene poi spiegato nella serie, posso dire che abbiamo lavorato e girato molto in Piazza Duomo, anche dall’alto, proprio perché rappresenta l'immagine principale di Milano, il suo simbolo. Lì abbiamo immaginato che si trovasse il covo, il centro operativo di Manticore, da dove la famiglia Zani domina sull’Italia e prova a prendere il controllo dell’intera Europa. Vale a dire che abbiamo associato l’espressione del male a qualcosa che viene situato al di sotto.
Sapeva che Piazza Duomo, che siamo tutti abituati a guardare verso l’alto, ha realmente una parte sotterranea?
Facendo i primi sopralluoghi, entrando nel Duomo, ho scoperto che esisteva davvero un sotto, non lo sapevo, ed è una parte che si può visitare, che è stata scoperta quando hanno fatto i lavori della metropolitana negli anni ‘60. Con i lavori di recupero hanno scoperto una basilica paleocristiana, e vedendo questi resti ho immaginato i nostri personaggi che scendono in questa dimensione altra.
In che altre zone della città avete girato?
Al Palazzo Italia, l'edificio albero-foresta simbolo ed eredità di Expo 2015, a CityLife, all’ospedale Niguarda, davanti alla stazione Centrale ma anche in zona Porta Venezia, con precisione al Quadrilatero del silenzio, che rappresenta una improntata liberty e déco nel cuore di Milano. È qui che abbiamo collocato la casa di Diana, ovviamente questo per quanto riguarda gli esterni. Siccome il suo appartamento doveva a un certo punto esplodere, l'abbiamo poi ricostruito in teatro.
Tornando al concetto del sotto-sopra, devo dire che è molto interessante essendo una duplice dimensione che hanno e che vivono anche i personaggi.
Abbiamo puntato molto su questa cosa del sotterraneo. Ad esempio, anche la base di Citadel, che nella serie rappresenta il bene, l’abbiamo sviluppa nel sottosuolo. Siamo partiti da questa discoteca anni ‘70 vicino a Ravenna (la Woodpecker, realizzata dall’architetto faentino Filippo Monti con uno spirito visionario e tecnologie innovative) che è una specie di cupola in mezzo ad un lago. Qui abbiamo immaginato che attraverso un buco ci si potesse calare in un luogo appunto sotterraneo.
courtesy by Prime Video
Gli spettatori più curiosi, che fanno attenzione ai dettagli, noteranno che l’ingresso in cui si incontrano i nemici di Citadel è particolare: un portone in bronzo con vari stemmi… Di cosa si tratta, dove si trova?
Non esiste realmente, è un insieme di luoghi che ha preso vita con il montaggio. Nel nostro immaginario è un posto in Svizzera, un luogo quindi neutrale, un castello in cui le famiglie si riuniscono e in cui ognuna può accedere attraverso il proprio stemma. Sono gli stemmi delle importanti famiglie europee. Da lì entrano e si ritrovano in questo luogo caldo, attorno ad un tavolo robusto, di legno, per discutere su come praticamente spartirsi il mondo. Il suo ingresso è stato ricreato al passo del San Gottardo in Svizzera mentre il castello, in cui sono stati girati gli interni, esiste veramente e si trova nel Lazio. Si tratta del castello Odescalchi di Bracciano.
Quindi Milano ma anche il Lazio e poi Lugano, le Alpi Svizzere… c’è dell’altro?
C'è una puntata tutta in Sicilia dove abbiamo girato sia a Palermo sia a Gibellina. C’è una grande scena action in un luogo d’arte e di storia che è il Cretto di Burri ma anche alla Tonnara di Scopello. Ci sono stati molti sforzi produttivi per fare riprese in più posti e alcuni veramente iconici. Siamo stati anche a Como, a Villa Erba, magnifica dimora costruita a fine ‘800 e appartenuta anche al regista Luchino Visconti, che abbiamo arredato nuovamente sia in interno e in esterno. Tutto quello che si vede lì è una nostra invenzione e ricostruzione, persino le sculture esterne. Posso dirlo senza alcuna riserva: Citadel: Diana è stato un grandissimo lavoro di dettagli, in tutto.
www.primevideo.com