Briatore porta la sua pizzeria perfino a Napoli. Cronaca dell'apertura ...

Il battage era iniziato da mesi a suon di polemiche con i pizzaioli partenopei più amati, a partire da Gino Sorbillo; c'erano stati quindi i giudizi sprezzanti sulla pizza contemporanea in voga all'ombra del Vesuvio a riaccendere animi e interesse; infine era arrivato l'annuncio della data di apertura del locale nella panoramicissima via Nazario Sauro, neanche a dirlo al numero civico 1.

Gli ingredienti del successo mediatico per l'inaugurazione del locale napoletano della catena Crazy Pizza di Flavio Briatore c'erano tutti, compresa una sorta di aura di mistero sulle modalità dell'inaugurazione. Ad aumentare la suspance la dichiarazione che non ci sarebbe stato nessun simbolico taglio del nastro, nessun evento e nessuna conferenza stampa. Briatore sbarca a Napoli con il suo marchio di pizza improntato su “cucina e spettacolo”, le pizze classiche e quelle “Crazy” come la costosa pizza con Pata Negra o Tartufo fresco, che tante critiche gli hanno valso. Dal primo locale nel 2019 a Londra, in cinque anni, Briatore, grazie al supporto della società Majestas, ha aperto in diverse parti del mondo, tra cui Roma, Milano, Montecarlo, Saint Tropez e diverse città del Medio Oriente. Briatore arriva alla pizza dopo le esperienze con Billionaire e Twiga, concept che uniscono il cibo e i drink all’intrattenimento e allo show.

Sorrisi forzati e nervi a fior di pelle, nerboruti uomini della sicurezza torreggiavano a guardia di un cordone attorno al quale c'erano meno di 10 curiosi, la maggior parte dei quali ha dichiarato di essersi trovata per caso a passare e di essersi fermata per aver visto la folla di cineoperatori e i fotografi (lasciati fuori dal locale), fatta eccezione per un giovane che ha spiegato di essere venuto apposta "per guardare un grande uomo". Insomma niente folla di curiosi, fan, sostenitori, niente pubblico delle grandi occasioni. A beneficio dei pochissimi presenti, per lo più giornalisti e videoreporter, la tipica "danza" delle megapettole di non meglio identificato materiale fatte volare in aria da 3 solerti pizzachef e colonna sonora di battimani accompagnati da qualche gridolino per cui era stato cooptato l'intero staff.

Alla fine Briatore è arrivato oltre un’ora e mezza dopo la data fissata per l'apertura, e ha tirato dritto alla meta mentre i body guard spintonavano in malo molo chiunque bloccasse il passaggio. È entrato e si è chiuso alle spalle le porte, circondate da una spessa cornice di fiori e foglie in plastica. Tra i presenti a dargli il benvenuto anche l’onnipresente Gino Sorbillo, con cui più di una volta sono state organizzate querelle mediatiche sul costo della pizza e sulla sua esecuzione. "Napoli è una città stupenda. La nostra è una sfida. Questa non è una pizzeria: c’è la musica, c'è un certo tipo di servizio, non credo di essere in competizione con nessuno. È una roba a parte. Chi vuol venire viene, chi non vuol venire, non viene. Non comprendo tutte queste polemiche che ci sono state. Rispetto assolutamente tutti" ha detto Briatore ai microfoni.

"Qui ci sono mille nomi legati alla pizza, non c'era un brand vero. Allora ho pensato: la pizza è una cosa che piace a tutti, perché non facciamo un brand vero? Napoli è un brand figo ma la conosco pochissimo, la conosco come base di partenza per Capri, l’ho vista tre volte. Nessuno ha l'esclusiva della pizza, ricordo due o tre anni fa in Australia c'era una pizza buonissima. Era fatta dai cinesi. Noi abbiamo dei ragazzi molto molto bravi. Materie prime di qualità, il servizio, un bel locale, il deejay, lo spinning pizza",