"Trasferite l'udienza". Santanchè chiede Roma
Eccezione dei legali del ministro nel caso Inps. Visibilia prova a patteggiare e aumenta il capitale
Via da Milano, dal palazzo di giustizia dove l'offensiva giudiziaria nei confronti di Daniela Santanchè (foto) ha vissuto i momenti più aspri; e trasferimento a Roma, dove - se non altro per questioni di tempi - l'impatto della vicenda sulla posizione politico-istituzionale del ministro del Turismo potrebbe venire dilazionato. È questo il nuovo scenario che si apre ieri nel corso dell'udienza preliminare in cui il giudice milanese Tiziana Gueli era chiamato a valutare la seconda richiesta di rinvio a giudizio depositata nei confronti della Santanchè dalla Procura del capoluogo lombardo.
L'imputazione è di truffa allo Stato, la più grave (dopo l'archiviazione dell'indagine per bancarotta) mossa al ministro per la gestione delle società del gruppo Visibilia. Al centro dell'inchiesta, l'utilizzo nel lavoro redazionale di alcuni lavoratori del gruppo mentre si trovavano in cassa integrazione: il capo di imputazione parla di 20.117 ore di cassa integrazione Covid erogati dall'Inps fra 2020 e 2022 per tredici dipendenti mentre i redattori avrebbero «continuato a svolgere le proprie mansioni secondo i contratti in corso» e in «smart working per conto delle società». Dall'esposto di una dei giornalisti, Federica Bottiglione, è nata l'indagine dei pm Luigi Luzi e Maria Gravina. E proprio dall'analisi della posizione della Bottiglione nei periodi di cassa integrazione nasce l'istanza di incompetenza territoriale presentata dai legali del ministro, Nicolò Pelanda e Salvatore Sanzo. Tra i criteri indicati in questi casi per individuare il luogo dove inizia il reato c'è il luogo dove è stato incassato il primo contributo illecito: ed il conto dove la Bottiglione riceve il sussidio della cassa integrazione è in una agenzia bancaria della Capitale.
In realtà, i legali del ministro puntano anche ad un altro risultato importante, ovvero la modifica della imputazione da truffa allo Stato a indebita percezione di erogazioni pubbliche. Un reato assai più lieve (tre anni di pena massima anziché sette) e la cui competenza sarebbe comunque del tribunale di Roma, visto che l'ente pubblico che ha erogato i fondi, l'Inps, ha sede nella stessa città.
La decisione del giudice verrà resa nota il 23 ottobre: se il fascicolo passerà a Roma tornerà alla fase delle indagini preliminari, e saranno eventualmente i pm romani a decidere se chiedere il rinvio a giudizio. Tempi medio-lunghi, insomma. Ma anche se tutto restasse a Milano l'obiettivo di declassare il capo d'accusa resta in piedi. La linea processuale della Santanchè e del suo compagno Dimitri Kunz sembra puntare a disinnescare le accuse più pesanti, chiudendo i capitoli che possono essere chiusi: come è accaduto ieri con Visibilia Editore, anch'essa imputata nel processo per truffa, che ha chiesto di uscire di scena con una sanzione poco più che simbolica, 23mila euro di multa. La Procura ha già fornito il suo consenso, la decisione del giudice anche su questo punto si conoscerà il 23 ottobre ma la difesa Visibilia è ottimista. Alla restituzione all'Inps dei circa 126mila euro versati ai giornalisti in cassa integrazione sta provvedendo nel frattempo l'amministratore di Visibilia Editore nominato dal tribunale. A breve l'amministrazione giudiziaria dovrebbe peraltro essere revocata, essendo stata data via libera all'aumento di capitale che consentirà alla Santanchè attraverso Athena Editrice (che ieri ha stanziato i fondi necessari) di tornare al timone delle sue aziende.
Sul tavolo della giustizia milanese resterà in ogni caso, non essendoci dubbi sulla competenza territoriale, il procedimento per falso in bilancio.
Anche qui la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio della Santanchè, di Kunz e di altri sedici indagati, l'udienza preliminare è in corso. Ma se tutto dovesse ridursi a questo, il ministro avrebbe buon gioco a fronteggiare le richieste di dimissioni avanzate dalle opposizioni.