Daniil Medvedev: “Io, Zverev e Tsitsipas non siamo migliori amici ...

14 giorni ago
Daniil Medvedev

Da Berlino, il nostro inviato

“L’ambiente della Laver Cup mi piace, è l’unica settimana dell’anno in cui non dobbiamo preoccuparci dei punti e di chi vince“. Queste le parole di Daniil Medvedev nella conferenza di presentazione dell’edizione 2024 della Laver Cup. Parole che sono state però preludio di un esordio decisamente meno felice del previsto. Nonostante una buona partenza data da un ottimo primo set, infatti, il russo è stato sconfitto al super tie-break del terzo da un ispirato Frances Tiafoe.

“La partita è stata difficile“, ammette il russo, “non ho giocato molto bene. A volte esci dal match e non capisci bene cosa succede. Ho cercato varie soluzioni, di cambiare ritmo, ma Frances ha semplicemente giocato meglio, quindi non ho molti rimpianti. Tutti i miei compagni in qualche modo cercano di aiutare sui piccoli dettagli, ognuno di loro mi dice qualcosa. Ma alla fine non credo che si tratti tanto di tattica, anche perché io ho giocato meglio nel primo, lui ha giocato meglio nel secondo. Poi nel match tie-break ha saputo fare la differenza su un paio di punti. Gli ho detto che dovrebbe giocare così ogni partita“.

Una sconfitta che arriva comunque un po’ a sorpresa, se consideriamo che Daniil in carriera aveva perso solo un set nei confronti diretti con l’americano, risalente a quasi cinque anni fa. Tiafoe è però uno di quegli avversari che nelle giornate giuste possono essere molto pericolosi da affrontare, pur vivendo di alti e bassi. Anche perché, come Frances nello specifico, hanno una particolare caratteristica secondo il n.5 al mondo: “Frances è un giocatore che alterna alti e bassi. Gli alti però, come nel secondo set, sono davvero alti. Se però gli rimani attaccato, verranno fuori anche i bassi e inizierà a concedere qualcosa. Quello che conta è restare nella partita. Era perché invece di un terzo set era un tie-break? Non saprei, lui ha comunque giocato molto bene allo US Open e Cincinnati. Mi piace affrontarlo“.

Il tie-break al terzo set non è però la sola unicità della Laver Cup: altra caratteristica tipica è l’unione di giocatori abituati a competere 365 giorni l’anno dalla stessa parte. Anche se in passato ci sono stati dei dissapori, come nel caso di Medvedev con Alexander Zverev e Stefanos Tsitsipas: “Fare squadra con loro non penso che sia così difficile, perché di sicuro, quando giochiamo o a volte in conferenza stampa possiamo dire alcune cose. E non siamo migliori amici, questo è certo, ma penso che tutti abbiamo rispetto l’uno per l’altro. Siamo qui, ci supportiamo a vicenda al 100% e onestamente, almeno per me, è un cambiamento facile. Penso che con i social qualsiasi cosa che facciamo, ma accade in realtà in tutti gli sport, venga esasperata. Cosa è successo tra me, Sasha e Stefanos? Abbiamo giocato alcune partite, a volte abbiamo litigato, e a volte qualcuno ha detto qualcosa in conferenza stampa. Dopo un mese già non lo ricordiamo, per quanto siamo ancora rivali. Ma le persone tendono ad esagerarlo, come se ci odiassimo. In realtà ci rispettiamo. Qui penso che ci sosteniamo a vicenda come mai prima d’ora, ed è una sensazione divertente“.

Anche perché, come dopo spiega parlando di cosa conti nella scelta di un coach, capirsi, intendersi, può fare molta più differenza di qualsivoglia indicazione tattica: “Non è facile cosa cerco, ad esempio in un nuovo allenatore, perché lavoro con Gilles da cinque, sei anni, a tempo pieno, e lo conosco da dieci. Mi piace lavorare con lui. Quello che cerco è capirsi a vicenda, perché puoi sicuramente cambiare molti allenatori e forse alcuni di loro ti porteranno anche cose nuove, che poi funzioneranno. Ma non sono una persona che vuole cambiare continuamente e cercare qualcosa di nuovo. Quindi cerco di tenere una certa costanza. Adesso ho aggiunto Gilles Simon per cercare di imparare qualcosa di nuovo“. Come un antidoto anti-Sinner, chissà. Nel frattempo possiamo essere abbastanza certi che Medvedev giocherebbe la Laver Cup anche ogni settimana se potesse.

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