Daria Bignardi: Come scegliamo gli amici?

10 Apr 2024
Daria Bignardi

Questo articolo è pubblicato sul numero 16 di Vanity Fair in edicola fino al 16 aprile 2024.

Lo scrittore trentenne Nicola H. Cosentino ha raccontato su Lucy. Sulla cultura che la sua fidanzata ha scaricato un’app di incontri per farsi nuove amiche. L’app si chiama Hey! VINA, esiste da otto anni ed è, da slogan ufficiale, «Tinder delle amiche». Pare ci sia molta richiesta perché, soprattutto tra i trenta e i cinquanta anni, troppo impegnati da lavoro e famiglia, farsi nuovi amici sarebbe difficilissimo. In special modo, per chi si è trasferito dal luogo in cui ha fatto le scuole a un altro, il tema dell’amicizia «da adulti» è motivo di frustrazioni e mancanze. Cosentino cita un video in cui Michela Murgia diceva: «Gli amici che ti fai dai sedici ai vent’anni hanno una specialità che nella vita sarà poi irripetibile. Avrai altre amicizie, anche molto qualificate, ma qualcuno che ti fosse testimone quando potevi ancora essere tutto… Quello non si ripete». E un post in cui invece Teresa Ciabatti scriveva: «A vent’anni ero furiosa, smodata, cercavo di diventare amica di tutti illusa che l’attenzione di molti mi mettesse al riparo (dalla solitudine, dalla tristezza). Poi ho iniziato a scegliere le persone giuste per me. E allora non è arrivata la calma, è arrivato il divertimento. Ci vuole tempo per scegliere le amiche».

Cosentino si chiede chi abbia ragione tra le due. Anch’io ho sofferto di solitudine per almeno un ventennio, impegnata a sopravvivere al troppo lavoro unito ai carichi familiari. Poi, miracolosamente, i figli sono cresciuti, il lavoro si è assestato, e mi sono sentita di nuovo ragazza: curiosa e aperta ai nuovi incontri, soggetta ai colpi di fulmine. Negli ultimi anni ho guadagnato almeno cinque nuovi grandi amici. Però ricordo che ai tempi del primo lockdown avevo sentito la profonda esigenza di riunirmi, almeno virtualmente, agli amici vecchissimi, non so perché. Così come ho imparato che nelle crisi peggiori spesso aiuti di più «chi passa di lì in quel momento piuttosto che non un familiare o un amico intimo». Credo che avessero ragione sia Murgia sia Ciabatti, e che nell’amicizia, non in amore e in guerra, tutto sia lecito.

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