David Gilmour, debutto al Circo Massimo fra passato e presente ...

10 ore ago
David Gilmour

diSandra Cesarale

A Roma prima mondiale del nuovo tour: sei date nella Capitale biglietti esauriti. In scaletta le canzoni di «Luck and Strange» e  brani dei Pink Floyd 

Sono passati otto anni dall’ultima volta che David Gilmour ha fatto un tour, mettendo piede anche al Circo Massimo. E sembra che niente sia cambiato: ieri come oggi il palco è gigantesco e spartano, con i fondali neri illuminati da un maxischermo tondo che ricorda i tempi andati dei Pink Floyd; solo posti a sedere nell’antica arena dei gladiatori (15 mila spettatori ogni sera, biglietti esauriti per tutti i sei concerti romani, gli unici nell’Europa continentale). Ma è solo apparenza.

L’uomo schivo, l’autore e musicista riservato che imbracciando la chitarra ha contribuito a rendere immortali i Pink Floyd, è tornato. A nove anni da Rattle That Lock, Gilmour ha pubblicato a inizio mese Luck and Strange che farà ascoltare dal vivo nel nuovo tour, partito in prima mondiale ieri dal Circo Massimo. Dopo Roma (ieri sera c’erano anche Sabrina Ferilli e Phil Palmer) sarà la volta di Londra, Los Angeles e New York.

Fine dei giochi? Forse, come ha ammesso lo stesso settantottenne guitar hero che però si è subito smentito, annunciando di avere già del nuovo materiale meritevole di essere ascoltato. Intanto i 15 mila si godono la ritrovata creatività di Gilmour, un lampo malinconico sul tempo che passa, su vecchiaia e morte, sul Covid ma anche sulla famiglia. E infatti sul palco, con la sua arpa, c’è Romany, terzogenita di David e della moglie Polly Samson che da trent’anni collabora con il marito alla scrittura dei testi. La 22enne, come nel nuovo album del padre, canta in una manciata di brani fra cui «Between Two Points», cover di un pezzo dei Montgolfier Brothers.

L’apertura della serata è per le strumentali «5 A.M.» e «Black Cat» dove, per scaldare l’atmosfera, Gilmour produce i primi memorabili assoli. Spazio poi alla traccia che dà il titolo al nuovo album — nata da una jam session del 2007, dove c’era Rick Wright alle tastiere (che morirà un anno dopo le registrazioni) — blues con inserti rock.

Ma per Gilmour la musica non è soltanto un affare di famiglia. Quindi con sé porta una band solida, dominata dal basso di Guy Pratt e dalla batteria di Adam Betts che accendono i groove e dalle tastiere di Greg Phillinganes. Saluta il pubblico in italiano: «Buonasera». Poi presenta uno per uno tutti i componenti della band e alla fine, ironico: «Dimentico qualcuno? Ah sì mia figlia Romany».

Tra fasci di luce e lame laser, sonorità complesse e frammenti psichedelici incombe il fantasma dei Pink Floyd. Ma qui le atmosfere sono più raccolte, tutto il contrario dell’ex sodale e più concettuale Roger Waters. E se la voce di Gilmour si è fatta più incerta, la maestria tecnica è indiscutibile. I virtuosismi con anima e cuore di David trascinano il pubblico durante le quasi tre ore di concerto (con un intervallo). Una ventina i brani in scaletta che attingono inevitabilmente al nuovo album, ma anche ai dischi della band britannica orfana di Waters («A Momentary Lapse of Reason», «The Division Bell»). Si va indietro fino agli irripetibili anni Settanta con «Breathe» e «Time» — durante la quale scorre il cartoon con gli iconici orologi floydiani — da «The Dark Side of The Moon». Dal glorioso repertorio arrivano anche «Wish You Were Here» (che fu scritto per Syd Barrett) e «Fat Old Sun» con lo schermo tondo che si illumina di arancione, giallo, rosso. Un sole incandescente che sembra non voler tramontare mai su Gilmour. E alla fine, tutto il pubblico in piedi, sotto il palco, per ascoltare l'unico bis della serata «Comfortably Numb».

28 settembre 2024 ( modifica il 28 settembre 2024 | 02:03)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Leggi di più
Notizie simili
Le news più popolari della settimana