I 50 anni di Alessandro Del Piero, che si racconta a "Buffa Talks": "Il ...
Nel giorno in cui Torino abbraccerà il derby della Mole alle 20:45, i tifosi della Juventus, ma ne siamo certi anche tutti gli appassionati di calcio di ogni generazione, rivolgeranno un pensiero ai 50 anni di Alessandro Del Piero. Oggi, sabato 9 novembre, compie gli anni uno dei più grandi giocatori italiani di tutti i tempi, capace di legare indissolubilmente il proprio nome a quello della storia della Vecchia Signora: 19 stagioni (dal 1993 al 2012) con quei colori addosso, 705 presenze, 290 reti, 18 trofei, gli anni del dominio in Serie A, il purgatorio della Serie Cadetta. E poi...quella corsa irresistibile nella semifinale del Mondiale 2006 per poi fulminare Lehmann e sollevare al cielo la Coppa del Mondo. Del Piero è storia del nostro calcio e non può essere altrimenti per uno che il 5 novembre 2008, dopo aver segnato una doppietta, vide il pubblico del Bernabeu alzarsi in piedi per applaudirlo e per dedicargli un tributo da brividi, o per chi ancora oggi viene identificato con quel tiro a giro partendo da sinistra definito "Il tiro alla Del Piero".
Alessandro Del Piero è stato ospite di una puntata di "Federico Buffa Talks" e il nativo di Conegliano ha ripercorso, chiaramente, anche alcuni momenti chiave della sua vita in bianconero.
UN LEGAME UNICO e il futuro
"Il legame che ho con la Juve rimane bello e autentico com'era all'epoca. Avere la gente che esulta, non solo quando segni, ma anche quando fai una scivolata o rincorri un pallone, è incredibile e impagabile. Per questo credo che una persona, o più di una persona, che abbia partecipato alla storia del club debba esserci e debba ricoprire mansioni nell'entourage di questa società. Il legame con la Juve non lo sporcherò mai con niente anche se dovessi ricoprire un ruolo in questa società nel prossimo futuro".
IL 2006, DAL MONDIALE ALLA SERIE B
"La retrocessione in Serie B è stata un momento drammatico per la Juve e ricordo ancora quanto odio ci fosse nei nostri confronti, eravamo visti come i capri espiatori che dovevano penare sul campo. Un mese e mezzo prima di giocare in Serie B ero a Berlino a sollevare la Coppa del Mondo, ma ero anche consapevole che essere lì fosse una mia scelta. Non posso dimenticare come per tutte le squadre che affrontavamo fosse la partita della vita, quella con la Juve. Per noi quell'anno fu un momento di grande ricostruzione e dove superammo difficoltà, all'apparenza insormontabili, come il -17 di penalizzazione".
IL RINNOVO DEL CONTRATTO IN BIANCO NEL 2011
"Nel 2011 decisi di firmare il rinnovo del contratto in bianco per una serie di motivi: quell'azione nacque dopo alcuni mesi difficili perché la squadra andava male e si parlava tanto del mio contratto principalmente per i dettagli economici. Io l'avevo già detto che le cifre non fossero un problema ma evidentemente si voleva mettermi in cattiva luce. Così decisi di annunciare pubblicamente che avrei firmato in bianco. Quella scelta, poi, nacque in verità nel 2006 dopo la retrocessione in Serie B. Lì iniziò un percorso che ci portò nel baratro ma che io non volevo e potevo accettare. Volevo lasciare la Juve vincente come l'avevo trovata nel 1993".
IL RAPPORTO CON ZIDANE
"Zizou l'ho vissuto da compagno e purtroppo anche da avversario. C'è sempre stata una totale sinergia tra noi, non servivano nè parole nè sguardi: bastava pensare alla giocata e, anche se lui era alle tue spalle, sapevi esattamente che si sarebbe fatto trovare proprio nel posto in cui tu avevi pensato di mettergli la palla. Credo proprio che Zizou sia diventato Zidane alla Juve poi, certo, al Real Madrid ha vinto la Champions League però il bianconero l'ha formato e cresciuto sotto moltissimi aspetti".
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