The Substance recensione del film con Demi Moore al Festival di ...
Meryl Streep e Goldie Hawn c’avevano provato in La morte ti fa bella: inseguire l’eterna giovinezza per rimanere ancorati ad una società che non accetta l’invecchiamento, e preferisce vederci sempre belli e perfetti. Zemeckis allora costruì una commedia universale, ma sempre all’interno di alcuni canoni brillanti, meno invasivi.
Ora però Coralie Fargeat, la regista del sanguinoso Revenge (con Matilda Lutz), ci trascina oltre i limiti, nella pellicola indubbiamente più scioccante, grottesca e divertente del Festival di Cannes 2024 (11 minuti di applausi), The Substance, dove concorre alla Palma d’Oro. Un body horror 2.0, diventerà di culto nel suo genere, visionario e femminista, estremo e stordente, in cui raccontare di bellezza, ego smisurato, di protocolli invasivi, di trasformazione e deformazioni (stile David Cronenberg-Videodrome o La cosa di John Carpenter, il recente punk Titane), da sopportare e combattere, per rimanere sull’onda del successo e farsi accettare (?) da chi ha smesso di desiderarci e di vederci com’era una volta.
Demi Moore, arrivata ieri sulla Croisette, gioca la carta dell’ennesima svolta artistica in uno dei suoi suoli maggiormente ambiziosi, inediti e coraggiosi accettati. Qui interpreta infatti una star del fitness televisivo, Elizabeth Sparkle, una sorta di Jane Fonda d’altri tempi, protagonista di un programma seguitissimo, “Pump It Up”, in cui tramite l’aerobica, miete seguaci e appassionati. Ma la sua stella (la vediamo all’inizio essere posizionata nella famosa Walk of Fame tra le celebrità) sembra però destinata ad eclissarsi. Serve infatti un ricambio allo show, lei non è più (vista l’età) in linea con le aspettative del viscido produttore (Dennis Quaid). Game over.
Ogni certezza sembra crollare, in vista di un allontanamento catodico, a cui non può lei stessa rinunciare, poiché (l’immagine) è la forza che ne alimenta la sopravvivenza quotidiana. In maniera anonima, si ritrova in tasca un numero di telefono per contattare un numero, a cui, in un momento di disperazione, risponde una voce (non vedremo mai il volto) a capo di un’organizzazione che può fornirle comunque una speranza. Cosa fare? Accettare un programma protocollare, The Substance, e le sue relativi istruzioni, per potenziare e migliorare il proprio corpo tramite una serie di passaggi e attrezzature, aghi, siringhe, liquidi fosforescenti, prodotti alimentari indecifrabili. Tutto per ritrovare un nuovo sé, senza però abbandonare il vecchio.