La relazione semestrale sulle mafie della Dia: "Aumentano ...

18 Giu 2024
Dia

"Aumentano i casi di intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, sia consiglieri comunali sia sindaci".  A dirlo il direttore della DIA, Michele Carbone, a margine della presentazione della relazione sull'attività svolta nel primo semestre 2023. "Questo soprattutto dove non arriva la corruzione - aggiunge -. Ci sono episodi di collusione negli apparati poltico-amministivi come dimostra la lunga serie di consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose. Dove i tanti pubblici amministrazioni  si oppongono a queste infiltrazioni sono oggetto di danni e minacce affinché si pieghino a queste organizzazioni.

Meno violenza e più affari

Le organizzazioni criminali, da tempo impegnate ad adattarsi ai cambiamenti socio-economici e ad infiltrarsi nell’economia legale, hanno inoltre “implementato le capacità relazionali sostituendo l’uso della violenza, sempre più residuale ma mai ripudiato, con strategie di silenziosa infiltrazione e con azioni corruttive”. Nella relazione è scritto che oggi “le mafie preferiscono rivolgere le proprie attenzioni ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando degli ingenti capitali accumulati con le attività illecite”.

Il dato più preoccupante: l'aumento dei sequestri di armi

“Il dato più preoccupante è quello che riguarda l'aumento di sequestrati delle armi. Un dato che si riflette su tutta l'Unione europea”, così precisa Carbone. "Si sta registrando aumento delle armi nella disponibilità delle organizzazioni mafiose - ha aggiunto -.  Bisogna mantenere la guardia alta per evitare che le organizzazioni alzino il tiro di conflittualità con le istituzioni. In alcune aree la presenza delle armi serve sempre a ricordare che le mafie non cambiano pelle e all'occorrenza sono in grado di usare queste armi".

La Dia ha spiegato anche sono "Le richieste di avvio istruttoria antimafia PNRR sono state 11.890 a livello nazionale e 8 si sono concluse con esito positivo, ovverosia con l'adozione di provvedimenti interdittivi antimafia"

I numeri

Sono oltre 29 milioni di beni sequestrati e quasi 130 milioni di beni confiscati. In particolare, ammonta a 29.130.500 euro il valore dei beni sequestrati nell’attività preventiva e a 542.343 euro nella repressiva. Confiscati beni per 120.620.101 euro con l’attività preventiva e per un valore di 8.230.00 con la repressiva

Nel dettaglio, oltre 4 milioni di beni sono stati sequestrati alla criminalità organizzata calabrese, circa due milioni a quella siciliana e 2,6 milioni alla criminalità organizzata campana. Quanto alle confische il valore dei beni sequestrati alla criminalità siciliana sfiora i 100 milioni. Tredici le attività investigative concluse dalla Dia nello stesso periodo e 63 i provvedimenti restrittivi. Allo stato - si legge nella relazione - sono in corso 295 attività di polizia giudiziaria, di cui 77 operazioni denominate (13 avviate d’iniziativa e 64 su delega) e 218 indagini relative ad accertamenti investigativi connessi a procedimenti penali.

La droga è ancora il business più redditizio

"Il narcotraffico rappresenta tuttora il business criminale più redditizio, ancora la spina dorsale di tutte le mafie", ha precisato Carbone. "Secondo i dati di un recente rapporto della multinazionale Usa Nasdaq il narcotraffico è di gran lunga il crimine che contribuisce in maniera preponderante nei flussi finanziari illeciti globali - ha spiegato il generale Carbone - nel riciclaggio di denaro sporco, parliamo di 780 miliardi di dollari su un valore di affari mondiale criminale di 3mila be 100 miliardi di dollari, possiamo paragonare questa cifra a quello che sarà il debito pubblico italiano secondo una stima per il 2025".

A Roma mafia albanese e Casamonica in affari

"Su Roma la criminalità mafiosa albanese ha stretto rapporti con la malavita organizzata romana, in primis i Casamonica, non solo per il traffico di droga ma anche per le attività di riciclaggio". Per Mario Conio, capo del centro operativo di Roma della Dia "gli albanesi, da un punto di vista di impatto criminale, sono gli eredi dei Casamonica. Hanno lo stesso imprinting, in cui la violenza è il modo in cui si esprimono sul territorio".  Quantoalla 'Ndrangheta "ha un ruolo importante" nella capitale.    

Senza Messina Denaro “evidenti ripercussioni”

"E' sicuramente riferimento tra le mafie tradizionali - afferma Conio -. Bisogna considerare che storicamente Roma è anche legata alla camorra dove il ruolo di Senese nel tempo è stato centrale nelle dinamiche criminali".

L'assenza di Matteo Messina Denaro, arrestato a Palermo il 16 gennaio 2023 e morto il successivo 25 settembre a L'Aquila, nel carcere di massima sicurezza, "genererà ripercussioni nel panorama mafioso siciliano e con particolare riferimento nella provincia di Trapani". Si legge nella relazione riportando le dichiarazioni del procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, in audizione in Commissione Antimafia, il 13 luglio 2023. 

Il boss di Castelvetrano è stato il capo della provincia di Trapani, sia dal punto di vista materiale sia dal punto di vista formale, "e sulla provincia di Palermo e su tutta cosa nostra ha svolto una funzione carismatica, nel senso che essendo l'ultimo stragista libero e il soggetto in qualche misura anche mitizzato il cui ruolo è cresciuto in forza della sua importanza anche a mano a mano che gli altri venivano catturati, è chiaro che alcune decisioni che riguardavano vicende importanti dell'organizzazione mafiosa hanno ottenuto il suo consenso o quantomeno il suo non dissenso". 

La criminalità potentina 'riconosciuta' dalla 'ndrangheta

La criminalità "dell'entroterra potentino, per quanto soggetta ad una primigenia influenza della camorra campana, ha ottenuto nel tempo il riconoscimento criminale della 'ndrangheta, operante nel settore degli stupefacenti, delle estorsioni, delle rapine e dell'usura", spiega la relazione della Dia. Il 7 marzo 2022, a Potenza, l'allora ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, inaugurò una sezione operativa della Dia.  

La Basilicata "è caratterizzata - è specificato nella relazione - da un territorio che presenta due macroaree: l'entroterra potentino, caratterizzato da realtà urbane meno sviluppate demograficamente ed economicamente e l'area costiera materana, al confine con Puglia e Calabria, a forte vocazione agricola e turistica. L'evoluzione del fenomeno mafioso si sostanzia in maniera differente tra le province di Potenza e di Matera. L'area costiera della provincia di Matera ha subito nel tempo l'influenza criminale dei gruppi tarantini che, lungo la fascia ionica, hanno costituito un asse criminale con gruppi autoctonie i clan calabresi. Gli interessi criminali prevalenti in questa fascia sono quelli del traffico di stupefacenti, anche con la partecipazione di sodalizi albanesi, delle estorsioni e del riciclaggio soprattutto nelle attività commerciali del settore turistico-alberghiero". 

La 'ndrangheta in Liguria

In Liguria "la criminalità mafiosa calabrese risulta strutturata attraverso i locali di Genova, Lavagna e Ventimiglia, ravvisando nella "Liguria" una macro-area criminale sottoposta al controllo delle cosche calabresi ivi insediate". È quanto emerge dalla relazione del primo semestre2023 della Direzione investigativa antimafia ligure. "Recentemente, inoltre, si è avuta contezza giudiziaria anche di un ulteriore rilevante insediamento operativo a Bordighera".   

In merito alla presenza di gruppi di altra matrice criminale, continuano gli investigatori, "si segnala la presenza di singole proiezioni extraregionali di camorra e mafia siciliana, quantunque non organizzate in sodalizi strutturati". Tutte le province liguri sono caratterizzate dalla presenza "di sodalizi criminali stranieri, spesso costituiti da extra comunitari irregolari di origine africana, sudamericana o dell'est Europa, operanti per lo più nel settore del traffico e dello spaccio di stupefacenti. Talune recenti attività antidroga, tra l'altro, hanno dato testimonianza di sinergie operative tra la criminalità organizzata albanese con soggetti riconducibili alla 'ndrangheta e alla criminalità autoctona". 

Per quanto riguarda Genova una delle attività più recenti, che corrobora le ipotesi investigative, è l'arresto del super latitante Pasquale Bonavota. A lui era stato riconosciuto "il ruolo di promotore, capo ed organizzatore della cosca Bonavota, con la responsabilità di assumere le decisioni più importanti nell'interesse del sodalizio anche fuori dalla Regione di origine".

Barletta-Andria-Trani, clan storici ed emergenti: spaccio, estorsioni e sequestri lampo

Un contesto criminale "eterogeneo" caratterizzato dalla "coesistenza di clan storici ed  emergenti, animati da forte ambizione di potere, che subiscono le influenze esterne dei grandi sodalizi foggiani e baresi che conservano forti interessi nell'area". Così la Dia definisce la criminalità organizzata in provincia di Barletta-Andria-Trani. Una criminalità che è riuscita a crescere anche a livello economico grazie "alle proficue sinergie con i gruppi di altre province nella gestione di specifiche attività illecite" che sono connesse "ai reati predatori, alle estorsioni, all'usura, alla contraffazione, al contrabbando, allo spaccio e al traffico di stupefacenti, nonché al riciclaggio di capitali illeciti, autoriciclaggio, reimpiego di proventi illeciti e intestazione fittizia di beni".   

Seppur in diminuzione rispetto al passato, nella relazione della Dia si spiega che "gli assalti ai portavalori e le rapine agli autotrasportatori rappresentano attività altamente remunerative in termini economici e di affermazione e autoesaltazione criminale" assieme ai "sequestri lampo ai danni di imprenditori e facoltosi professionisti" eredità degli anni Novanta. 

Non mancano reati che colpiscono il "settore agricolo" che permettono ai sodalizi criminali non solo di "esercitare il controllo del territorio e di reperire liquidità" ma anche di "agevolare la crescita criminale delle giovani leve". I reati perpetrati ai danni del settore primario fanno "pensare a una criminalità che aspira a un controllo capillare del territorio con l'imposizione di servizi di protezione, ma che non disdegna di mirare all'acquisizione di aziende del settore, particolarmente appetibili ai fini delle attività di riciclaggio e per gli introiti derivanti dai finanziamenti pubblici". Nei primi sei mesi dell'anno scorso non sono mancati "incendi dolosi e danneggiamenti ai danni di esercizi commerciali e aziende oltre che atti intimidatori nei confronti di amministratori locali" mentre "il traffico di stupefacenti costituisce ancora la principale fonte di approvvigionamento economica il cui volume non accenna a subire nel tempo contrazioni", con Andria che "continua a rappresentare uno strategico crocevia per lo smistamento sul territorio nazionale di ingenti quantitativi di droga".

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