Morto Donald Sutherland, la star di «MASH» e «Hunger Games ...

12 giorni ago

diValerio Cappelli

Donald Sutherland - Figure 1
Foto Corriere della Sera

Addio all’attore, girò oltre 130 film: dal mitico «Casanova» di Fellinialla saga «Hunger Games». Fu il sadico Attila di «Novecento»

È morto Donald Sutherland, il camaleonte del cinema. Aveva 88 anni. Se n’è andato a Miami, l’annuncio è stato dato dal figlio Kiefer. Ci hanno lasciato quegli enormi occhi azzurri ironici, a volte severi o ambigui, che sullo schermo erano ancora più grandi e sembravano schizzare dalle orbite. Una carriera anomala, una faccia enigmatica, sembrava più comprimario che primattore. Quando nel 2018 gli hanno dato l’Oscar alla carriera, ha commentato: «Non mi sentivo in scadenza, ma a 82 anni il tempo cominciava a scarseggiare».

Da Casanova alla saga di Hunger Games, recitava senza strafare. Canadese classe 1935, ha recitato in oltre 130 film. Il suo secondo lungometraggio, nel 1964, è un horror italiano, Il castello dei morti viventi. Aveva un’aria da battitore libero. Arrivò al successo per caso, in Quella sporca dozzina dove fu ingaggiato per una sola battuta, poi si impose una sostituzione e un tizio della produzione MGM gli disse: «Ehi tu con le orecchie grosse, vieni avanti, la parte è tua».

Nel 1976 ha girato per due grandi registi italiani, Fellini e Bertolucci. Ne parlava con humour. Fellini? Per Casanova, Donald era stato scelto perché a Federico con quei grandi occhi ricordava un onanista. E poi aggiunse: «È stato un rapporto bellissimo, le prime settimane sono state imbarazzanti, le più complicate della mia vita. Poi abbiamo passato undici mesi di idillio. Mi dava le pagine da memorizzare subito prima di girare le scene. Federico si sedeva sulle mie ginocchia per dirigere gli altri attori». In auto insieme, sul sedile posteriore Fellini si accorse che Donald aveva un sacco di libri su Casanova. Il regista aprì il finestrino e li buttò. Cosa fai? "Questo non è un film su Casanova. È un film su di me"», gli rispose.

Poi l’incontro con Bernardo Bertolucci. Donald è l’orco Attila in Novecento, in divisa nera, scuro come il Ventennio: «Avevamo idee diverse sul personaggio, per due settimane girammo due versioni di ogni scena, poi mi arresi e seguii le sue indicazioni. Per la sequenza in cui uccido il gatto usarono un animale finto, riempito di sangue». Paolo Virzì per Ella & John con Helen Mirren gli chiese di raccontare una stagione della vita in cui si può ancora cercare il piacere, malgrado tutto, la malattia terminale. Quei grandi attori, un assolo per due, nel film fecero il loro ultimo viaggio, a bordo di un camper.

Al Festival di Zurigo alcuni anni fa ha praticamente fatto la sua autobiografia. Animal House? «Mia moglie fece promettere a John Landis che non avrebbe incluso la scena in cui mostro il sedere, una mia gag per far ridere la troupe. Invece poi…». Ci sono stati i gran rifiuti: Un tranquillo weekend di paura e Cane di paglia, ma all’epoca Sutherland pensava che non ci dovesse essere violenza al cinema. Quando gli si obiettò che aveva accettato Attila di Bertolucci, rispose in italiano: «È verooo! Attila è un mostro».

Amava il cinema al punto che i suoi cinque figli hanno nomi legati ai registi con cui ha lavorato. Uno si chiama Robert. E Redford lo volle in Gente comune. La scena in cui dice a Mary Tyler Moore che non la ama più la girò piangendo. Donald non era convinto di quelle lacrime. Mesi dopo Redford lo richiamò: «Hai ragione». La rigirarono, le battute le leggeva Robert fuori campo.

Robert Altman non lo voleva per M.A.S.H. E Donald raccontò: «La prima proiezione a New York fu un successo fenomenale e il marketing non era stato un granché. Non esisteva Internet, non esisteva quella cosa che usa l’altro Donald, Trump, come si chiama? Ah, sì, la menzogna». Di recente gli avevano chiesto se gli facesse paura la morte. «Per tutta la vita sono stato malato: poliomelite, febbre reumatica, epatite, scarlattina, meningite. Sul set de I guerrieri di Clint Eastwood sono perfino stato in coma e il corpo mi ha abbandonato per alcuni secondi. Si aprì una grande porta bianca. Mi sentivo dentro un’ostrica. Non ero mai stato meglio».

20 giugno 2024 ( modifica il 20 giugno 2024 | 22:15)

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