Drupi: "A Parigi Iglesias girava nudo in hotel. Mahmood? Quando ...

15 Mar 2024
Drupi

“I miei capelli? Non li taglio da quando ho 10 anni. A Parigi Iglesias girava nudo in hotel. Mahmood? Quando canta non si capisce un’acca”. A parlare sulle pagine del Corriere della Sera è Drupi, pseudonimo di Giampiero Anelli, cantautore italiano. L’artista ricorda la gioventù quando, di giorno, lavorava nei cantieri come idraulico e la sera si esibiva come musicista: “Col primo gruppo ci chiamavano Le Calamite, imitavamo i Beatles, stessi capelli a caschetto. Li asciugavo a testa in giù e li schiacciavo col cappello. Eravamo bravi, ci sapevamo fare con le voci. Suonavamo al pub Demetrio di Pavia, nel pubblico — me lo ha raccontato lei — c’era una Maria De Filippi ragazzina”.

E poi il primo Sanremo, nel 1973, con “Vado via”. Arrivò ultimo. Ci rise su?

“Per niente, ci restai malissimo. La canzone era stata scritta per Mia Martini, io avevo inciso soltanto un provino per sentire come veniva. Poi Mimì decise di rinunciare al Festival […] Era un’amica, non mi ha mai spiegato perché. Rimase un buco. ‘Mandiamoci lui’, insistette Lucio Salvini, il mio discografico. Quando alla Ricordi videro la classifica finale ci fecero un mazzo tanto. Ma poi sei mesi dopo ho avuto la mia rivincita: 9 milioni di dischi venduti, è stata cantata in 26 versioni, pure dagli Abba”..

Poi volò a Parigi, arrivando in tv, alloggiando in un hotel dove c’erano altri grandi artisti e nei corridoi capitava di fare incontri particolare. 

“Julio Iglesias girava nudo con indosso solo l’accappatoio e ogni volta che incrociava qualche vecchia americana lo apriva di scatto gridando ‘Ole!’. Io ero con lui e mi vergognavo come un cane”.

A chi gli sottolinea che non va molto in televisione, Drupi risponde:

“Una mia scelta, ho detto di no tante volte, alla fine non ti chiamano più. Vado se c’è da suonare e da parlare di musica. All’Isola dei Famosi prenderei tanti pesci ma perderei la mia dignità per sempre, tutto il giorno in mutandoni a raccontarsi stronzate, giusto se mi pagassero 3 milioni”.

Poi racconta di non avere amici tra i colleghi: “I miei sono i pescatori di Pavia, quelli del bar, che poi se ti va bene di amici veri ne trovi tre nella vita”. E in tema amoroso, la «piccola e fragile» della canzone è sua moglie, a cui è legato da 51 anni. “Era una mia corista. Che poi fragile proprio no, ha il suo bel caratterino. Come resistiamo? Se tratti l’altro come te stesso, se lo ascolti, non è difficile”, racconta.

E rispetto ai giovani artisti, chi gli piace? 

“Mah. Gabbani. Lazza, Annalisa, Mahmood? Prodotti ben fatti, però musicalmente non mi dicono nulla. Mahmood è bravo, ma della sua canzone a Sanremo non si capiva un’acca. Ho pensato: ‘Che audio del menga’. L’ho scaricata e sono rimasto come prima. Le canzoni di Annalisa sono quattro accordi in croce che non mi emozionano. Massimo rispetto, eh. Le ballate di Vasco Rossi invece ti toccano il cuore. I testi di Gino Paoli: semplici, chiari”.

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