Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F, la recensione del quarto film ...

3 giorni ago
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03/07/2024 recensione film Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F di Marco Tedesco

Eddie Murphy - Figure 1
Foto IlCineocchio.it
Dopo 30 anni di silenzio, la star riprende il ruolo che gli ha dato la fama per un legacy sequel prevedibilmente fiacco

Il primo capitolo di Beverly Hills Cop compie quest’anno 40 anni, ed è difficile non concordare quanto sia elettrico ancora oggi quel film, che fondamentalmente scriveva le regole del buddy cop movie a venire, mescolando abilmente azione e commedia. Riuscì persino a farsi portatore – forse accidentalmente – di una satira nei confronti delle cosiddette forze dell’ordine ‘da manuale’.

Soprattutto, però, era interpretato da un Eddie Murphy di 23 anni in stato di grazia, già uno degli interpreti più incandescenti che il cinema hollywoodiano avesse mai scovato: il risultato finale sarebbe stato ben diverso con un protagonista bianco. Il successo di critica e pubblico fu prontamente enorme e un sequel arrivò a stretto giro nel 1987, diretto da un Tony Scott ancora affamato di gloria, dopo i fasti di Top Gun.

A quel punto, Eddie Murphy era diventato un autentico fenomeno e una star popolarissima, e Beverly Hills Cop II è – contemporaneamente – un epico tributo al suo ego che un action incredibilmente furbo e definitivamente anni ’80, nonostante – a ben guardare – non sia in realtà nulla di fenomenale (anche se è monumentalmente divertente e pure un ovvio ‘presagio’ dei mali di Bad Boys II …).

Meno si parla del terzo film di John Landis (uscito nel 1994) e meglio è, ma – per essere chiari – questo capitolo ha sostanzialmente ucciso il franchise per i tre decenni successivi.

Ok, la lezione di storia è finita. Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F (Beverly Hills Cop: Axel F) ritrascina il 63enne Eddie Murphy nella saga che ha giocato il ruolo più importante per la sua fama, ed è un legacy sequel in ogni senso possibile della definizione.

Ritroviamo tutti gli attori ricorrenti sopravvissuti, facciamo i conti con un eroe invecchiato che deve affrontare nuove responsabilità, vengono riproposte gag e cammei tipici, le sequenze d’azione precedenti vengono rielaborate (o semplicemente ripetute) e vengono riciclati persino i minimi beat di tutte le colonne sonore sentite prima.

Eddie Murphy - Figure 2
Foto IlCineocchio.it

Molto di questo approccio ha funzionato in un prodotto come il recente Top Gun: Maverick (anch’esso una produzione di Jerry Bruckheimer), e si può percepire che Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F si sforzi verso la smodata (e francamente così sorprendente che potrebbe essere sui generis …) seriosità e attrazione nostalgica di quel titolo.

Non dovrebbe stupire che manchi ampiamente il bersaglio.

Ancora una volta, il detective della polizia di Detroit Axel Foley torna a Beverly Hills, per aiutare in un caso che coinvolge alcuni poliziotti corrotti che stanno dando la caccia alla figlia con cui ha ormai pochissimi rapporti (Taylour Paige), una avvocata penalista che rappresenta un presunto assassino di sbirri.

Il loro rapporto rimane teso anche se lei, a malincuore, gli permette di collaborare alle indagini, con l’aiuto di un nuovo personaggio, il detective Bobby Abbott (Joseph Gordon-Levitt). Ad ogni modo, non appena Kevin Bacon appare in scena nei panni dello spavaldo capo di una task force della narcotici, gli spettatori capiranno che il cattivo è arrivato. E non preoccupatevi, anche Rosewood (Judge Reinhold) e Taggart (John Ashton) fanno la loro comparsa.

Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F è una storia completamente prevedibile. Non è una cosa terribile di per sé, ma è la strada verso la mera svogliatezza creativa. Le sequenze d’azione sono dignitose (soprattutto quella finale, che coinvolge un elicottero rubato), anche se un po’ monotone – ci sono non meno di tre inseguimenti che coinvolgono un grosso camion rubato; un modo per sfruttare davvero quel richiamo! – anche se la violenza è adeguatamente grafica.

Il poco esperto regista Mark Molloy si produce in un lavoro competente da 160 milioni di dollari di budget e quasi 2 ore di durata, ma il tutto è ammantato da una fotografia televisiva troppo comune per i titoli Netflix.

Anche se il protagonista è stato disegnato ora per essere più vecchio, più saggio e in generale un ‘uomo migliore’, la saga si è sempre basata sulla sua totale sfiducia nei confronti di qualsiasi autorità, sia essa per un ricco politico o per il portiere di un hotel.

Certo, alcune delle trovate di Axel nei film precedenti erano politicamente scorrette e talmente assurde da rendere inconcepibile pensare che qualcuno potesse ‘ricascarci’ nel clima contemporaneo, e in effetti in Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F questi elementi vengono per lo più deliberatamente sgonfiati o ridimensionati per non sembrare così volgari e ‘retrogradi’.

Insomma, Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F è un altro sequel senza energia e che cammina sul filo del cringe, in cui i tentativi di Eddie Murphy di ammorbidire Axel Foley fanno un bel po’ a pugni coi fondamentali storici del franchise stesso. E ora avanti il prossimo.

Di seguito trovate il trailer italiano di Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F, nel catalogo di Netflix dal 3 luglio:

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