Scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori: al via la ...

9 Nov 2023
Emanuela Orlandi

diFabrizio Peronaci

Voto nell'aula di Palazzo Madama a stragrande maggioranza. La bicamerale indagherà sulla scomparsa delle 15enni Emanuela Orlandi e Mirella Gregori (1983). Una storia di spie e ricatti lunga 40 anni

Via libera alla commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Orlandi-Gregori: dopo molti rinvii, l'aula del Senato ha approvato in via definitiva a larghissima maggioranza il disegno di legge per l'istituzione della bicamerale. L'unanimità con la quale si era espressa la Camera lo scorso 23 marzo è stata sfiorata: tutti i senatori presenti favorevoli, un solo astenuto (Pierferdinando Casini) e un voto contrario (Roberto Menia, di Fratelli d'Italia). La convergenza della maggioranza sulla proposta presentata da M5S e Pd è stata quasi totale. Presto sarà dunque il Parlamento a occuparsi di due tra i più inquietanti misteri d'Italia, la scomparsa della quindicenne Emanuela Orlandi, avvenuta il 22 giugno 1983, e quella (meno nota, ma collegata fin dall'inizio) della coetanea Mirella Gregori, figlia di un barista romano, sparita un mese prima.  Un intrigo senza precedenti e mai risolto, nonostante due inchieste giudiziarie siano durate complessivamente oltre vent'anni, che ancora oggi, 4 decenni dopo, turba e divide l'opinione pubblica.

Il dibattito in aula

Il sì definitivo alla bicamerale è giunto alle 11.15 del 9 novembre, dopo un dibattito a tratti acceso. L'ex presidente della Camera Pierferdinando Casini, eletto nel Pd ma in dissenso sul tema, ha annunciato il suo voto di astensione, in quanto contrario all'idea del Parlamento di prendersi «competenze che non gli spettano, quando ci sono indagini giudiziarie in corso». Anche Maurizio Gasparri, di Forza Italia, pur senza votare contro, ha avuto toni critici: «La nuova commissione non deve diventare un teatrino mediatico, un'aggressione ai santi. Questo non lo tollereremo», ha detto, con riferimento alle polemiche di qualche mese fa che avevano chiamato in causa anche Giovanni Paolo II. Simona Malpezzi, del Pd, ha replicato: «Quello del senatore Gasparri è un grido d'allarme da respingere: la commissione dovrà partire senza verità in tasca o precostituite». Il collega di partito Dario Parrini ha aggiunto: «Abbiamo il dovere di garantire alle due famiglie coinvolte e al Paese intero che sarà svolto un lavoro tenace su vicende che per decenni sono state oggetto di interferenze gravi e depistaggi pesantissimi». Era stato il relatore del disegno di legge, Andrea De Priamo (Fratelli d'Italia), a delineare il perimetro d'azione della commissione. «Ci sono state le audizioni al Senato - aveva ricordato, riferendosi agli incontri con alte personalità organizzati a Palazzo Madama la scorsa primavera -: la Procura vaticana ha espresso perplessità, mentre quella italiana ha invitato le forze politiche a fare attenzione. Per questo eviteremo che ci siano strumentalizzazioni. Il nostro obiettivo sarà dare un contributo alla verità».

Presidenza alla maggioranza

La bicamerale, di certo, si troverà a fare i conti con un intrigo che dalla cronaca nera - la scomparsa di due ragazzine -  sconfina nella geopolitica: il doppio giallo di Emanuela e Mirella, infatti, in 40 anni ha chiamato in causa a più riprese servizi segreti, ambienti clericali e criminalità comune: l'insediamento dei 40 commissari (venti deputati e venti senatori) è atteso entro la fine dell'anno. I prossimi passi saranno la nomina dei 40, la formazione dell'ufficio di presidenza e l'elezione del presidente, che la maggioranza di centrodestra intende tenere per sé. Come analoghe bicamerali del passato (caso Moro, dossier Mitrokhin, ciclo dei rifiuti, scandalo Federconsorzi, solo per citarne alcune) l'organismo avrà pieni poteri inquirenti, forte di una dotazione annua di 50 mila euro l'anno. L'arco temporale coincide con la fine della legislatura: i lavori (basati su audizioni e ricerche documentali) dovranno quindi concludersi entro poco meno di 4 anni, un tempo sufficientemente congruo per fare luce su una delle trame più complesse di fine Novecento: la sparizione della figlia del messo pontificio e della coetanea Mirella, legata ad ambienti vaticani dalla frequentazione di un bar in via Nomentana del quale era cliente un alto esponente della Gendarmeria, fin da subito fu connessa all'attentato contro Giovanni Paolo II compiuto da Alì Agca due anni prima, in seguito alle richieste di "scambio" tra il turco e le quindicenni avanzate per mesi da mai identificate "entità".

I dubbi (superati) nel centrodestra

L'iter della legge approvata oggi è stato molto tormentato, dopo una partenza bruciante. Il testo presentato a inizio anno dal M5S e sin dall'inizio condiviso dal Pd era parso filare via senza intoppi, tanto che l'aula della Camera aveva dato il via libera all'unanimità lo scorso 23 marzo, con 243 "sì" su 243 presenti. A quel punto, il provvedimento era passato a Palazzo Madama, forte di un'intesa che pareva solidissima per giungere all'approvazione definitiva in tempi brevi. In aprile, però, un intoppo mediatico aveva complicato le cose: le esternazioni televisive di Pietro Orlandi sul fenomeno pedofilia in ambito ecclesiastico, con le quali il fratello della "ragazza con la fascetta" aveva chiamato direttamente in causa anche Karol Wojtyla, avevano suscitato accese polemiche e indotto più parti politiche a pigiare sul freno. Alcuni settori della maggioranza e del centro (tra gli altri Matteo Renzi) avevano sollecitato un rinvio del voto, richiesta subito accolta dal governo. Sulla vicenda era intervenuto anche papa Francesco, durante la preghiera dell'Angelus del 23 aprile, manifestando una certa irritazione, ma lo stesso pontefice due mesi dopo aveva voluto distendere gli animi, citando pubblicamente Emanuela Orlandi, in occasione del 40° anniversario del mancato ritorno a casa.

Un intrigo da Guerra Fredda

Adesso, dunque, tensioni rientrate. Per la prima volta toccherà alla politica chiarire meglio il contesto (la Guerra Fredda, l'ascesa al soglio del papa polacco, fiero avversario di Mosca, gli scandali finanziari dello Ior) e i possibili moventi del sequestro delle due ragazzine, finite al centro di un intrigo spionistico-criminale senza precedenti. L'enigma Orlandi-Gregori è tornato di attualità una quindicina d'anni fa, in seguito alle indagini sulla banda della Magliana nate dalle controverse dichiarazioni di Sabrina Minardi, l'ex amante del boss De Pedis, ucciso nel 1990 e sepolto nella basilica di Sant'Apollinare, con tanto di nulla osta dell'allora cardinale vicario, Ugo Poletti. 

L'uomo del flauto

Alcuni anni dopo, inoltre, si è fatto avanti il superteste Marco Accetti, a sua volta indagato per doppio sequestro di persona e occultamento dei cadaveri: secondo il fotografo romano reo confesso, che nel 2013 consegnò il flauto riconosciuto dalla famiglia come quello di Emanuela,  entrambe le ragazze furono allontanate da casa nell'ambito di un raffinato piano di ricatto contro Wojtyla, avente un doppio movente: la cacciata del capo dello Ior, monsignor Marcinkus, responsabile del dissesto della casse vaticane e del connesso crack dell'Ambrosiano, e l'attenuazione della politica anticomunista del papa polacco (qui l'incontro tra lo 007 Francesco Pazienza e un alto prelato). Un intrigo da spy story (qui i messaggi in codice del caso Orlandi), calato in una fase cruciale della storia mondiale recente, sulla quale, per l'appunto, è mancata finora un'indagine seria, autorevole e penetrante, come quella di una commissione parlamentare d'inchiesta che avrà la possibilità di acquisire documenti, interrogare testimoni, visionare atti secretati. Ora quel momento è arrivato.  Sperando sia la volta buona. ([email protected])

Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di Roma iscriviti gratis alla newsletter "I sette colli di Roma". Arriva ogni giorno nella tua casella di posta alle 7 del mattino. Basta cliccare qui.

9 novembre 2023 ( modifica il 9 novembre 2023 | 16:17)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Leggi di più
Notizie simili