Emma Marrone: «La morte di mio padre mi ha cambiata»

12 Ott 2023
Emma Marrone

La definizione lunga è: «La cosa migliore che avrei potuto realizzare nel periodo peggiore della mia vita». Quella breve: «Una resa». Il suo nuovo album ha un significato preciso per Emma Marrone, in arte solo Emma, che in queste nove canzoni che compongono Souvenir ha messo dentro tanto dei suoi ultimi anni, ma anche una nuova versione di sé, una voce più soft e con più elettronica. C'è dentro un pezzo dedicato al padre, scomparso lo scorso anno dopo una lucemia, c'è dentro la Emma classica che graffia ma anche un modo di cantare più trattenuto, c'è una collaborazione con l'amico Lazza, e anche una canzone-manifesto, Capelli corti.

Pantaloni larghi, camicia a quadri, scarpe da ginnastica, Emma non ha dubbi: «Se mi avessero chiesto, come in Barbie, di scegliere tra tacchi a spillo e Birkenstock, non avrei avuto dubbi: Birkenstock tutta la vita».

La copertina di Souvenir, il nuovo album di Emma. Il 10 novembre comincia il tour Souvenir in da club.

Perché Souvenir è una resa?
«Ho deciso di mettere giù l'elmetto e di levarmi la corazza, di non aver paura di fare le cose che voglio fare e di essere giudicata. Con questo disco ho ritrovato la voglia di fare questo mestiere».

Perché prima portava l'elmetto?
«Vivevo piena di pesi, io sono un po' pesante, diciamolo. Poi il vissuto del mio ultimo anno mi ha portato a vedere le cose da un altro punto di vista, ad affrontare la vita con un'ottica più ottimista».

Con chi era in guerra?
«Con me stessa. Sono sempre stata la mia peggior nemica».

Che cosa le dice questa nemica?
«Tante cose che mi portano a sentirmi a disagio, perché io non mi sono mai sentita all'altezza. Anche se da fuori non si direbbe: è che questo mestiere mi ha insegnato a dissimulare. Ma sentirmi sbagliata è stata una costante della mia vita».

C'è meno rabbia in questo album.
«Sì, è così. C'è più consapevolezza, più serenità, e quindi anche la voce è più leggera, più delicata, non è più strozzata in gola. Ho buttato fuori il peggio di me nel periodo peggiore e ho lasciato spazio alle cose migliori».

Come guarda oggi a quel periodo?
«La morte di mio padre è stata la mazzata finale dopo una vita non proprio serena, segnata dal cancro con cui ho combattuto per dieci anni. È stato durissimo, non solo perché è stata una morte prematura, ma perché vivere accanto a una persona con una patologia così violenta è difficile. Quando si è ammalato sono tornata in Puglia e ho vissuto con lui fino alla fine. Anche se negli unici due giorni in cui mi sono allontanata, lui se n'è andato. Però credo che questo sia stato anche un suo regalo per non farmi assistere alla sua fine».

A lui è dedicata anche una canzone dell'album, Intervallo. Chi era suo padre?
«Il mio super eroe, il mio miglior amico, un Peter Pan. Mi divertivo tantissimo con lui, uscivamo insieme, lui veniva ai miei concerti e alla fine lo trovavo sempre nei camerini con i musicisti a farsi i cicchetti di rum».

Era un musicista.
«Mi ha trasmesso la passione per la musica ed è stato il mio primo talent scout: mi ha scoperto che cantavo di nascosto nella mia cameretta. Da quando avevo 10 anni, ha cominciato a portarmi in giro a fare le serate, all'inizio facevo solo la corista, poi la solista».

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