Fed, tassi fermi. «L'inflazione non è vinta»

1 Feb 2024

La Federal Reserve, la banca centrale statunitense, ha lasciato i tassi di interesse invariati nella forchetta fra il 5,25% e il 5,50%, ai massimi dal 2001. Il costo del denaro è fermo da luglio, dopo una lunga serie di aumenti. L’atteso taglio non ci sarà fino a quando l’inflazione non si avvicinerà con più decisione al 2%: ora è al 3,4%, dopo aver toccato il picco del 9,1% a giugno 2022, sulla scia del caro energia nei primi mesi dell’invasione russa dell’Ucraina. «Sarà appropriato a un certo punto nel corso dell’anno» ridurre i tassi di interesse — ha poi aggiunto il presidente della Fed Jerome Powell durante la conferenza stampa — ma, se necessario, «siamo pronti a lasciare il costo del denaro» ai livelli attuali «più a lungo» del previsto. La Fed avrà bisogno di vedere «dati più favorevoli» per essere sicura che sia arrivato il momento di abbassare i tassi. «Abbiamo fiducia, ma ne vogliamo avere ancora di più», ha affermato, nel fatto che il raffreddamento dei dati sull’inflazione stia inviando «un segnale vero». E ancora: «Non stiamo dichiarando vittoria sull’inflazione nonostante i progressi incoraggianti» e «non ritengo che sia probabile un taglio a marzo».

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Foto Corriere della Sera

Il direttorio è diviso sulla tempistica con cui ridurre i tassi di interesse, sebbene alla riunione di questi due giorni nessuno abbia ancora proposto un calo. «Abbiamo un sano dibattito interno con diversi punti di vista», ha detto Powell. Contestualmente alla decisione sul costo del denaro la Fed ha comunicato che continuerà a «ridurre le sue partecipazioni in titoli del Tesoro, debito di agenzie e titoli garantiti da ipoteca di agenzie». I vertici della Fed ritengono che «i rischi legati al raggiungimento degli obiettivi in materia di occupazione e inflazione stiano arrivando a un migliore equilibrio», ma le prospettive economiche «sono incerte» e resta alta l’attenzione «ai rischi di inflazione», in un contesto di «attività economica che cresce a una velocità sostenuta». Wall Street, che probabilmente si aspettava un atteggiamento più aperto sull’allentamento monetario, ha reagito con un deciso calo degli indici (Dow Jones -0,82% , Nasdaq -2,23% , S&P 500 -1,61%) . Giovedì decide sui tassi la Bank of England, a cui seguirà la Bce il 7 marzo.

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