Ti ricordi… Medford, dal Costa Rica mundial al Foggia, sempre col ...
di Cristiano Vella | 1 Novembre 2024
“Ho esordito a San Siro: io contro Gullit, Van Basten, Rijkard, mi emoziono ancora oggi pensandoci”. Parola di Hernan Evaristo Bryan Medford, attaccante costaricano, un mito nel suo paese, un’icona del calcio anni ’90 anche per la sua esperienza a Foggia, seppur breve. “Breve, sì, ma non posso dire affatto che quella di Foggia è stata una parentesi negativa” racconta Medford. “Anzi, porto con me il ricordo di gente speciale: mia moglie e io siamo stati trattati benissimo a Foggia, e in generale in tutto il Sud Italia. I tifosi del Foggia calorosissimi e passionali, e anche di Zeman ho un ottimo ricordo, anche se con lui si lavorava tantissimo. Ho imparato moltissimo dal mister e credo sia uno dei migliori che ho avuto”.
Un solo gol, al Brescia, in una giornata pessima per il Foggia che perde 4 a 1: l’unica rete è dell’attaccante centramericano su assist di Dan Petrescu: “Sì, ricordo benissimo quel gol: sotto il diluvio. È vero che è l’unico della mia esperienza in Italia, ma vuoi mettere per un costaricano, per un centramericano fare gol nella Serie A di quell’epoca che era il campionato migliore del mondo?”. Peraltro quel gol è anche il numero 200 nella prima Zemanlandia foggiana: “Era un momento meraviglioso per il vostro calcio, e mi piaceva giocare in quella squadra giovane ma molto ben allenata da Zdenek Zeman. Ho giocato contro la Juventus e debuttato contro il Milan a San Siro come detto”.
Come ci arriva Medford a Foggia? Grazie al meraviglioso mondiale di Italia ’90 del Costa Rica: l’attaccante ha contribuito con un gol fondamentale a portare i Ticos in Italia, un suo gol nella fase a gironi contro la Svezia invece consegnerà la qualificazione agli ottavi. “Una grande esperienza, ero giovane e già potevo giocare contro Brasile, Svezia, Scozia. Ricordi indimenticabili, eravamo una sorta di squadra simpatia, ma nessuno al mondo pensava che la mia Costa Rica potesse qualificarsi agli ottavi in quel mondiali. E invece eravamo compatti tatticamente e con un ottima tenuta fisica: due vittorie su tre partite e qualificazione agli ottavi grazie al mio gol. Quelle prestazioni mi valsero la chiamata della Dinamo Zagabria: lì giocavo con Davor Suker, Zvone Boban e poi nel Rapid Vienna con Herzog e Hugo Maradona, poi nel Rayo Vallecano dove vincemmo il campionato, facendo promuovere la squadra in massima serie”.
Dietro quel Costa Rica si staglia nitida una delle figure più affascinanti del calcio di quegli anni, Bora Milutinovic: “Ho detto che Zeman è stato uno dei migliori – racconta Medford – ma il migliore allenatore in assoluto è stato sicuramente Bora Milutinovic. Un signore vero, che sapeva di calcio e che era avanti anni luce rispetto all’epoca in cui allenava: fu lui a fare la differenza per la Costa Rica in quel Mondiale del ’90, fu grazie a lui se andammo avanti”. E oggi? È una leggenda Medford nella sua nazione: “Nel 2003 ho iniziato a allenare, e da allora ho continuato per vent’anni con grandissime soddisfazioni: sono stato quattro volte campione in Costa Rica, campione in Honduras, campione in Guatemala, ho avuto l’onore di guidare il Saprissa al Mondiale per Club, arrivando terzo. Nel 2005 sono stato eletto diciottesimo miglior allenatore del mondo, terzo in America, migliore del Concacaf. Oggi continuo ad allenare in Costa Rica, lo Sporting Fc, e spero di continuare ad allenare ancora per tanti anni. Sono felice: col Costa Rica ho giocato in un Mondiale e fatto gol, da costaricano ho giocato nel miglior campionato del mondo e fatto gol, e poi ho giocato in Europa, e ho avuto soddisfazioni anche da allenatore. Va bene”. E in un attivissimo profilo social, infatti, per Hernan Medford c’è una costante: il sorriso.
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