Gianna Nannini sul palco ricorda il tilt cerebrale dell'83: «Sono ...
di Andrea Laffranchi, nostro inviato a Monaco
La rocker in tour fra Germania e Svizzera. Dal 12 dicembre le date in Italia
Gianna Nannini è un pezzo del made in Italy da esportazione. «Credo che ai tedeschi sia piaciuta subito la mia voce: mi hanno scoperto qui prima che in Italia. I tedeschi fanno con l’italiano come noi con l’inglese: apprendono emotivamente il senso della canzone e ogni tanto seguono col labiale qualche parola. Ma per fortuna non usano il telefonino e hanno le mani libere per applaudire». La rocker è nei camerini delll’Olympia Halle di Monaco, palazzetto da 15mila posti che ospita una delle tappe del «Sei nell’anima tour», una serie di show fra Germania e Svizzera che arriverà in Italia con sette date a dicembre e poi si rimetterà on the road la prossima estate ,in giro per i festival .
Due ore di spettacolo, una scaletta che fa delle scelte senza sbrodolare ma senza dimenticare nessuna delle hit e che ha la sorpresa finale di «Un’estate italiana», un brano che, soprattutto in Italia, Gianna propone raramente. «È un concerto di dinamica, si suona tutto dal vivo, senza basi e clic. Mi sento proprio dentro a una band, suonando insieme si è creato un ottimo feeling, mi sento come su un cavallo che galoppa, seguo l’onda e surfo senza strafare».
Ogni sera è come se Gianna nascesse sul palco. «Io razzista, io fascista, stupratore di bambine, spia tiranno comunista…»: la sua voce fuori campo apre lo spettacolo recitando un estratto da «Ottava vita». Il ritmo delle parole e delle immagini in bianco e nero è ansiogeno. L’atmosfera cambia all’improvviso, arriva «una mano che mi prende… respirare nuovamente».
E qui parte «1983», brano dall’ultimo album che rievoca quando un «tilt cerebrale», così lo definì presentando la scorsa primavera disco e film-docu, attraversò la sua vita come un fulmine. «Sono nata nel 1983. Non rinata, nata: perché prima sono morta. Quando canto quella canzone, sul palco vivo un momento di trance. Con questo progetto ho voluto raccontare cose che erano pesanti da tenere dentro. Il recitato si riferisce a cose brutte che accadevano all’epoca, non a me ma a tutti, e al percorso per superarle e diventare tutti meravigliose creature». A quel momento difficile lega anche un omaggio a Janis Joplin. «Claudio Fabi, il produttore che mi ha scoperta, mi disse che gli ricordavo Janis Joplin. Io non la conoscevo e quando mi documentai sulla sua storia mi misi in testa che l’avrei vendicata».
Combattiva, piena di energia, completo in pelle da biker per lo show, triathlon e pilates come allenamento quotidiano, due recenti fratture (allo sterno e al perone), Gianna se ne sta lontana dalla nuova scena musicale. «Non la seguo molto. In questo momento preferisco classica, flamenco e canti inuit. Fra i nuovi, però, mi piace Anna. Il rap/trap ha ridato forza alla parola, ma sulla parte musicale mi sembra che ci sia ancora molto da fare, pigiano un bottone e non suonano nessuno strumento». Le logiche dei feat, le collaborazioni per allargare la fan base, non la convincono: «Sono per l’abolizione dei duetti, anche se ne ho fatto qualcuno. Mi sembra che oggi siano diventati mercificazione dei follower. Me ne chiedono spesso e soprattutto in un periodo come questo in cui ci si avvicina a Sanremo mi continuano ad arrivare richieste via messaggio sul cellulare... ma dico no».
Un «sì» l’ha detto, ma come autrice: «Ho scritto una canzone per Irene Grandi, ma non so ancora che destino avrà, non so nemmeno se l’ha proposta per il Festival». E poi c’è un ritorno di fiamma. «Sto scrivendo un sacco per portare finalmente a compimento il progetto su Pia de’ Tolomei. Sono andata oltre “Colpo di fulmine” la canzone che con Giò Di Tonno e Lola Ponce vinse Sanremo nel 2008. Era tutto rimasto in sospeso dopo la morte di David Zard (suo manager e promoter ndr), ma lo faremo. È un work in progress che conto di finire nel corso del prossimo anno. mantenendo la matrice dell’ottava rima, sarà un’opera radical folk».
30 novembre 2024
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