Giorgia Meloni e i provvedimenti nel partito dopo l'inchiesta di ...

4 giorni ago
Giorgia Meloni

diVirginia Piccolillo

L'ira della premier, che attacca anche la sinistra. Il fastidio per l’immagine «guastata» durante le trattative in Europa

ROMA - Ora basta. Con la lettera al partito Giorgia Meloni vuole tracciare una riga. Non oltrepassabile. Una sferzata cui tutti dovranno adeguarsi. E così in un partito scosso, dopo le immagini di Fanpage, è tornata la voglia di rialzare la testa. Come dice lei: «Piedi a terra, testa alta e sguardo rivolto avanti». Liberandosi di chi «fa perdere tempo». Ecco perché si sono riaccesi i fari sui provvedimenti disciplinari in arrivo. Ieri si era diffusa una voce che fosse addirittura questione di ore. Ma se c’è chi vorrebbe un’accelerazione, ci sono questioni tecniche che la rendono difficile. 

La decisione non viene presa dal vertice del partito ma dall’organismo dei probiviri che, come è accaduto per il precedente video di Fanpage, seguono una procedura con garanzie di difesa per gli accusati che necessita di più giorni. E se dalle immagini potrebbero emergere nuovi militanti a rischio sanzione, da via della Scrofa si insiste nel rimarcare la difficoltà di sanzionare chi non è un dirigente e non ha incarichi nel partito o addirittura, come Elisa Segnini, che si è dimessa dalla segreteria di Ylenja Lucaselli, non è nemmeno iscritta a FdI. Diverso il caso di Flaminia Pace, che guidava il circolo Pinciano, captata a irridere la deputata FdI Ester Mieli, perché ebrea. È proprio sull’antisemitismo e sul razzismo che l’ira di Giorgia Meloni è diventata esplosiva. Ed è dopo la seconda puntata dell’inchiesta di Fanpage che ha deciso di prendere provvedimenti. 

Perché, per la premier, c’è una linea invalicabile: l’antisemitismo e il razzismo, ci ha tenuto a ricordare ai suoi, non hanno «casa» in FdI. Nemmeno se pronunciati come battuta. Nemmeno «in privato». Eccola la parola chiave, dopo il suo primo sfogo davanti alle telecamere, quando, pur censurando l’accaduto, aveva chiesto conto dell’inchiesta «da regime» dell’infiltrata in Gioventù nazionale: «Quindi da oggi si può fare?». Su questo fronte potrebbero arrivare novità già domani. Il collegio del Garante della Privacy dedicherà l’udienza ufficiale proprio al caso Fanpage. Sono stati visionati i servizi e individuati alcuni profili dell’inchiesta — filtra dall’Authority — che impattano con le norme sulla privacy. Nel suo lavoro di inchiesta la giornalista ha avuto le notizie, si fa notare, «con l’inganno», fingendosi una militante e ha utilizzato registrazioni, anche di minorenni, compiute con la telecamera nascosta e diffuso chat private. Se ne discuterà domani. Ma l’offensiva della leader di FdI e del suo partito, per scrollarsi di dosso il caso, non finisce qui. Troppa la rabbia che ha accumulato in questi giorni, mentre era in Europa a intessere alleanze a destra per contrastare l’isolamento nella partita delle nomine, e qui invece l’immagine di leader di una destra moderna e allargata, «da patrioti», veniva guastata da quelle immagini dove si gridava «Sieg Heil». Ma Meloni ne ha anche per chi ha cavalcato la polemica. E qui lo sguardo fiammeggiante lo rivolge alla sinistra. Nella lettera la premier lo dice: «La nostra linea è da sempre molto chiara. Nel 2019 abbiamo aderito con totale convinzione alla risoluzione del Parlamento europeo con la quale si condannavano senza esitazione tutte le dittature del ‘900 (nazismo, comunismo e fascismo). 

Passaggio doveroso per superare l’odio che ha attraversato l’Europa e guardare al futuro». Uno «spartiacque» tra chi ha deciso di lasciarsi alle spalle il passato e «chi invece vive di nostalgie e di rancore», ha sottolineato. Quindi la stilettata alla sinistra, e ai 5 Stelle, sulla differenza con «altri partiti» che hanno vissuto questo passaggio «con accesi dibattiti interni e hanno visto alcuni dei loro esponenti astenersi». Contraddizioni che FdI intende evidenziare anche sull’antisemitismo. Alla richiesta di Liliana Segre di acquisire i filmati di Fanpage nella commissione contro le discriminazioni FdI ha aderito ma, per voce di Lucio Malan, ha chiesto di «indagare su tutte le sue forme senza reticenze e omertà».

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3 luglio 2024

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