Giorgia Meloni scrive ai dirigenti del partito: «Dentro FdI non c'è ...

3 Lug 2024
Giorgia Meloni

diPaola Di Caro

La presidente del Consiglio: «Abbiamo fatto i conti con il ventennio fascista, fuori chi non ha capito»

«Non ho e non abbiamo tempo da perdere con chi vuole farci tornare indietro, o con chi ci trasforma in una macchietta» e «chi non è in grado di capirlo, chi non ha compreso questo percorso, chi non è in condizione di tenere il passo, non può far parte di Fratelli d’Italia». È il passaggio più chiaro e più forte della lunga lettera che Giorgia Meloni ha deciso di scrivere (e rendere pubblica) ai dirigenti del suo partito.

 Dopo le furiose polemiche e le imbarazzanti immagini dell’inchiesta di Fanpage sugli atteggiamenti e le parole neofasciste di una parte del movimento giovanile di FdI — alcuni esponenti potrebbero essere espulsi —, la presidente del Consiglio esce da quella che era sembrata una reprimenda sì, ma molto filtrata dalle accuse a chi «specula» sull’inchiesta o ai metodi con cui è stata fatta (una giornalista si è infiltrata nel movimento e ha ripreso una serie di discorsi, eventi, slogan). E lo fa pur rivendicando il diritto di essere «di destra» e di dirsi «patrioti», ma per guardare «al futuro, non al passato».

«Come moltissimi di voi sono arrabbiata e rattristata per la rappresentazione di noi che è stata data dai comportamenti di alcuni giovani del nostro movimento ripresi in privato», scrive la premier. E subito arriva il chiarimento: «L’ho detto decine di volte, ma se serve lo ripeto: non c’è spazio, in FdI, per posizioni razziste o antisemite, come non c’è spazio per i nostalgici dei totalitarismi del 900, o per qualsiasi manifestazione di stupido folklore». I partiti di destra «hanno fatto i conti con il passato e con il ventennio fascista già diversi decenni fa», e tanto più non hanno senso nostalgie e atti di rievocazione del Ventennio da parte di una forza che ha pochi anni di vita e per i giovani, ai quali al contrario dedica parole di grande apprezzamento.

Meloni ripercorre la storia del suo partito, rivendica di aver ridato fulgore alla parola «patrioti», ovvero al voler rappresentare tutta la comunità italiana, di aver conquistato molti e ambienti trasversali, sempre più ampi come dimostra il voto alle Europee. Proprio per questo, rimarca, «non c’è alcuno spazio tra le nostre fila per chi recita un copione macchiettistico utile solo al racconto che i nostri avversari vogliono fare di noi. Noi abbiamo fatto della trasparenza e della coerenza i nostri tratti caratteristici. Noi facciamo quello che diciamo e siamo quello che appariamo. Non c’è trucco e non c’è inganno. Chi crede che possa esistere una immagine pubblica di Fratelli d’Italia che non corrisponde ai suoi comportamenti privati, semplicemente, non ha capito cosa siamo, e dunque non è il benvenuto tra noi». 

Insomma «il nostro compito è troppo grande perché si possa consentire a chi non ne ha compreso la portata di rovinare tutto», a chi non capisce «quali sono le sfide della nostra epoca». Se non si tiene «il passo», si è fuori dal partito, è l’ordine ai suoi. Per tutti gli altri, il monito: «Servirà tanto lavoro, tanta dedizione, tanto sacrificio. Ma se sapremo essere all’altezza della sfida, vi prometto che la storia si ricorderà di noi». 

Parole che non bastano all’opposizione. «Meloni condanna tutto, tranne il fascismo», dice Angelo Bonelli di Avs, e Roberto Morassut per il Pd: «Meloni vada a Salò e rinneghi il fascismo».

2 luglio 2024

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