Nomine Ue, vertice in corso. Tusk: nessuna decisione sui top jobs ...
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La riunione tra i leader Ue. Prima dell’avvio dei lavori incontri tra delegazioni di Ppe, Pse e Liberali che costituiscono la cosiddetta maggioranza Ursuladi Nicola Barone
27 giugno 2024articolo aggiornato alle 22.43 di giovedì 27 giugno
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Una lunga notte di trattative attende i leader dei 27 al vertice sulle nomine Ue a Bruxelles. I negoziati condotti tra i tre maggiori gruppi del Consiglio europeo servono «solo a a facilitare il processo in questa sede» ma «la decisione spetta a Meloni e agli altri leader durante la riunione del Consiglio europeo. L’unica intenzione, e l’unico motivo per cui abbiamo preparato questa posizione comune, è quella di facilitare questo processo. E non c’è decisione senza il primo ministro Meloni». Così il premier polacco, Donald Tusk, arrivando al vertice.
«Da Meloni approccio costruttivo in Consiglio»
Mentre i leader erano impegnati nella discussione per definire le priorità dell’agenda strategica Ue per i prossimi cinque anni e avevano già discusso di Ucraina, fonti Ue sottolineano come Meloni abbia tenuto finora un «approccio costruttivo» durante i lavori del Consiglio europeo che si appresta a esaminare nella tarda serata il pacchetto nomine. I leader Ue, infatti, dopo aver trovato un accordo sull’Agenda strategica intorno alle 22, hanno poi iniziato la discussione sugli incarichi di vertice, i cosiddetti top jobs. Su questo tema il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, secondo le stesse fonti, cercherà di raccogliere il consenso dei 27. Ma se questo non fosse possibile, il pacchetto nomine potrebbe essere messo ai voti. L’intenzione, almeno finora, è di chiudere i lavori del vertice già questa sera.
«Non c’è ancora alcuna decisione sul voto dell’Italia» sui top jobs Ue, aveva precisato dal canto suo il vicepremier e ministro degli esteri Antonio Tajani, «le trattative devono ancora iniziare». Quella di Tajani sulle caselle è «una propensione favorevole senza alcuna apertura ai Verdi. Certamente io sono molto perplesso sulla durata dei cinque anni per il presidente del Consiglio europeo» in quota socialista». «Non c’è stato nessun errore perché non c’è stata nessuna trattativa» ha detto il vice premier e ministro degli Esteri parlando con i cronisti al termine del summit del Ppe. L’errore «è stato non interloquire prima» con l’Italia, ha aggiunto Tajani.
Salvini: sulle nomine Ue sembra un colpo di Stato
Sulla partita interviene Matteo Salvini: «Quello che sta accadendo» sulle nomine Ue «puzza di colpo di Stato». Il leader della Lega, parlando a Dritto e Rovescio su Rete4, ha detto: «Milioni di europei hanno votato» e «hanno chiesto di cambiare l’Europa. E che cosa ti ripropongono quelli che hanno perso? Le stesse facce: la von der Leyen, un socialista al Consiglio europeo, una indicata da Macron per la politica estera. Penso sia assolutamente irrispettoso, arrogante. Se preferiscono la poltrona al voto popolare assicuro, a nome della Lega e dell’Italia, che li marcheremo centimetro per centimetro. Non gliele faremo passare. Difenderemo il voto degli italiani».
La partita sulle nomine
All’incontro in corso a Bruxelles sono in discussione le nomine delle più alte cariche europee per i prossimi cinque anni. Sul tavolo dei leader la proposta messa a punto dai negoziatori di popolari, socialisti e liberali per affidare a Ursula von der Leyen - in quota Ppe - un secondo mandato alla guida della Commissione europea. La designazione di von der Leyen fa parte di un pacchetto che prevede anche la scelta del socialista ed ex premier portoghese Antonio Costa per la presidenza del Consiglio europeo e della premier liberale estone Kaja Kallas per la carica di alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza. L’accordo è fatto ma i 398 voti del patto tra Ppe, Pse e Liberali potrebbero non bastare alla prova dei franchi tiratori. Anche per questo, i Popolari vogliono ricucire con la premier italiana Meloni, leader dell’Ecr, che però potrebbe perdere il sostegno degli alleati polacchi del Pis pronti a lasciare per un nuovo gruppo al Parlamento di Strasburgo.