Giorgia e Arianna Meloni - Ansa
«Vogliono indagare Arianna Meloni": il titolo domina la prima pagina del Giornale. E l'allarme, firmato dal direttore Alessandro Sallusti, ipotizza che un asse fatto da quotidiani ostili, sinistra e pm militanti sta tramando contro la sorella della premier. Alla guida della segreteria politica di Fratelli d'Italia, Arianna potrebbe essere presto indagata - è l'sos del Giornale - per traffico di influenze sulle ultime nomine del governo. Provando così a minare la tenuta dell'esecutivo dal fianco più intimo. Dalla masseria pugliese dove le due sorelle sono in vacanza è Giorgia Meloni a intervenire facendo sentire tutta la sua ira. «Purtroppo reputo molto verosimile quanto scritto da Sallusti», dice la presidente del Consiglio, definendolo «gravissimo se fosse vero» e paragonandolo a «uno schema visto e rivisto soprattutto contro Silvio Berlusconi». Ossia «un sistema di potere che usa ogni metodo e ogni sotterfugio - spiega - pur di sconfiggere un nemico politico che vince nelle urne la competizione democratica». Quindi dopo aver «setacciato la vita mia e di ogni persona a me vicina, senza trovare nulla», la «peggior politica» è passata a «mosse squallide e disperate».
A parte la difesa di sangue, è la famiglia politica della dirigente di Fratelli d'Italia - dai capigruppo ai sottosegretari ai soldati semplici di partito - a fare quadrato. E dalla trincea, parte l'attacco: obiettivo del complotto - si scaldano i meloniani, a partire dal fedelissimo Giovanni Donzelli - è provare a fermare il governo e le sue riforme, oltre a «inquinare la democrazia». L'accusa di Donzelli, lanciata tutto d'un fiato in un video sui social, è che «una cospirazione di giornalisti, politici di sinistra e magistrati compiacenti» stia accerchiando Arianna con «un colpo basso e surreale», non essendo riusciti a colpire la premier. FdI quindi avverte: «Non passerete», rivolgendosi ai «mestatori di professione» non meglio specificati né indicati.
Eppure nell'editoriale di Sallusti qualche nome c'é. Di politici legati a Matteo Renzi. Il giornalista parte dall'insistenza «morbosa» e «oggettivamente sproporzionata» rivolta a Meloni senior con articoli e retroscena che puntano a dimostrarne - è il ragionamento - il ruolo di grande manovratrice delle partite statali più delicate. Fin qui la stampa. Poi la politica, con l'applicazione del "metodo Palamara", sostiene ancora Sallusti. Che cita le interrogazioni chieste dalle parlamentari di Italia viva, Raffaella Paita e Maria Elena Boschi, per vederci chiaro su un eventuale coinvolgimento della Sorella d'Italia su nomine Rai e di Ferrovie dello Stato. Arriva anche la replica di Renzi. «Le sorelle Meloni vedono i fantasmi?», è l'incipit del suo lunghissimo tweet, che continua sarcastico: «Vi immaginate? Io che organizzo complotti assieme ai giudici (io!) perché arrivi un avviso di garanzia!». Poi insinua: «O le sorelle Meloni sanno qualcosa che noi non sappiamo e che capiremo nei prossimi mesi oppure qualche panzerotto è andato di traverso: dentro FdI c'è troppo nervosismo». Ripete di essere garantista e «non giustizialista come quelli di FdI» e difende i suoi che, con le interrogazioni, hanno fatto quello che fa l'opposizione.
Ad alzare i toni, è anche un altro storico esponente di destra come Fabio Rampelli, oggi alla vicepresidenza della Camera. Che intravede uno stile mafioso nella macchina del fango contro Arianna, attivata da qualche Procura: «È un metodo più o meno in voga tra le cosche quando, impossibilitate a colpire i boss, i clan rivali fanno rappresaglie sui 'famigli», dice. Nel resto del centrodestra pro Arianna si schierano Andrea Crippa della Lega e Raffaele Nevi di Forza Italia: per il primo «lo scenario descritto preoccupa perché è verosimile; per il secondo «è il vecchio vizio della sinistra di infangare gli avversari politici».