Giorgio Montanini: «Il coma mi ha salvato dalla cocaina e dal crack ...

Giorgio Montanini coma

di Giovanna Maria Fagnani

Ospite al podcast «Tintoria», il comico ha raccontato a cuore aperto l'inizio della dipendenza dalle droghe pesanti e la lotta per uscirne

«La droga è subdola e potente e la cosa peggiore è la presunzione. Io ero il numero uno, talmente presuntuoso da pensare di essere il numero uno non solo della comicità, ma anche della droga, pensavo di gestirla come volevo. Non esiste la possibilità di gestire quella roba».  Il dolore per la perdita dei genitori, la droga e poi il coma e la rinascita. Ospite al podcast «Tintoria», l'attore Giorgio Montanini, uno dei più famosi e apprezzati comici italiani, si è raccontato a cuore aperto, spiegando come è riuscito a uscire dalla dipendenza, dopo aver rischiato di morire e dopo aver buttato mezzo milione di euro per comprare stupefacenti. 
La dipendenza è cominciata, ha spiegato, da un lungo periodo segnato da lutti.  «Circostanze attenuati, anche se non giustificanti - ha precisato - A partire dal 2014 ho perso mio padre, mia madre, mio fratello e il mio migliore amico (che si è suicidato) nel giro di quattro anni. Ho attenuato le sofferenze attraverso l'uso di sostanze stupefacenti. Mi facevo di cocaina e stavo bene. Io fumavo 400 euro di crack ogni giorno, negli anni ho buttato mezzo milione di euro». 
Ogni anno vengono fatte campagne di prevenzione, che, a suo parere, andrebbero riscritte. «Io se dovessi parlare di droga non direi come si fa oggi "ti fa male, ti uccide" - ha detto - Io direi che la droga è fantastica, ti anestetizza, non senti più il dolore della morte delle persone care. Però quella è la parte superficiale, ma poi c'è quella dell'erosione emotiva. Diventi un eremita emotivo, non riesci più a empatizzare con nessuno, ti svuoti. Io sono rimasto solo con mia moglie e mia figlia, per fortuna perché di lì a un mese potevo perdere anche loro». L'attore non aveva più rapporti con le sue agenti se non attraverso la compagna, non parlava più con suo fratello.
Quando cominci a farti, ha spiegato, «Inizia una guerra, che pensi di essere accerchiato, quotidianamente ti instilla questa sorta di demone. Qualsiasi  droga pesante sostituisce la tua personalità quotidianamente». Una sostituzione subdola, anche perché, ha raccontato, all'inizio non interferisce con il lavoro «Per molto tempo dai il meglio di te. Da tossicodipendente sono riuscito a fare 8 film come I predatori ed Enea con Pietro Castellito. E' che dopo non riesci più a capire quando la droga ha preso il sopravvento e lo prende sempre».
Finché arriva a toccare il fondo. «A un certo punto sono andato in coma, ho collassato. Un dramma ma per me è stata una fortuna: quel coma mi ha permesso di disintossicarmi, purificarmi e vivere come se fossi rinato10 anni fa - ha spiegato - In ospedale la madre superiora mi disse che ero vivo per miracolo. Sono entrato in condizioni pietose, pesavo 160 chili. Ne sono uscito con le analisi perfette e senza crisi d'astinenza. Su 100 pazienti, 99 non si risvegliano. Mi davano per morto. Stavano per farmi l'estrema unzione». Prima aveva un'assuefazione tale che, solo per alzarsi la mattina, doveva farsi di cocaina. Oggi, spiega «La droga non mi manca. Non so se è stato un miracolo come ha detto la suora, per chi crede può esserlo. Non so cosa sia successo in me, è come se c'è stata una presa di coscienza. Il vero cervello è il cuore della droga ormai non me ne frega più niente»

18 ottobre 2024 ( modifica il 18 ottobre 2024 | 20:10)

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